Di Riccardo Bisti – 26 dicembre 2014
Dodici mesi fa, John Millman era seduto su una poltrona del suo appartamento in affitto a Burleigh, non troppo distante da Brisbane. Sei mesi prima si era operato alla spalla e, per sua stessa ammissione, era finito in un buco. Per farsi ancora più male, accettò un paio di inviti per assistere alle sessioni serali del torneo ATP di Brisbane. Il torneo di casa, il suo preferito. Lo stesso dove, nel 2013, la gente aveva intonato il suo nome mentre lottava alla pari contro Andy Murray nell'Arena intitolata a Pat Rafter. Adesso che i fantasmi sono scomparsi, potrà abbandonare le tribune e tornare in campo. E avrà voglia di spaccare il mondo, soprattutto dopo l'eccezionale finale di stagione che gli ha fatto guadagnare quasi 1000 posizioni nel ranking ATP. Ad agosto era addirittura numero 1.102 dopo aver esaurito il ciclo di tornei che aveva potuto giocare con la classifica protetta. A 25 anni, ha rischiato di rimanere nel limbo del semi professionismo. Ma quando ha dovuto radunare le forze, senza paracadute, ha tirato fuori il meglio di sé. Ha vinto due futures in Corea, poi ha messo il turbo nel circuito challenger: negli ultimi cinque tornei ha raccolto una semifinale, una finale e due vittorie consecutive. Imbattuto da 10 partite, è piombato al numero 157 ATP, non così distante dal best ranking (n. 126, colto nell'aprile 2013). E così tornerà in campo a Brisbane, a casa sua, dove è nato e risiede ancora oggi. Potrebbe anche non avere trattamenti di favore: nel caso giocherà le qualificazioni, ma gli va bene così. Meglio il calore della sua gente, la stessa che intonava il suo nome, piuttosto che giocare un challenger in Nuova Caledonia o ad Happy Valley. “Ho riportato la mia classifica intorno al numero 150 e ho una bella opportunità: senza punti da difendere fino ad agosto posso giocare con tranquillità. Spero in un grande 2015. Avrei potuto fare una scelta più comoda, ma Brisbane è casa mia e voglio giocare davanti ai miei amici e alla mia famiglia”.
L'IMPORTANZA DI FARSI AIUTARE
In verità, John spera ancora di avere una wild card. Ma non è sicuro, visto che Brisbane ha grandi ambizioni e spera di avere un buon parco giocatori. In fondo ci sarà persino Roger Federer. Lui non se ne preoccupa e va avanti con Mark Draper, coach della Brisbane National Academy che era al suo fianco negli ultimi due tornei vinti, Traralgon e Yokohama. Gli imbarazzi del passato sono terminati, anche se non è ancora sereno rispetto all'infortunio. “Sono cose che succedono, ma per un tennista è peggio. Quando ti fai male non hai un contratto, ci rimetti e basta. Gli atleti degli sport a squadre continuano ad essere pagati anche quando sono fermi”. Pur consapevole di questo, Millman ha mostrato una grande sportività. Nel 2013 gli avevano assegnato una wild card per il Roland Garros, frutto degli “scambi” tra federazioni francese e australiana. Ma lui non stava bene, vittima di un infortunio di lunga data, e ha rinunciato anche se la sola partecipazione gli avrebbe garantito il 10% del prize money guadagnato in carriera. “Ma non è un problema di denaro. Il fatto è che quando mi sono infortunato stavo giocando molto bene. Per me è stata una mazzata tremenda”. Adesso si è rimesso in pista ed è salito al numero 9 d'Australia. L'obiettivo, ovviamente, è entrare tra i top-100. “Ho imparato una cosa: devi permettere alla gente di aiutarti. Nel mio caso sono stati importanti gli amici, la famiglia, l'aiuto della National Academy Brisbane e del mio manager Gary Stickler”. Quando ha vinto il challenger di Traralgon, era più contento per i suoi amici che per se stesso. E per lui non è certo un problema giocare le qualificazioni, anche all'Australian Open. "Sono sicuro che Tennis Australia stia facendo le cose per bene. Se non avrò una wild card, giocherò le qualificazioni”. Per un ragazzo che aveva rischiato di rimanere risucchiato nell'inferno dei futures, annusare l'odore del plexicushion di Melbourne Park sarà comunque una vittoria.