Da ragazzino, praticava l'atletica leggera. Quando ha iniziato a fare il preparatore atletico, puntava a lavorare con i calciatori. Pierre Paganini non avrebbe mai pensato di lasciare il segno nel tennis, diventando il custode dei segreti atletici di Roger Federer e Stan Wawrinka. I due campioni svizzeri, soprattutto Federer, hanno continuato a vincere dopo i 30 anni. “Se sono ancora qui, gran parte è merito di Pierre” ha detto Federer, di gran lunga il più anziano alle ATP Finals. Eppure, è stato il primo a centrare le semifinali. Tre mesi fa ha compiuto 36 anni, ma è stato il miglior tennista dell'anno. Rafael Nadal gli sta davanti in classifica, ok, ma solo perché Federer ha saltato l'intera stagione su terra battuta. Per rendere l'idea della qualità del suo rendimento, ha raccolto un clamoroso 92% di vittorie. Aveva fatto meglio soltanto nel 2006, quando aveva vinto 92 partite su 97. “Sono totalmente sorpreso del suo 2017 – ha detto Paganini, 60 anni, in un'intervista con il New York Times – bisogna essere sinceri, è stato un anno fantastico. Normalmente non è possibile”. Paganini si occupa dei muscoli di Federer da 17 anni. Nessun membro del suo team è stato così longevo. E pensare che su 19 Slam, ne ha visti soltanto due di persona: Roland Garros 2009 e Wimbledon 2017. Per il resto, lo segue durante i periodi di preparazione in Svizzera e a Dubai. Uno dei momenti più particolari della loro partnership risale al febbraio 2016, quando Federer stava recuperando dal piccolo intervento al ginocchio, l'unica operazione della sua carriera. Dopo un paio di settimane di fisioterapia, ha ripreso a fare preparazione atletica. “Doveva correre per cinque metri e poi camminare all'indietro – racconta Paganini – sembrava quasi che dovesse imparare di nuovo a camminare. Puoi essere la persona più positiva del mondo, ma ti domandi se mai tornerà a giocare ad alto livello”. La risposta è stata positiva, anche se dopo Wimbledon 2016 ha avuto bisogno di altri sei mesi di stop.
“NON HO BISOGNO DI TEST: C'È PIERRE”
Nel 2011, intervistato dallo stesso Cristopher Clarey, Paganini disse che non si sarebbe sorpreso di vedere Federer in campo fino al 2016. Adesso gli è stata posta una nuova scadenza: il 2020. “Credo che soltanto Roger sappia quando sarà il momento di dire basta. Se è vero che ha 36 anni di età biologica, sul piano atletico è più giovane. Inoltre ha la maturità di un uomo di 40 anni. Per questo è molto difficile fare previsioni. È l'uomo a prendere le decisioni, non l'atleta. A meno che non arrivi in un serio infortunio a decidere per lui”. Federer e Paganini si sono conosciuti quando “Rog” aveva 14 anni, nei pressi di Losanna, quando mise piede in un centro d'allenamento di Swiss Tennis. Era il più giovane di tutti ed era ancora vittima di bizze comportamentali. Cinque anni dopo, quando ha messo in piedi uno staff professionistico di alto livello, ha chiesto a Paganini di farne parte. “Il suo grande merito è di rendere piacevoli le sedute di preparazione atletica, per quanto possa essere possibile – ha detto Federer – io seguo il suo ritmo e faccio tutto quello che mi dice, semplicemente perché mi fido di lui. Molti mi chiedono se faccio test fisici o qualcosa del genere, ma io rispondo sempre che non ne ho bisogno perché lavoro con Pierre e lui sa se mi sto muovendo bene o no. Sa se sono lento o veloce. È una parte importante dei miei successi, sono felice di aver scelto proprio lui”. I metodi di lavoro sono cambiati negli anni: quando Federer era giovane, gli faceva praticare anche altri sport (tipo il basket) per creare un po' di varietà, mentre oggi ogni esercizio è finalizzato alla pratica del tennis.
PROGETTO WAWRINKA
“Nel tennis devi essere forte, veloce, coordinato e resistente. Per questo, bisogna fare esercizi in questo senso, senza dimenticarsi che devi utilizzarli sul campo. Per esempio, la velocità va sviluppata nei primi tre passi. Per questo, bisogna allenare soprattutto quelli. Quando giudichi la velocità nel tennis, bisogna farlo in modo diverso rispetto a chi corre i 100 metri. Sono più importanti il tempo di reazione e la coordinazione nella corsa. Non è importante soltanto muoversi velocemente: bisogna muoversi bene”. Federer ha capito che è possibile farlo anche superati i 30 anni, grazie a una notevole disciplina e filosofia. Ma se con Federer ha fatto un capolavoro, Paganini è chiamato a un altro impegno non semplice: nel 2018 tornerà a gareggiare Stan Wawrinka, 32 anni, fermo da luglio per l'infortunio al ginocchio, poi sfociato in un'operazione. Nonostante avesse i punti sufficienti per giocare il Masters, ha salutato il 2017 con qualche mese d'anticipo e qualche giorno fa ha ripreso ad allenarsi a Ginevra. Con lui c'è Paganini, che lo segue passo passo. “L'esperienza aiuta sempre, quindi è positivo esserci già passati con Federer. Tra l'altro le tempistiche sono uguali, visto che entrambi si sono fermati a luglio e puntano a tornare a gennaio". Anche in questo caso, il progetto è a breve termine ma è finalizzato a tutelare la carriera di Wawrinka e allungarla il più possibile. E qui il pensiero torna a Federer, alla sua attenzione ai dettagli sin da quando aveva 20 anni. Già allora ogni azione era finalizzata ad allungare la carriera. Cose semplici, come non giocare troppi tornei, prendersi qualche pausa nel corso dell'anno e ascoltare i segnali del corpo. Per questo, ha ridotto il numero di allenamenti nel corso dell'anno. Paganini spera che i ragazzi di oggi siano in grado di fare altrettanto, senza farsi prendere dalla fretta. Tuttavia, a 60 anni di età, non sarà a lui a preparare i loro muscoli. “Alla mia età posso permettermi soltanto di guardare alla prossima stagione, non oltre. Basta programmi a lungo termine. Per adesso mi godo il piacere di incontrare tutti i giorni Roger e Stan. È la mia essenza, e tanto mi basta”. Hai detto niente.