Come è riuscito a raggiungere un simile traguardo?
Quest’anno ho giocato 35 partite, perdendone soltanto una, peraltro contro Anders Jarryd, semifinalista a Wimbledon ed ex numero 5 del mondo. Per il resto ho vinto sei tornei tra Austria, Italia, Francia, Finlandia, Germania, Croazia e Bolivia. Ho giocato principalmente eventi di Grado A e, di questi, ogni paese può ospitarne uno soltanto, quindi ho dovuto viaggiare per raccogliere i punti nei tornei più importanti.
Perché ha deciso di investire tempo e denaro per tentare la scalata?
Perché sono innamorato del tennis. Mi sono reso conto di potermela giocare con i migliori del mondo della mia età e mi sono convinto a provarci. Per un anno mi sono sacrificato, anche investendo quattrini, e sono riuscito a centrare l’obiettivo. Facendo un po’ di calcoli a fine stagione, mi sono reso conto che per scavalcare il greco Konstantinos Effraimoglu sarei dovuto andare fino in Bolivia, e così ho fatto. Sono partito per Santa Cruz de la Sierra e ho vinto piuttosto facilmente. È un mondo diverso rispetto ai tornei europei: l’ambiente, le palle, gli avversari, l’alimentazione, tutto è diverso. Ma è un rischio che alla fine ha pagato.
Qual è stata la sua carriera prima di diventare over?
Per quattro, cinque anni ho provato a fare il tennista professionista. Ho ho giocato al Foro Italico e raggiunto l’ultimo turno di qualificazioni a Roland Garros nel 1987. Sono arrivato al numero 341 del mondo. Ho smesso nel 1990, a 27 anni, poi ho cominciato a fare il maestro di circolo.
Oggi qual è il suo valore relazionato ad esempio alle classifiche nazionali?
Al momento nelle classifiche nazionali sono 2.8, ma fino a tre anni fa sono stato 2.6. La passione mi porta a giocare, ma gli acciacchi e l’età si fanno sentire: soffro di epicondilite e mi sono operato alla spalla. Per giocare mi imbottisco di antidolorifici. Fino ai 2.5 posso ancora giocarmela, almeno per un set. Abito in un paesino molto bello, ma purtroppo è difficile trovare qualcuno con cui misurarsi. A volte prendo la macchina e vado a Follonica o Grosseto e lì spesso riesco a trovare qualche giocatore di buon livello.
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Non a livello economico. Ogni anno il consiglio federale decide quali squadre ritiene adeguate a rappresentare l’Italia ai campionati a squadre e solo in questo caso ci viene pagata la trasferta con una cifra forfettaria che quasi mai basta a coprire le spese. Invece per l’attività individuale non è previsto alcun aiuto. Per diventare numero uno del mondo over 55 ho investito di tasca mia.
Oltre a essere numero uno del mondo over 55, di cosa si occupa nella vita quotidiana?
Quattro anni fa ho rilevato il Circolo Tennis Le Rocchette, un piccolo club vicino all’altro più grande di Castiglione della Pescaia; lavoriamo soprattutto nella stagione estiva perché siamo affiliati alla Federazione, ma non facciamo la Sat perché la frazione del circolo è abitata solo da cinquemila persone e, per non stravolgere gli equilibri dell’altro club, abbiamo deciso di fare un altro tipo di attività rivolta soprattutto al turismo.
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