ROLAND GARROS – La favola di Kiki Bertens emoziona, commuove e ci fa spolverare la storia del tennis olandese. La 24enne di Wateringen è in semifinale contro Serena Williams. “La svolta dopo la semifinale persa a Rabat. In inverno ho fatto 3 settimane di sola preparazione atletica”. Del tumore alla tiroide, fedele alla sua timidezza, non ha voluto parlare.“Se prima delle qualificazioni di Norimberga ti avessero detto che avresti vinto 12 match di fila e saresti arrivata in semifinale al Roland Garros, cosa avresti pensato?”
“Che mi avevano appena fatto miglior scherzo di sempre!”
Con una battuta, accompagnata da una sonora risata, Kiki Bertens ha congedato i guardoni dopo aver ottenuto il suo miglior risultato in carriera. Un risultato inatteso, ma colto con merito e passione. Non era favorita, la gigantessa olandese, contro Timea Bacsinszky. Mentre Serena Williams impiegava un set e mezzo per risolvere l’enigma Putintseva, su un Campo Lenglen semivuoto e con un pubblico imbacuccato per il freddo (13 gradi, forse meno: il maltempo tra Francia e Germania ha causato nove morti), Kiki ha riscritto la storia tennistica del suo paese. In un match tra storie difficili a confronto, si è imposta 7-5 6-2 e si è già assicurata l’ingresso tra le top-30 WTA. Supererà di slancio il vecchio best ranking (n.41) e non parte battuta contro Serena Williams. Per definire la portata di questa impresa, sentite un po’ quali nomi dobbiamo scovare. L’ultima olandese ad arrivare nei quarti a Parigi (risultato appena migliorato da Kiki) era stata Manon Bollegraf nel 1992. Prima di specializzarsi nel doppio, ebbe il suo periodo magico in un torneo – guarda un po’ – flagellato dalla pioggia. Al secondo turno cancellò due matchpoint a Petra Thoren salvo poi battere Maleeva e Tauziat prima di incagliarsi in Arantxa Sanchez. “Ero in forma smagliante e tutto funzionava a meraviglia – ha raccontato oggi, 52enne – ma credo che Kiki possa fare ancora meglio. Il suo sorriso irradia cose meravigliose”. Ha avuto ragione. Per trovare un’olandese così avanti in uno Slam bisogna andare al 1977, allo Us Open, ultima edizione sulla terra verde di Forest Hills prima del passaggio a Flushing Meadows. Betty Stove battè Tracy Austin nei quarti prima di cedere a Chris Evert. Ancora più lontano – e suggestivo – l’ultimo tabù sfatato: la semifinale al Roland Garros. Bisogna scorrere fino al 1971, a Marijke Jansen. Nome sconosciuto, tra un attimo capirete perché. In un tabellone a 64 giocatrici, colse la vittoria più importante su Julie Heldman nei quarti, prima di perdere da Evonne Goolagong. La chiamavano “Donna senza Rovescio” perché era ambidestra e giocava soltanto il dritto, sia con la destra che con la sinistra. La Jansen detiene un primato che difficilmente sarà eguagliato: al primo turno di Wimbledon 1972, quando affrontò l’indonesiana Lita Liem, si giocò l’unica partita nella storia del tennis senza neanche un rovescio. Pochi ricordano il suo nome, giacché nel 1968 si è sposata con Nico Schaar e per anni ha giocato con il cognome del marito. Dopo il divorzio, ha ripreso a giocare come “Jansen”.
LA SVOLTA MAROCCHINA
Sul punto che ha spedito Kiki in semifinale, dunque, il destino ha fatto il burlone. Un gran rovescio lungolinea ha bucherellato per l’ultima volta la Bacsinszky. Come a certificare che la sua, di semifinale, ha ben altro valore. Kiki si è sdraiata per terra, ha guardato incredula verso il suo clan (dalla vicina Olanda sono arrivati amici e parenti) ed è entrata in un mondo onirico, dove tutto è passato in secondo piano. Anche la stanchezza, anche un fastidioso dolore al polpaccio sinistro che accende qualche timore in vista di Serena. “Ho anche ricevuto un trattamento al termine del primo set, ma adesso faremo tutto il possibile per presentarci in perfetta efficienza alla semifinale”. Avrà una ventina di ore per riuscirci, giacché alle 13 di venerdì imboccherà il tunnel che dagli spogliatoi porta al mare rosso del Campo Chatrier. La cosa buona è che ha già domato questo campo, al primo turno, quando ha eliminato Angelique Kerber. La cosa meno buona è che Serena è ben altra avversaria “Non è possibile, non credo ancora di essere in semifinale – ha detto, aprendosi a un sorriso scavato da tracce di timidezza – oggi le condizioni erano molto difficili. Con le palle pesanti era difficile essere aggressiva, specie contro Timea. Lei è in grado di variare il gioco, proporre palle alte a cariche, nonché altre leggere e senza peso. Allora ho provato a stare calma e giocare punto dopo punto”. C’è riuscita alla perfezione, affidandosi soprattutto al dritto, dopo aver rimontato un break di svantaggio nel primo set. Dal 5-5, ha infilato sei giochi di fila che hanno virtualmente chiuso la partita. Un piccolo capolavoro, di cui Kiki ha svelato l’origine. “Il momento in cui è cambiato qualcosa risale al torneo di Rabat, dove ho perso in semifinale contro Marina Erakovic dopo aver avuto matchpoint. Ero molto stressata. Dopo quel match ho parlato a lungo con il mio coach Raemon Sluiter e ho trovato la forza di calmarmi. Da allora, scendo in campo solo per dare il meglio di me. E’ la cosa più importante”.
PER KRAJICEK PUO’ VINCERE IL TORNEO
Da allora è cambiato tutto. Un cambio talmente radicale da aver colpito Richard Krajicek, ultimo olandese a vincere un torneo del Grande Slam. Anni fa diceva che le tenniste erano “grasse porcelle”, poi lo hanno richiamato all’ordine. Oggi dice che la Bertens può addirittura vincere il torneo. “Non vedo perché non possa farcela – ha detto – un consiglio? Spegnere il suo telefono e non accettare nessuna distrazione. Deve continuare a seguire la sua routine, anche se può essere complicato”. Ha ragione, il buon Krajicek: ancora prima dei quarti, il telefono era lì lì per esplodere. Le sono arrivati oltre 250 messaggi. Paradossalmente, i tanti match uno dopo l’altro possono essere un aiuto. I tanti impegni ravvicinati le tolgono tempo per le distrazioni. “Mentalmente sto benissimo, nessun problema – ha detto Kiki – fisicamente sono un po’ stanca, lo ammetto. Oggi è stata dura anche perché ho avuto un problema al polpaccio sinistro e non riuscivo a spingere con il servizio. Ho lottato. Lottato duramente”. Le avversarie sono impressionate dalla sua condizione atletica, dalla capacità di rimandare di là più o meno tutto. “Tutto nasce durante la preparazione invernale. Per tre settimane ho fatto soltanto preparazione atletica senza nemmeno toccare la racchetta. Soltanto lavoro fisico, due o anche tre volte al giorno. E’ stato un inferno, ma sono fiera di averlo fatto. E adesso sto bene”. Talmente bene da aver messo in un angolo il dolore e le paure di un paio d’anni fa. Quando le hanno chiesto di raccontare il momento più difficile, Kiki ha preferito non rivelare i dettagli. “Risale a due anni fa. Prima l’operazione alla caviglia, poi qualche problema di salute. Sono stati due anni difficili, ma ci siamo rimessi in sesto”. Non ha voluto raccontare, alla platea internazionale, che il tumore alla tiroide le aveva tolto il sonno. Che ha giocato per mesi con l’angoscia. Che non l’aveva detto a nessuno, se non all’amica Richel Hogenkamp. Che ha passato mesi tra ospedali olandesi e cliniche americane. E’ fatta così, Kiki, timida e insicura. I pescecani delle aziende l’hanno percepito, tanto che nessuna marca di abbigliamento si è fatta avanti per sponsorizzarla: veste Wilson, come il marchio delle sue racchette. Ma se continuerà così, state certi, le cose cambieranno.
ROLAND GARROS 2016 – Quarti di Finale
Serena Williams (USA) b. Yulia Putintseva (KAZ) 5-7 6-4 6-1
Kiki Bertens (NED) b. Timea Bacsinszky (SUI) 7-5 6-2
Circa l'autore
Post correlati
Essere vulnerabili, e ammetterlo, è una grande risorsa
Vulnerabili lo siamo tutti, anche e soprattutto i tennisti, in un’epoca in cui la pressione per il risultato è...