Squalificato 3 mesi per aver accettato la proposta di Trusendi (un posto in tabellone in cambio del prize money di un primo turno), si è visto pagare la multa dai colleghi e potrà giocare le gare a squadre. Ma vuole di più: “Cambiate questa regola ingiusta”. 

E' passato circa un mese dall'esplosione del caso. Una vicenda anomala, forse non così grave sul piano etico ma che ha evidenziato – una volta di più – il malcostume che serpeggia nel circuito minore. Lo scorso giugno, al torneo challenger di Mohammedia, il francese Elie Rousset ha accettato di versare i soldi del primo turno a Walter Trusendi. L'azzurro non era a posto, probabilmente avrebbe perso al primo turno, così ha “ceduto” il suo posto in tabellone al primo giocatore che sarebbe entrato come lucky loser. E' finita con una sanzione per entrambi: sei mesi a Trusendi (tornerà appena in tempo per giocare la Serie A1) e tre mesi al francese. La notizia è che il francese ha ricevuto inattesa solidarietà da parte dei colleghi. Oggi è numero 639 ATP, ma tornerà a giocare soltanto a giugno. Però, dopo questo episodio, gli vogliono tutti un po' più bene. Com'è possibile, visto che si è comunque trattato di una pratica illecita? Semplice: Rousset è diventato il simbolo di un business che non funziona, dove tanti giocatori sono costretti ai salti mortali per tirare a campare nel circuito minore. La solidarietà dei colleghi è stata così profonda da realizzare una colletta per coprirgli i 2.000 euro di multa comminati dalla TIU. L'iniziativa è stata del collega Gregoire Jacq: ha cercato 100 persone disposte a spendere 20 euro a testa. In poche ore ha raggiunto l'obiettivo. Tra i donatori c'è stata anche Pauline Parmentier, ottima giocatrice e membro del team francese di Fed Cup. C'è la diffusa sensazione che non abbia fatto nulla di male. “Sono rimasto sorpreso da tutto questo sostegno – ha detto Rousset – tutto questo ha fatto bene al mio morale e ha alimentato la convinzione che non ho fatto nulla di male. La sanzione è sproporzionata”. In questi giorni ha avuto un colloquio con il più noto connazionale Gilles Simon, tra i giocatori più intelligenti del tour. “Si è preso tutto il tempo necessario per ascoltarmi”. Su Twitter è andata ancora meglio, con la solidarietà dei vari Mahut, Mannarino e persino di Alize Cornet. Tutti lo hanno rassicurato: nessuno lo considera un disonesto. Qualcuno è andato oltre: “In tanti mi hanno detto che avrebbero fatto la stessa cosa”.


LE GARE A SQUADRE SONO SALVE

In effetti, Trusendi gli ha dato la chance di conquistare qualche punto ATP. Niente di più. Non è il massimo dell'etica, ma in un mondo dove girano così pochi soldi…è comprensibile. E' di questo avviso anche la federtennis francese, che ha deciso di non estendere in patria la squalifica comminata dagli organi internazionali. Per Rousset è una gran notizia: a maggio potrà giocare le gare a squadre nel suo paese. “Se me l'avessero impedito sarebbe stato un grosso problema. Non solo sul piano economico, perchè è da lì che arriva un quarto dei miei guadagni, ma anche su quello emozionale. Avrei avuto la sensazione di lasciare a piedi la squadra per cui gioco sin da ragazzino (Saint-Just Saint-Rambert, ndr), dove sono il numero 1". Rousset ha riflettuto se presentare o meno ricorso. Alla fine ha deciso di lasciar perdere. Troppi rischi, troppe noie. “Sarei andato incontro a un processo di 7-8 mesi. Avrei potuto farlo per orgoglio, per spiegare le mie ragioni. Ma la solidarietà che ho incontrato nel mondo del tennis vale quanto una sentenza. E' andata oltre al sentimento di aver subìto un'ingiustizia”. Adesso Rousset si concentrerà sugli allenamenti: è lì che vule spendere ogni goccia di energia. Tuttavia, vuole togliersi un sassolino dalla scarpa: vorrebbe che l'attuale norma venisse cambiata, rendendo le regole più permissive. “I vari giocatori dei tornei Futures dovrebbero mettersi insieme e creare un sindacato per mettersi in contatto con l'ITF e proporre un dialogo costruttivo”. In linea di principio potrebbe aver ragione, ma il sospetto è che i giocatori – proprio in virtù della loro situazione – "marcerebbero" un po' sulla cosa. No, non siamo d'accordo. Gli infortuni fanno parte del tennis e ognuno deve guadagnare in base ai risultati e delle proprie performance. Il peccato di Trusendi e Rousset è stato veniale, ma c'è stato. E magari adesso qualcuno starà più attento.