Cambiare la dinamica di un colpo è molto rischioso, soprattutto tra i professionisti. Tuttavia, può capitare. I più giovani ricordano il dritto di Ernests Gulbis, che da colpo “tradizionale” è diventato simile al gesto di un surfista che cerca di restare in equilibrio. Altri non dimenticano il caso di Gilbert Schaller. L'austriaco si fermò addirittura un anno per sistemare il suo colpo. I risultati gli diedero ragione, portandolo addirittura tra i top-20. Grazie a un interessante articolo di Ravi Uhba, oggi emerge la storia di Adrian Mannarino, 26enne francese ormai piombato tra i top-30. Adrian ha avuto una mucchio di infortuni che non gli hanno impedito di trovare il suo miglior tennis nel 2015. Quattro anni fa, tuttavia, aveva già trovato i primi 50 ATP ma gli faceva male la mano sinistra. Ancora oggi, non sa spiegarsi da dove venisse quel dolore. “Provai a giocare un paio di tornei, ma per me era impossibile tenere la racchetta in mano. Non capivo, giocavo come sempre, ma mi faceva male. Speravo che il dolore scomparisse, invece restava”. Continuò a giocare, ma il dritto era diventato un problema via via sempre più grave. E perdeva tante partite, una dopo l'altra. “Inoltre il dritto è sempre stato il mio colpo più debole, quindi gli avversari me lo cercavano in continuazione. Inoltre sapevano dei miei problemi fisici. Ero contento di scendere in campo, ma non lo ero dopo le partite”.
QUATTRO MEDICI, TRE PARERI DIVERSI
La situazione si è complicata quando ha ricevuto una serie di consigli da quattro specialisti cui si era rivolto a Parigi. Le versioni non concordavano: due di loro consigliavano di operarsi, una chirurgia “esplorativa”. Ma non c'erano garanzie, anzi c'era il rischio di mettere fine alla propria carriera. Un altro gli aveva consigliato di indossare un guanto, come fanno i golfisti. L'ultimo gli aveva detto chiaro e tondo: “Lascia perdere, dimenticati il tennis”. “Per un medico non cambia niente se smetto di giocare, ma rischiava di cambiarmi la vita” racconta Mannarino. Senza una diagnosi certa, insomma, bisognava inventarsi qualcosa. Ed ecco l'idea: modificare la presa sul dritto. Insieme al suo coach di allora, Olivier Ramos, hanno deciso di provare. “E' stato un cambiamento enorme – racconta oggi – con la vecchia presa non era in grado di giocare bene. Allora mi sono preso tre mesi di pausa e ho cambiato completamente il modo di tenere la racchetta. Visti i risultati, non mi posso lamentare”. Se lo meritava, anche perchè in passato era stato martoriato dagli infortuni: prima un infortunio al ginocchio, poi i dolori all'anca che si sono risolti solo con diverse iniezioni. “La nuova impugnatura è perfetta per il mio gioco: non c'è motivo per cambiare di nuovo”.
CIAO CIAO PRODON
Sono arrivati i risultati, la classifica, le soddisfazioni e anche un po' di soldi. Adesso si è fatto male al polso destro e ha dovuto dare forfait al torneo dell'Estoril ma spera di giocare a Madrid, dove qualche tempo fa si era tolto la soddisfazione di rifilare un 6-0 a David Ferrer. Sulla terra, c'è riuscito soltanto Rafael Nadal. Nel frattempo si è separato dal coach Eric Prodon: il francese spera che la separazione non gli faccia perdere l'onda positiva che gli ha regalato la prima finale ATP ad Auckland, poi gli ottavi sia a Indian Wells che a Miami. “E' un bel momento della mia vita, spero di andare avanti così”. Prossimi obiettivi: essere testa di serie a Roland Garros e magari seminare qualche dubbio nella testa di Arnaud Clement, capitano francese di Coppa Davis, in vista del match contro la Gran Bretagna sull'erba del Queen's. Perchè fare un punto a Mannarino è impresa tutt'altro che semplice. E poi ha un dritto tutto nuovo.