Taylor Fritz è stato la sorpresa delle Atp Finals: non doveva nemmeno partecipare, invece al debutto è arrivato in semifinale. Gioisce la fidanzata-influencer, che sui social promuove i piaceri della vita nel circuito, mentre l’Italia, avversaria degli Usa nei quarti delle Finals di Coppa Davis, lo teme sempre più
Da qualsiasi lato lo si guardi, Taylor Fritz mette tutti in guardia. Come semifinalista delle Atp Finals dove con il suo power tennis ha ceduto solo a Djokovic in semifinale, e come imminente avversario dell’Italia di Coppa Davis nelle Finals di Malaga, perché mentre capitan Volandri deve fare i conti con assenti (Sinner) e acciaccati (Berrettini), il suo collega Mardy Fish avrà in squadra un giocatore in forma straripante e protagonista di una stagione migliore rispetto agli azzurri. A Torino, battendo prima Rafa Nadal e poi Felix Auger-Aliassime è diventato solo il secondo statunitense in semifinale nelle ultime quindici edizioni. Dopo Roddick nel 2007 ci era riuscito soltanto dieci anni più tardi la meteora Jack Sock, la cui carriera ad alti livelli – doppio a parte – è però terminata proprio nei giorni dell’O2 Arena. Quella di Fritz, invece, non finirà al PalaAlpitour e potrebbe invece svoltare verso una dimensione ancora più importante di quella conosciuta sin qui, da un ragazzo che dal suo ingresso fra i primi 100, datato 2016, ha impiegato ben sei anni per arrampicarsi fino alla top-10, il doppio (o più) rispetto ai compagni d’élite. Ma anche quando pareva essersi fermato, a causa di varie difficoltà fra le quali un matrimonio franato a soli 22 anni (e con un figlio, Jordan), Taylor ha continuato a crescere, a lavorare per un futuro diventato realtà quest’anno, col successo al Masters 1000 di Indian Wells come punto più alto, ma anche un quarto a Wimbledon perso contro Nadal al tie-break del quinto, dopo 4 ore e mezza sull’erba del Centre Court.
Grazie ai consigli di coach Paul Annacone, in panchina nella gran parte dei titoli Slam di un certo Pete Sampras, Fritz ha evoluto il suo tennis fino a diventare un “big server”, i battitori più temuti, quelli capaci di non farti toccare la pallina o di generare immediatamente una situazione favorevole per chiudere il punto col drittone. Ma la progressione più importante degli ultimi tempi, per il figlio dell’ex top-10 WTA Kathy May, è stata mentale, in termini di maturità, con meno capricci e più serietà. Si vede a occhio nudo: quando proprio non riesce a evitare l’esternazione per un punto perso, lo fa per tre secondi al massimo. Poi cambia sguardo e riparte, sgomberando la mente in un amen. Una capacità che nel tennis può essere d’enorme aiuto, specialmente quando la superficie non ammette distrazioni, come a Torino. “Qui – ha detto davanti ai giornalisti – un break può bastare per perdere una partita, quindi tenere il servizio è l’aspetto più importante”.
Fra tutti i presenti a Torino, Fritz era probabilmente il meno atteso, anche perché il suo (bel) faccino è stato l’ultimo a guadagnarsi la gigantografia fuori dalla porta dello spogliatoio personale. Non è propriamente una riserva, perché il forfait di Carlos Alcaraz è arrivato prima del sorteggio dei gironi, ma quando a Parigi-Bercy ha perso col ritirando Gilles Simon le sue chance di prendersi un posto a Torino erano ufficialmente svanite. Tanto che la prima cosa che ha fatto è stata fuggire sulle Alpi svizzere per qualche giorno di vacanza. Invece, nella spa di lusso prenotata con la compagna ci è rimasto solo 72 ore, perché la convocazione dell’Atp è arrivata e ha dato il la a una storia che ha provato a ricalcare l’impresa di David Nalbandian, vincitore nel 2005 a Shanghai della Tennis Masters Cup (al tempo si chiamava così). L’argentino aveva chiuso l’anno da numero 12 della Race, aveva declinato l’invito ad andare in Cina a fare la riserva ed era rientrato in Argentina, pronto a partire per la Patagonia con gli amici, per una settimana di pesca e divertimento. Ma poi, forfait dopo forfait (Roddick, Hewitt, Safin), l’ATP dovette richiamarlo supplicandolo di volare a Shanghai. Dopo 24 ore di viaggio e con 11 ore di fuso orario si presentò dall’altra parte del mondo appena in tempo, perdendo la prima sfida contro Federer. Ma poi batté Coria, Ljubicic e Davydenko prima di prendersi la rivincita contro Roger, al quale in finale rimontò due set di svantaggio per andare a spuntarla al tie-break del quinto.
Tuttavia, Nalbandian era un big già da un po’, con una finale a Wimbledon e molto altro alle spalle. Fritz, invece, è arrivato nel giro grosso solamente da poco, restituendo un top-10 agli Stati Uniti e contribuendo con la sua crescente popolarità alla mission della fidanzata Morgan Riddle. Da febbraio la biondissima che lo accompagna da due anni e mezzo ha deciso di diventare una sorta di influencer del tennis, con l’obiettivo di dare al nostro sport una risonanza maggiore rispetto a quella che attualmente riceve negli Stati Uniti. Così, non passa giorno senza il quale, via social, non mostri i piaceri della vita di chi frequenta il circuito, per far conoscere ai giovani un dietro le quinte che naturalmente diventa via via sempre più interessante (e ricco di privilegi) in relazione ai risultati del compagno. Dopo Australia, California, Florida, Monte Carlo, Parigi, Londra, New York, ancora Londra, Tokyo, Vienna, ancora Parigi e Torino, la sua vita da wag della racchetta l’ha portata a Malaga. Là dove gli americani hanno buone ragioni per ritenersi favoriti contro l’Italia, e anche per ambire a conquistare l’intera competizione. Fritz metterebbe la firma per vincere la coppa. Per lui sarebbe una sorta di consacrazione, per il tennis statunitense un prezioso (e atteso) segnale di ripresa. E per @moorrgs uno dei contenuti più cool da regalare ai suoi 400.000 followers sparsi fra Instagram e TikTok.