Un buon ottavo allo Us Open, la vittoria mediatica su Caroline Wozniacki (che si lamentava per essere stata collocata su un campo secondario dello Us Open, mentre lei giocava sempre sull'Arthur Ashe), adesso il tour di presentazione del suo libro: è un periodo di rinascita per Maria Sharapova. Sembrano già lontane le polemiche nei mesi scorsi, quando diverse giocatrici si erano lamentate delle tante agevolazioni di cui ha usufruito al rientro dalla squalifica. La russa era risultata positiva al meldonium, sostanza vietata a partire dal 1 gennaio 2016. Gliel'hanno trovato qualche settimana dopo, durante l'Australian Open, ed è emerso che lo utilizzava da una decina d'anni. La russa disse che l'assunzione iniziò su raccomandazione di un medico perché aveva elettrocardiogrammi irregolari, carenza di magnesio e c'erano stati diversi casi di diabete in famiglia. Nei mesi successivi, emerse che centinaia di atleti dell'est ne facevano un utilizzo più o meno regolare. Molti di loro, tuttavia, riuscirono a dimostrare che le ultime assunzioni risalivano al 2015, quando non era ancora vietato (accadde qualcosa del genere anche a Varvara Lepchenko). Alcune indagini giornalistiche evidenziarono come la WADA avesse messo gli occhi sul meldonium già nel 2014. In effetti, la sua diffusione era ormai incontrollata. Secondo uno studio del British Journal of Sports Medicine, ai Giochi Europei di Baku 2015 ne fecero uso l'8,7% degli atleti.
“NON C'ERANO MOTIVI PER VIETARLO”
La vicenda processuale è ben nota: il Tribunale ITF le diede due anni di squalifica, poi ridotti a 15 mesi. Tanti, forse troppi, hanno detto la loro. Tuttavia, c'è un gruppo rimasto in silenzio: le tenniste russe. Un interessante articolo di www.tennis.com ha ascoltato alcuni pareri ed è emersa una percezione ben diversa rispetto a quella del mondo occidentale. “Il motivo è semplice: noi sappiamo cos'è il meldonium” ha detto Svetlana Kuznetsova. In effetti, il prodotto inventato in Lettonia è di utilizzo comune nell'est europeo. È un medicinale da banco, si trova facilmente in farmacia. Secondo le giocatrici russe, è percepito come un farmaco “protettivo”, utilizzato soprattutto dalle persone anziane con problemi cardiaci. “Abbiamo letto cosa è accaduto – dice Elena Vesnina – ci è parso tutto molto strano, perché Maria è risultata positiva a gennaio, poche settimane dopo che la sostanza era stata vietata. È stato un errore: non lo assumeva per avere vantaggi agonistici. Questo farmaco non è niente di troppo serio, viene preso soprattutto dai vecchi in Russia e nei paesi dell'ex Unione Sovietica. Serve a dare sollievo al cuore in età avanzata. È strano che molte giocatrici se la siano presa con lei, come se fosse una cattiva persona. Non è così. I russi sapevano cosa fosse successo, per questo la sostengono”. Ekaterina Makarova ha voluto sottolineare di non averlo mai preso, pur ammettendo che tanti professionisti di altre discipline ne facevano uso. “Ne abbiamo parlato con diversi medici – interviene la Vesnina – abbiamo fatto domande, eravamo interessate. Tutti sono rimasti stupiti di trovarlo nella lista dei farmaci vietati, perché non c'è una ragione. La WADA non ha neanche fatto ricerche su quanto tempo rimanga nel corpo”. Dalle parole di Makarova e Vesnina emerge il sospetto che la norma anti-meldonium fosse una mossa per danneggiare gli sportivi russi in vista delle Olimpiadi di Rio de Janeiro. “Lo hanno vietato poco prima dei Giochi” hanno detto all'unisono, ricordando lo scandalo-doping che ha rischiato di fare piazza pulita dell'intera delegazione russa. Alla fine, si sono presentati in Brasile i soli atleti che avevano dimostrato la loro estraneità a qualsiasi pratica dopante.
GLI EFFETTI DEL MELDONIUM
Secondo Elena ed Ekaterina, il meldonium non migliora le prestazioni. “Provalo pure, non vincerai certo una prova del Grande Slam”. Sulla stessa lunghezza d'onda Daria Kasatkina. “Quello che è successo è ridicolo. Quasi tutti i bambini russi utilizzano il meldonium: non si tratta di doping, ma sono soltanto vitamine. Per questo i russi non palano male di lei. È stato un semplice errore, anche se non so chi l'abbia commesso”. Si tratta di spiegazioni un po' semplicistiche: la verità è che il meldonium ha effetti ben precisi: il suo utilizzo diminuisce lo sforzo del cuore e aumenta l'assorbimento degli zuccheri nel sangue, riducendo i danni ai muscoli e agli altri tessuti. Non proprio dettagli. Non esistono ricerche troppo approfondite, ma è legittimo pensare che aumenti la resistenza e garantisca un recupero più rapido dopo uno sforzo fisico. È certo che, nella sua carriera, la russa abbia un ottimo bilancio nei match conclusi al terzo set. L'ITF ha legato l'utilizzo della sostanza all'attività sportiva, poiché l'assunzione del Mildronate (il prodotto in cui si trovava il principio attivo) avveniva prima delle partite importanti. La riflessione di Kamakshi Tandon, cha ha firmato l'articolo di Tennis.com, è che molte giocatrici abbiano reagito con rabbia perché non nutrono simpatia verso Masha, indispettite dai suoi modi un po' altezzosi, così distanti dalle dinamiche di spogliatoio. Adesso è più chiaro perché le russe – pur non essendo così amiche della Sharapova – non si siano schierate. Un elemento in più per capire una vicenda che, probabilmente, non avrà mai una risposta definitiva.