La deludente sconfitta con Blake ad Atlanta è solo l’ultimo di una pessima serie di risultati del lettone, ex talento già in declino…

di Daniele Rossi – foto Getty Images

 

C'è un mistero nel circuito Atp, un fantasma che si aggira per i tornei, una presenza leggera e a tratti quasi eterea. Si chiama Ernests Gulbis. All'”Atlanta Tennis Championhips” (il primo torneo della Us Open Series), il lettone è andato incontro all'ennesima deludente sconfitta stagionale. Battuto 5-7 7-6(5) 6-2 dal semipensionato James Blake, che recentemente si stava dedicando al circuito Challenger per recuperare un po' di punti in classifica. Male, malissimo Gulbis, che solo a febbraio di quest'anno aveva raggiunto il suo best ranking (n.21), per poi sprofondare inesorabilmente all'attuale numero 81. Eppure Gulbis è un personaggio vero, oltre che un giocatore dotato di un talento tennistico eccezionale.

Nato il 30 agosto 1988 a Riga, Ernests diventa professionista nel 2004. Viene indirizzato al tennis dal padre Ainars, ricchissimo uomo d'affari con un passato da giocatore di basket. I Gulbis non badano a spese e il piccolo Ernests viene spedito all'accademia di Nikki Pilic, ex tennista croato, diventato coach di fama mondiale che ha seguito anche Novak Djokovic. Gulbis non è un lavoratore, è un talento naturale con una facilità di gioco e una velocità di braccio quasi unici. La prima di servizio quando fuziona è devastante, il gioco di gambe è passibile di miglioramenti, ma comunque buono, i dropshot letali e precisi.

Inizia a farsi conoscere agli Us Open 2007, quando raggiunge il quarto turno, dopo aver battuto l'allora numero 8 del mondo Tommy Robredo. L'anno successivo raggiunge i quarti di finale al Roland Garros, dove viene sconfitto in tre tirati set da Novak Djokovic. Gulbis nei suoi risultati soffre ancora di grande discontinuità, ma è giovane e gli addetti ai lavori non hanno dubbi: questo ragazzo arriverà in alto.

Il 2009 dovrebbe essere l'anno della consacrazione e invece è un disastro. Gulbis raccoglie solo primi e secondi turni, riesce a vincere tre partite di seguito solo ad ottobre, al torneo di Tokyo. Poca voglia di allenarsi, una condizione atletica approssimativa e uno sfrenato amore per la bella vita e le donne, fanno precipitare il rendimento del baltico.

Il 2010 è l'anno del (parziale) riscatto. Raggiunge le semifinali a Memphis e vince il suo primo torneo in carriera, a Delray Beach. In primavera, sboccia sulla terra rossa. Prima arriva ai quarti a Montecarlo, poi a Roma gioca il torneo della vita. Batte Federer al secondo turno, il nostro Volandri al terzo e viene fermato in semifinale da Rafa Nadal, dopo una lotta terminata 6-4 al terzo per lo spagnolo. Finalmente Gulbis sembra rinato e infatti si conferma a Madrid, dove deve subire la vendetta di Roger. Possibile outsider al Roland Garros? Macchè, si ritira sotto di due set con Benneteau al primo turno.

Da qui in poi, per Gulbis sarà sostanzialmente il buio. Quest'anno 9 vittorie contro 14 sconfitte, di cui quattro al primo turno negli ultimi quattro tornei. Un rendimento disastroso, così com'è disastroso quando si trova a giocare negli Slam. Dagli Us Open 2009 perde regolarmente al primo turno e con avversari tutt'altro che impossibili (Monaco, Benneteau, Chardy, Becker, Kavcic, Tursunov…). Finora non è servito il cambio di coach (dallo storico Herman Gumy a quello del team Adidas, Darren Cahill), né l'ingaggio del mitico preparatore atletico di Andre Agassi, Gil Reyes. A complicare le cose sembra che ci sia messo anche un problema al sistema immunitario che gli sta creando difficoltà respiratorie.

Dopo i fuochi d'artificio della primavera scorsa, Gulbis a soli 22 anni, sembra un giocatore a fine carriera. Appare spesso demotivato, il più delle volte irritato, quasi sempre disinteressato a ciò che accade in campo. Per quei suoi riccioloni, per quel grande talento, per quel carattere sbruffone e bizzoso, per quelle racchette spaccate e per quel suo modo di buttare le partite, lo hanno paragonato più volte a Marat Safin. Il russo avrebbe potuto certamente vincere di più, ma i due Slam vinti e il numero 1 raggiunto nel 2001, parlano di un gigante del tennis. Gulbis è lontanissimo da questi risultati e difficilmente li raggiungerà mai. Quello che sembra mancare oggi al lettone è la motivazione. Tempo fa aveva dichiarato che aveva meditato il ritiro, ma che avrebbe continuato a giocare solo perchè l'alternativa sarebbe stata quella di andare a lavorare per qualche azienda del padre. Meglio fare il turista e girarsi il mondo con la scusa del tennis…

Ma non temete, la stirpe Gulbis non è finita. La sorella Laura Gulbe, 16 anni, sta iniziando a fare i primi passi nel circuito Itf ed è adesso numero 217. Lo score di quest'anno? 9 vittore e 13 sconfitte… Deve essere un vizio di famiglia.

 

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Da seduto…

 

 


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