Si torna sul duro e Novak Djokovic riprende a vincere. Aveva vinto l’ultimo titolo a Miami, si prende Toronto lasciando cinque giochi a Gasquet. Il n. 1 di Federer è di nuovo in pericolo?
Novak Djokovic ha vinto 12 Masters 1000, uno in più di Pete Sampras
Di Riccardo Bisti – 13 agosto 2012
I più contenti, alla fine, erano due bambini supertifosi di Djokovic. Dopo il 6-3 6-2 rifilato a Richard Gasquet, il serbo li ha omaggiati con altrettante racchette. Per un bimbo non potrebbe esserci regalo più bello. E stavolta si è assicurato che gli omaggi arrivassero a destinazione, non come all’Australian Open quando la maglietta lanciata verso il pubblico divenne un caso di stato. La vittoria a Toronto è la risposta a un periodo di appannamento che gli era costato la leadership ATP. Dopo Miami, gli altri si erano spartiti i grandi titoli (Roland Garros a Nadal, Wimbledon a Federer, Olimpiadi a Murray) e lui era rimasto a bocca asciutta, tanto da allarmare la sua prima maestra, la mitica Jelena Gencic. “Novak ha qualche problema di cui non vuole parlare, sono preoccupata” ha detto qualche giorno fa la prima che ne intuì il talento. La risposta, da campione, è arrivata sul campo. In un torneo falcidiato dalla pioggia, è stato impeccabile dalla prima all’ultima palla e ha ceduto un set solo a uno strepitoso Tommy Haas nei quarti. Come i grandi campioni, ha espresso il suo miglior tennis nei momenti importanti. In semifinale ha schiacciato Tipsarevic, giocando un secondo set pressochè perfetto. Contro Gasquet, in finale, non è stato necessario. Il margine era troppo elevato. Il match è durato 61 minuti ma ha avuto senso solo nei primi game, quando Gasquet ha avuto due palle break nel gioco d’apertura. Ha tenuto fino al 3-3, poi c’è stato un terrificante parziale di 20 punti a 2 che ha tranciato in due la partita. Gasquet ha un talento eccezionale, ma finchè gioca metri dietro la linea di fondo non potrà mai dare fastidio a Djokovic. La grafica TV ha messo nero su bianco quel che si vedeva a occhio nudo: Djokovic giocava un metro, un metro e mezzo, più avanti. Aveva sempre in mano lo scambio e costringeva il francese a stancarsi. In più di un’occasione, Richard ha provato a tirarsi fuori dai guai con il rovescio, ma lo tirava da posizioni impossibili e finiva inevitamente per sbagliare.
Dopo aver incassato il parziale spacca-partita, Gasquet ha provato a rimettersi in sesto e sul 3-2 Djokovic ha avuto una preziosa palla break. Djokovic, con autorità, lo ha attaccato sul rovescio costringendolo a sbagliare. Alla fine gli errori gratuiti saranno 18 a fronte di 9 colpi vincenti. Ben diverso il bilancio di Djokovic: 17 winners e 12 errori. Un drittone in direzione anomala gli ha dato il 5-2, mettendo in cassaforte partita e torneo. Nole ha provato a chiudere in bellezza con una smorzata, non c’è riuscito, ma una risposta out gli ha consegnato il 31esimo titolo in carriera, il 12esimo Masters 1000. Non è un trofeo come gli altri: vincendo a Toronto, ha superato Pete Sampras nella classifica dei plurivincitori Masters 1000. Adesso è quarto alle spalle di Nadal, Federer e Agassi. L’americano, tre volte vincitore del Canadian Open (proprio come lui), è decisamente alla portata. Non tornerà numero 1, ma si è ripreso la fiducia. Era uscito con le ossa rotte dal torneo olimpico e aveva un gran bisogno di riprendersi. Lo ha fatto nel migliore dei modi, e pazienza se gli altri Fab Four non c’erano. Federer si è preso una settimana di pausa, Murray ha preferito non affaticarsi e Nadal è ancora a Manacor a curarsi. Gli assenti hanno sempre torto, così Nole difende il successo dell’anno scorso e resta a un tiro di schioppo da Federer. Se riesce a contenere il distacco tra Cincinnati e Us Open, sul finire di stagione avrà buone chance di tentare il controsorpasso.
“Complimenti a Gasquet, è uno dei più talentuosi del circuito – ha detto durante una premiazione suggellata dai fuochi d’artificio – spero che un giorno possa vincere questo torneo. E merita di stare tra i primi 10. Ringrazio anche il pubblico per essere accorso così numeroso nonostante la pioggia. Avete mostrato il vostro amore per il tennis”. A Toronto non c’era coach Marian Vajda ma lo sparring partner (ed ex discreto doppista) Dusan Vemic, che si è preso le inquadrature solitamente destinate a Vajda. Il risultato non è cambiato. Il cemento all’aperto è decisamente la sua miglior superficie. Gli è bastato tornare sul duro e vincere. O pensate che sia un caso che abbia vinto l’ultimo grande torneo sul cemento (Miami) e, dopo quattro mesi di terra ed erba, ha ripreso a vincere proprio qui? Ma è già tempo di Cincinnati, dove potrebbe affrontare Murray in semifinale e Federer in finale. In teoria, potrebbe scavalcare Federer e così essere testa di serie numero 1 allo Us Open, ma ai fini del tabellone conterebbe poco. Esordirà con il vincente di Seppi-Haase, mentre negli ottavi ci sarà il sopravvissuto di uno spot interessante con Dolgopolov, Davydenko, Fognini e Florian Mayer. La caccia di Nole è riaperta. Con tanti saluti a chi parlava di crisi.
MASTERS 1000 – I PLURIVINCITORI
Rafael Nadal – 21
Roger Federer – 20
Andre Agassi – 17
Novak Djokovic – 12
Pete Sampras – 11
Thomas Muster – 8
Andy Murray – 8
Michael Chang – 7
Andy Roddick – 5
Boris Becker – 5
Jim Courier – 5
Gustavo Kuerten – 5
Marat Safin – 5
Marcelo Rios – 5
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