Nonostante la genetica, molte donne riescono a servire più o meno alla stessa velocità degli uomini. Com’è possibile? Provano a spiegarlo alcuni studi scientifici. Di Riccardo BistiIl 2014 ci ha lasciato in eredità il servizio più potente nella storia del tennis femminile. Lo ha scagliato Sabine Lisicki a Stanford. La tedesca ha tirato a 131 mp/h (l’equivalente di 211 km/h), battendo il precedente record di Venus Williams (129 miglia). Curiosamente, il servizio della tedesca è stato più potente di tutti quelli tirati da Roger Federer nel corso dell’anno. La Lisicki è dotata in braccio esplosivo: al recente Us Open, la media della sua prima di servizio era paragonabile a quella di Novak Djokovic e superiore a quella di una trentina di giocatori. Più in generale, alcune donne riescono a tenere gli stessi ritmi degli uomini. Per intenderci, la velocità media del servizio di Serena Williams nel suo match contro la Pennetta (108 miglia) è stata superiore alle 104 fatte registrare da Richard Gasquet nella sconfitta contro Gael Monfils (104). In generale, si dice che la forza di una donna sia inferiore di un terzo rispetto a un uomo. Tuttavia, è sorprendente come nel servizio il divario “di genere” sia quasi nullo. In alcuni casi, grazie alla potenza di Lisicki, Williams e altre giocatrici, si azzera completamente. Nel suo interessante libro, intitolato “The Sports Gene”, David Epstein ricorda che da molti anni è acceso un dibattito sulla possibilità di una donna di ottenere le stesse prestazioni atletiche di un uomo. In effetti, da quando lo sport femminile è uscito dalla nicchia, le prestazioni sono migliorate rapidamente. Allo stesso tempo, tuttavia, ha ricordato che il gap biologico è in espansione in alcune discipline come l’atletica. In qualsiasi specialità di corsa, i record femminili sono più lenti dell’11% risptto a quelli maschili. Il distacco è leggermente inferiore nel nuoto: negli 800 stile libero, si scende al 6%. E poi c’è il tennis. Secondo il global tour manager di Wilson, l’evoluzione delle racchette conta meno della tecnica e delle tipologie di allenamento. “La maggiore velocità dei colpi dipende soprattutto da questo”.   LA CATENA CINETICA DELLE DONNE C’è poi il fattore-palline. Qualcuno sostiene che in alcuni tornei le donne abbiano servito molto bene perchè usavano palline diverse, certamente più veloci. Può essere vero, ma non al 100%. A Wimbledon, ad esempio, dove viene utilizzato lo stesso modello, i dati sono piuttosto simili allo Us Open. E il servizio ‘femminile’ più veloce a Londra (123 mp/h, firmato da Madison Keys) era sostanzialmente identico a quello tirato allo Us Open. Allora diventa interessante cercare il…"mistero" del servizio. Ha provato a venirne a capo Timthy Olds, un professore australiano. Dopo aver studiato a lungo il gesto, ha trovato una spiegazione meccanica. A suo dire, il servizio dipende da due fattori: il punto in cui la racchetta colpisce la palla e la velocità dell’impatto. Essendo gli uomini più alti, hanno un vantaggio rispetto alle donne. Al contrario, la velocità dipende da quello che il volgo definisce “braccio racchetta”, mentre Olds utilizza termini più scientifici: “la catena cinetica che collega il tronco, il braccio, l’avambraccio e il polso”. La catena cinetica dipende dalla forza muscolare e dalla lunghezza del braccio. Quest’ultima, tra l’altro, è decisiva per generare gli angoli. Se questo piano, alcune donne sono molto forti. Curiosamente, questo principio vale anche per il golf. In teoria dovrebbe valere anche per il baseball…eppure lì le differenze sono molto importanti. Com’è possibile? Uno studio effettuato su 11 lanciatori e altrettante lanciatrici registra alcune differenze significative nella meccanica di esecuzione che hanno evidenziato cose già note: le donne sono più basse, hanno le gambe più corte (non ditelo ad Hantuchova e Sharapova…) e una minore massa muscolare. Le differenze del baseball danno una risposta importante: le tenniste possono essere definite atlete particolari, diverse rispetto alla media delle donne.   NON E' SOLO FORZA BRUTA Per questa ragione, la 13enne Mo’ne Davis, capace di tirare una palla di baseball a 70 miglia orarie, è diventata così famosa. Le super atlete vengono spesso instradate negli sport professionistici, o dove c’è la possibilità di ottenere una borsa di studio. Nel baseball non esiste nulla di simile. Un articolo del New York Times, pubblicato qualche mese fa, ha spiegato che le ragazze sono disincentivate a giocare a baseball. Da qui nasce una conseguenza: le migliori atlete praticano gli sport più redditizi. Al contrario, i migliori atleti uomini sono sparsi su più discipline, anche se con ovvie differenze geografiche (in Italia molti giocano a calcio, negli Stati Uniti è più probabile che facciano basket o football). Conclusione: le donne servono bene perchè buona parte dell’elite fisica femminile si dedica al tennis. Tuttavia, non è l’unica spiegazione possibile. Secondo Olds, infatti, c’è un terzo componente quasi indipendente dal sesso: la rotazione del polso. In altre parole, il gesto tecnico del servizio dipende meno dalla forza muscolare. La tesi è confermata dall’incredibile servizio sparato dalla piccola Aleksandra Krunic allo Us Open, dove ha tirato una prima palla a 117 miglia orarie (circa 188 km/h). La Krunic, dal basso dei suoi 163 centimetri, ha tirato un servizio degno del circuito ATP. Karlovic e Isner non saranno d’accordo, ma la forza bruta non è tutto. Lo dice la scienza.

 

Di Riccardo Bisti

Il 2014 ci ha lasciato in eredità il servizio più potente nella storia del tennis femminile. Lo ha scagliato Sabine Lisicki a Stanford. La tedesca ha tirato a 131 mp/h (l’equivalente di 211 km/h), battendo il precedente record di Venus Williams (129 miglia). Curiosamente, il servizio della tedesca è stato più potente di tutti quelli tirati da Roger Federer nel corso dell’anno. La Lisicki è dotata in braccio esplosivo: al recente Us Open, la media della sua prima di servizio era paragonabile a quella di Novak Djokovic e superiore a quella di una trentina di giocatori. Più in generale, alcune donne riescono a tenere gli stessi ritmi degli uomini. Per intenderci, la velocità media del servizio di Serena Williams nel suo match contro la Pennetta (108 miglia) è stata superiore alle 104 fatte registrare da Richard Gasquet nella sconfitta contro Gael Monfils (104). In generale, si dice che la forza di una donna sia inferiore di un terzo rispetto a un uomo. Tuttavia, è sorprendente come nel servizio il divario “di genere” sia quasi nullo. In alcuni casi, grazie alla potenza di Lisicki, Williams e altre giocatrici, si azzera completamente. Nel suo interessante libro, intitolato “The Sports Gene”, David Epstein ricorda che da molti anni è acceso un dibattito sulla possibilità di una donna di ottenere le stesse prestazioni atletiche di un uomo. In effetti, da quando lo sport femminile è uscito dalla nicchia, le prestazioni sono migliorate rapidamente. Allo stesso tempo, tuttavia, ha ricordato che il gap biologico è in espansione in alcune discipline come l’atletica. In qualsiasi specialità di corsa, i record femminili sono più lenti dell’11% risptto a quelli maschili. Il distacco è leggermente inferiore nel nuoto: negli 800 stile libero, si scende al 6%. E poi c’è il tennis. Secondo il global tour manager di Wilson, l’evoluzione delle racchette conta meno della tecnica e delle tipologie di allenamento. “La maggiore velocità dei colpi dipende soprattutto da questo”.
 

LA CATENA CINETICA DELLE DONNE
C’è poi il fattore-palline. Qualcuno sostiene che in alcuni tornei le donne abbiano servito molto bene perchè usavano palline diverse, certamente più veloci. Può essere vero, ma non al 100%. A Wimbledon, ad esempio, dove viene utilizzato lo stesso modello, i dati sono piuttosto simili allo Us Open. E il servizio ‘femminile’ più veloce a Londra (123 mp/h, firmato da Madison Keys) era sostanzialmente identico a quello tirato allo Us Open. Allora diventa interessante cercare il…"mistero" del servizio. Ha provato a venirne a capo Timthy Olds, un professore australiano. Dopo aver studiato a lungo il gesto, ha trovato una spiegazione meccanica. A suo dire, il servizio dipende da due fattori: il punto in cui la racchetta colpisce la palla e la velocità dell’impatto. Essendo gli uomini più alti, hanno un vantaggio rispetto alle donne. Al contrario, la velocità dipende da quello che il volgo definisce “braccio racchetta”, mentre Olds utilizza termini più scientifici: “la catena cinetica che collega il tronco, il braccio, l’avambraccio e il polso”. La catena cinetica dipende dalla forza muscolare e dalla lunghezza del braccio. Quest’ultima, tra l’altro, è decisiva per generare gli angoli. Se questo piano, alcune donne sono molto forti. Curiosamente, questo principio vale anche per il golf. In teoria dovrebbe valere anche per il baseball…eppure lì le differenze sono molto importanti. Com’è possibile? Uno studio effettuato su 11 lanciatori e altrettante lanciatrici registra alcune differenze significative nella meccanica di esecuzione che hanno evidenziato cose già note: le donne sono più basse, hanno le gambe più corte (non ditelo ad Hantuchova e Sharapova…) e una minore massa muscolare. Le differenze del baseball danno una risposta importante: le tenniste possono essere definite atlete particolari, diverse rispetto alla media delle donne.
 
NON E' SOLO FORZA BRUTA
Per questa ragione, la 13enne Mo’ne Davis, capace di tirare una palla di baseball a 70 miglia orarie, è diventata così famosa. Le super atlete vengono spesso instradate negli sport professionistici, o dove c’è la possibilità di ottenere una borsa di studio. Nel baseball non esiste nulla di simile. Un articolo del New York Times, pubblicato qualche mese fa, ha spiegato che le ragazze sono disincentivate a giocare a baseball. Da qui nasce una conseguenza: le migliori atlete praticano gli sport più redditizi. Al contrario, i migliori atleti uomini sono sparsi su più discipline, anche se con ovvie differenze geografiche (in Italia molti giocano a calcio, negli Stati Uniti è più probabile che facciano basket o football). Conclusione: le donne servono bene perchè buona parte dell’elite fisica femminile si dedica al tennis. Tuttavia, non è l’unica spiegazione possibile. Secondo Olds, infatti, c’è un terzo componente quasi indipendente dal sesso: la rotazione del polso. In altre parole, il gesto tecnico del servizio dipende meno dalla forza muscolare. La tesi è confermata dall’incredibile servizio sparato dalla piccola Aleksandra Krunic allo Us Open, dove ha tirato una prima palla a 117 miglia orarie (circa 188 km/h). La Krunic, dal basso dei suoi 163 centimetri, ha tirato un servizio degno del circuito ATP. Karlovic e Isner non saranno d’accordo, ma la forza bruta non è tutto. Lo dice la scienza.