L'incredibile scalata di Magdalena Rybarikova: ferma per sette mesi, operata a polso e ginocchio, era già vista come un'ex. “E' stata dura, perché avevo bisogno di essere incoraggiata”. Sembra imbattibile: ha vinto 16 degli ultimi 17 match e ha centrato per la prima volta gli ottavi in uno Slam. Il tutto quando si ritira Daniela Hantuchova.

Non l'hanno ancora chiamata in conferenza stampa. Scaramanzia, o forse non si sono resi conto di quello che sta facendo? Soltanto pochi mesi fa, Magdalena Rybarikova era a Forlì, per il match di Fed Cup che la sua Slovacchia ha vinto contro l'Italia. Non faceva parte del quartetto, ma voleva assaporare lo spirito di gruppo, sentirsi ancora una tennista. “Quando mi hanno visto, mi hanno detto: 'Ehi, ma giochi ancora?'. Tutti pensavano che avessi smesso. Non è stato facile perché non ero ferma da molto, però basta uscire un attimo dai radar e tutti si dimenticano di te”. Per una serie di guai fisici, era franata al numero 453 WTA. Oggi è in 87esima posizione, ma soprattutto è la più vincente di tutte sull'erba. Con un incredibile bilancio di 16 vittorie e una sconfitta (contro Johanna Konta, in semifinale a Nottingham), che diventa 30-6 in stagione, la slovacca sta vivendo un periodo magico. Non poteva scegliere un momento migliore, visto che Wimbledon 2017 non ha una vera favorita. E allora può inserirsi anche lei, elegante e austera. Chi scrive, l'ha vista giocare dal vivo soltanto sulla terra battuta. Ed è rimasto colpito dalla lentezza dei suoi colpi. Come se volesse anestetizzare il gioco fino ad addormentare l'avversaria. Ma giovedì, contro Karolina Pliskova, ha picchiato eccome, con il servizio. E poi l'ha ubriacata a suon di rasoiate in slice. Lo stato di grazia è proseguito al terzo turno, con un netto 6-2 6-1 a Lesia Tsurenko. Adesso, in un derby tra miracolate, se la vedrà con Petra Martic per un posto nei quarti. Partirà favorita. In questo momento, dove c'è spazio anche per i sogni più arditi, il suo unico limite è il cielo.

IL CALVARIO DEL 2016
“Non avrei mai pensato di tornare così in fretta tra le top-100 – racconta Magdalena – speravo di chiudere l'anno intorno al numero 150. Se fossi rimasta al n.250-300, e avessi ancora avuto dolore, forse avrei pensato di smettere”. Ma l'età è ancora dalla sua parte. Con tutto quello che ha passato, avrebbe preso in considerazione il ritiro se avesse già scavallato i 30 anni. Invece è nata a Piestany, in Slovacchia, il 4 ottobre 1988. Il 2016 è stata una stagione difficile a causa di un dolore che si è tramutato in due interventi chirurgici. Aveva trascorso gli ultimi due anni con un dolore al polso sinistro, ma ci aveva sempre convissuto. Un'iniezione e via. “L'anno scorso ha iniziato a farmi molto male prima di Indian Wells, dove pure sono arrivata nei quarti. Dopo quel torneo, ho capito che non avrei potuto giocare. Mi sono fermata per qualche settimana, poi ho voluto giocare il torneo ITF di Trnava, a mezz'ora di distanza da casa. Non potevo giocare il rovescio a due mani, soltanto lo slice”. Col senno di poi, è stato un grave errore. Durante una scivolata ha mosso male in un ginocchio. “Il medico mi aveva detto che non era troppo grave: mi sono fermata ancora per qualche settimana, poi ho ripreso. Ho giocato i tornei sull'erba, ma mi faceva troppo male”. E allora è iniziato un calvario durato sette mesi. Prima è andata negli Stati Uniti, in un centro specializzato nei pressi di Philadelphia, estremo tentativo per evitare l'operazione. “Non è servito. A quel punto, l'intervento al polso è stato inevitabile. Mi sono operata in Belgio”. Come se non bastasse, le hanno fatto sapere che anche il ginocchio doveva finire sotto i ferri. “Mi hanno detto che nel mio ginocchio c'era un pezzo di cartilagine che si muoveva, allora sono dovuti intervenire anche lì”. Nonostante gli interventi fossero in artroscopia, dunque non troppo invadenti, il ginocchio ha impiegato più del dovuto a sistemarsi. Niente Australian Open (e annessi guadagni) e tanta paura. “Non sapevo cosa fare, come sarebbe andata…per fortuna sembra che adesso sia tutto ok”.

SCALATA VERTIGINOSA
Il tennis della Rybarikova è perfetto per i prati. Il servizio è velenoso, lo slice è viscido, la mano è educata quel tanto che basta per essere pericolosa. E pensare che in 35 apparizioni Slam non era mai andata oltre il terzo turno, peraltro ottenuto appena tre volte (due a New York e una a Londra). Adesso parteciperà al Manic Monday di Wimbledon, con la speranza di andare ancora più avanti. Una bella rivincita rispetto alle pacche sulle spalle di cinque mesi fa, al torneo ITF di Altenkirchen, primo impegno dopo lo stop. Nonostante una discreta semifinale, tutti le dicevano: “Magdalena, vedo che le cose ti vanno male…cosa è successo?”. “In quel momento avevo bisogno di parole gentili, per questo è stata dura. Adesso è tutto il contrario. Ma devo dire che nei tornei ITF il livello è molto alto, le ragazze giocano molto bene, anche nelle qualificazioni. Non è mica come otto anni fa”. In Germania ha perso nettamente contro l'olandese Quirine Lemoine, quasi senza lottare. "Ero distrutta, ma avevo ottenuto l'informazione più desiderata: non avevo più dolore”. Da lì è iniziata una scalata vertiginosa, costellata da tre titoli ITF. Prima Fukuoka, in Giappone (località tristemente nota per il terremoto del 2005), poi i due successi erbivori a Surbiton e Ilkley. “Ma non ho affrontato molte top-30. Soltanto a Nottingham ho affrontato la Konta e ho perso. Meglio tenere i piedi per terra”. Lo diceva qualche giorno fa, prima di scendere in campo contro Karolina Pliskova, super-favorita. E invece l'ha lasciata sfogare, addomesticata e poi battuta. Per la gioia di un clan non così numeroso, guidato da coach Peter Huber e dal preparatore atletico Kristian Cupak. Curiosamente, il momento d'oro della Rybarikova coincide con il ritiro di Daniela Hantuchova: la più famosa connazionale l'ha annunciato pochi giorni fa, proprio a Wimbledon. Non si tratta di un passaggio di consegne, ma la coincidenza è curiosa. In questo torneo può succedere l'imponderabile. E Magdalena, con quel gioco così “verde”…