L'INTERVISTA. A 28 anni si può ancora migliorare. Lo dimostra Andreas Seppi, lo spiega coach Massimo Sartori e lo conferma… Novak Djokovic. DI LORENZO CAZZANIGA
Andreas Seppi troverà Novak Djokovic al secondo turno del Masters 1000 di Monte Carlo
Di Lorenzo Cazzaniga – 17 aprile 2012
Molti appassionati si chiedono se un giocatore professionista, fatto e finito, possa migliorare dopo tanti anni di professionismo. Osservando il match di oggi a Monte Carlo di Andreas Seppi, 28 anni, si capisce non tanto che si può, ma soprattutto che si deve migliorare. Ce lo ha spiegato coach Massimo Sartori. E lo ha spiegato anche Novak Djokovic, so prossimo avversario.
A 28 anni Seppi pare stia giocando il suo miglior tennis di sempre: corretto?
“Verissimo. Ha migliorato diversi aspetti del suo gioco ma soprattutto il servizio. E ci siamo riusciti cambiando la preparazione atletica lo scorso inverno”.
Quali cambiamenti avete apportato?
“Abbiamo eliminato le macchine e lavorato sulla forza in altra maniera, con giubbetti pesanti e altri accessori. In compenso, grazie al nuovo preparatore atletico, un ragazzo croato che in passato ha lavorato tanto con Ivan Ljubicic, Andreas ha iniziato a lavorare maggiormente sulla mobilità articolare della spalla. Questo gli consente di trovare maggiori angoli con servizio perché riesce a salire più alto e soprattutto è più libero nella fase di caricamento. Seppi è piuttosto duro articolarmente e questo lavoro lo ha aiutato tanto”.
Insomma, meno quantità e più qualità.
“Esatto. E tutto ciò lo aiuterà anche ad allungare la carriera”.
Su quali altri aspetti del gioco state lavorando?
“Essere più aggressivo. Fare due, tre serve& volley a set e soprattutto entrare in campo a spingere quando serve. Poi c’è una questione legata agli spostamenti, in particolare quando deve rientrare da una corsa: sembra una spetto relativo, ma è piuttosto importante”.
Ora Djokovic.
“Ci siamo allenati con lui un paio di volte la scorsa settimana. E’ stato lo stesso Djokovic a dirmi: ‘Andreas gioca un gran tennis. Adesso serve forte, ha una delle migliori risposte del circuito e da fondo è solido con entrambi i colpi. Se impara meglio come gestire la partita, come mettere pressione all’avversario, come non lasciarlo giocare tranquillo, entra nei top 20’. Chiaramente è un match super difficile, ma entriamo in campo con la volontà di far bene e di continuare a crescere”.
Post correlati
Effetto Sinner
Tra tifosi, esperti e detrattori: tutti parlano di Jannik Sinner. Il numero uno al mondo riuscirà a conquistare la...