Nel 2010, TennisBest Magazine aveva nominato Grigor Dimitrov “Newcomer of the Year”. E lo aveva intervistato. Oggi sembra pronto al definitivo salto di qualità. 
Grigor Dimitrov affronterà Richard Gasquet in uno dei match-clou di giornata

TennisBest – 14 maggio 2013
(Tratto da TennisBest Magazine di dicembre 2010)

La Bulgaria non ha mai offerto fenomeni tennistici, se non uno dei "bidoni" più conclamati, quel Todor Enev, al top mondiale tra gli junior e mai divenuto un vero professionista
. Ben diverse sono le aspettative (e le prime conferme) di Grigor Dimitrov, cresciuto dal papà-coach Dimitar, svezzato alla Mouratoglou Academy e considerato il prossimo fenomeno del tennis mondiale. Con una sorprendente somiglianza stilistica con un certo Roger Federer.
 
Tutti ti indicano come il prossimo Roger Federer: quanta pressione mette addosso questa etichetta?
"Beh, ci sono etichette ben peggiori. A me piace la pressione perché se la gente si aspetta tanto da te, vuol dire che hai un potenziale notevole. Quindi, nessun problema".
 
Ma tu noti questa somiglianza tecnica con Federer?
"Oddio, lui è il più forte giocatore di sempre, io ancora devo entrare nei top 100, quindi non dovrei sbilanciarmi troppo! Però, stilisticamente, credo di ricordarlo nel rovescio, nel back, in certi movimenti. Ma devo ancora imparare tanto".
 
A Rotterdam 2009 hai tolto un set a Nadal: vuol dire che il livello tecnico è già vicino a quello dei top players?
"Tecnicamente non sono lontano, ma loro nei momenti decisivi sanno alzare il livello. Io adoro il bello stile nel gioco, ma bisogna anche avere l'istinto del killer".
 
Quali sono i tuoi obiettivi a breve termine?
"Nel 2011 voglio star bene fisicamente, migliorare e provare a entrare nei primi 20 giocatori del mondo. In carriera l'obiettivo è diventare il numero uno: ci credo davvero! E poi vincere gli Slam, Wimbledon su tutti".
 
Hai sempre avuto coach importanti: cosa ti hanno trasmesso?
"Mio padre mi ha iniziato al tennis e senza di lui non sarei mai diventato un professionista. Pato Alvarez mi ha dato le basi sui campi in terra e mi ha insegnato a sacrificarmi in campo. Peter Lundgren mi ha fatto crescere tra i pro; poi qualcosa non ha funzionato ma mi ha trasmesso gli stessi insegnamenti dati a Federer. E ora lavoro con Mark McNamara, sempre alla Mouratoglou Academy, un tipo tosto, che pretende tanto perché sa che è ciò che serve per arrivare al top".