Con Sinner fermo ai box, l’opportunità per gli avversari per rosicchiare punti e avvicinarsi alla vetta era enorme. Nessuno però è stato in grado di coglierla, anzi…

foto Ray Giubilo
Il numero 1 logora chi non ce l’ha. Proviamo ad adattare la frase più nota e citata di Giulio Andreotti per spiegare che cosa sta succedendo nel tennis mondiale dall’inizio della sospensione di tre mesi di Jannik Sinner.
Come è noto, la sconfitta contro Matteo Berrettini a Monte-Carlo ha cancellato la residua e tutta aritmetica speranza di Sascha Zverev di scavalcare Jannik prima di Roma; ma a sconcertare è la quantità di passi falsi e di occasioni mancate da tutto il plotone degli inseguitori. E’ come se la maglia gialla del Tour avesse appoggiato la bici a terra e si fosse messo a riposare, un filo d’erba in bocca, su un prato a mezza costa di un tappone pirenaico, mentre dietro di lui gli altri non facessero altro che cadere o ritirarsi. Impressionante, difficile da spiegare.
E’ mancato il punto di riferimento, la lepre – anzi, la volpe – da inseguire, ma la rottura prolungata di tutti i suoi principali rivali la dice lunga sulla differenza che c’è, dal punto di vista mentale, fra Jannik e tutti gli altri.
Djokovic ormai fa caso a sé. L’«orribile prestazione», come l’ha definita lui stesso, contro Tabilo a Monte-Carlo certo può essere un incidente di percorso, ma l’età rischia di trasformare scivoloni del genere in un crollo definitivo.
L’anagrafe invece non è una scusa per Sascha Zverev, che si è dichiarato incapace, lui per primo, di comprendere che cosa gli sta succedendo. Dopo l’Australia aveva a disposizione 4250 punti: ne ha raccolti 320, molto sotto il minimo sindacale.
Un discorso simile vale per per Carlos Alcaraz, che dopo la vittoria a Rotterdam ha collezionato sconfitte con Lehecka, Draper e Goffin. A Monte-Carlo è ancora in gara, ma anche nel Principato ha accusato alti e bassi sconcertanti. «L’assenza di Jannik mi ha buttato giù», ha confessato. «Di colpo tutti hanno pensato che senza di lui avrei vinto io tutti i tornei». Ansia da prestazione, calo di autostima. Carlos sta vivendo sicuramente un momento di transizione, il suo rapporto tecnico con Juan Carlos Ferrero è a rischio – e potrebbe arrivare una rottura simile a quella fra Sinner e Piatti… -, e non possiede la solidità mentale del suo rivale che – paradossalmente – potrebbe uscire rafforzato e migliorato dalla pausa e aumentare ancora il suo vantaggio sul resto del gruppo. Che comprende anche Rune, Medvedev e Rublev, altri tre possibili rivali che sembrano aver perso terreno e convinzione. Lo scopriremo a Roma, dove credo che Sinner oltre a raccogliere l’affetto del pubblico e l’attenzione di tutti, si preoccuperà soprattutto di cercare la forma giusta per Parigi.
Con la concorrenza vittima della sindrome di Stoccolma – o di quella del Soccombente, se preferite – è ovvio che Jannik, rafforzato nel fisico e con la mente sgombra dopo settimane impiegate anche per coltivare le sue passioni extra tennistiche, punti direttamente al Grande Slam. Il Roland Garros è forse la tappa per lui meno ‘comoda’, perché può imporre match lunghi e faticosi e Jan in passato ha dimostrato di faticare proprio nel recupero da un match all’altro. La strada è lunghissima, piena di tranelli e difficoltà. Ma se è vero che le battaglie bisogna vincerle prima ancora di scendere in campo, come raccomanda l’Arte della Guerra di Sun-tsu, Jannik in questi mesi ha dimostrato di essere un combattente invincibile.