Frederik Nielsen sarebbe un grande doppista, ma continua a giocare piccoli tornei in singolare. E’ sceso al n. 630 ATP. Bob Bryan: “Altri ammazzerebbero per essere al posto suo. Ma se il doppio non lo rende felice…”
Frederik Nielsen con il trofeo di Wimbledon 2012.
Ma a lui non importa: vuole insistere con il singolare
Di Riccardo Bisti – 13 giugno 2013
"Freddy, sei un pazzo". Glielo dicono tutti. Eppure i danesi dovrebbero essere un popolo inquadrato, poco propenso ai colpi di testa. Di sicuro sono abituati alle vittorie inaspettate. Nel 1992, vinsero clamorosamente i Campionati Europei di calcio. Non si erano nemmeno qualificati, ma giocarono grazie alla Guerra nei Balcani, che fece fuori la Jugoslavia e la spezzettò in mille staterelli. Neanche Jonathan Marray e Frederik Nielsen avevano il diritto a giocare il doppio a Wimbledon. Ma gli organizzatori, mossi a compassione, con un britannico di mezzo, li omaggiarono di una wild card. "Ne abbiamo buttate via tante. Una più, una meno…". Come è andata a finire, lo sappiamo. In una commovente finale, durata cinque set e terminata sotto le luci, il duo anglo-danese battè Lindstedt-Tecau e colse un clamoroso trionfo. Si aprì un portone di popolarità, luci, gloria…e soldi. Ma il buon Frederik, nipote di quel Kurt Nielsen che raggiunse la finale a Wimbledon nel 1953 e nel 1955, se ne frega. Il doppio lo annoia. Il primo a raccontarci questa storia fu Mauro Iguera, presidente del Park Genova, club di Serie A1 per cui Nielsen è gioisamente tesserato. Non ci volevamo credere. Invece era tutto vero: un paio di mesi dopo, peraltro a seguito di una buona figura al Masters di Londra, il duo si è sciolto perchè Nielsen voleva concentrarsi sul singolare. Niente Masters 1000, niente soldi facili. Meglio andare a sputare sangue nei challenger, dove sono in palio poche centinaia di euro. Il povero Marray è rimasto senza compagno, tanto da dover mettere un annuncio sulla Player Zone del sito ATP. Da campione di Wimbledon non deve essere stato difficile trovare un partner. Alla fine si è accordato con il brasiliano Andre Sa. “Va bene così, Freddy non mi aveva fatto alcuna promessa. Ma sono sicuro che un giorno torneremo a giocare insieme”.
E Nielsen? Niente, è irremovibile. Continua a provarci col singolare, anche se i risultati lo bocciano. Farsene una ragione non sarebbe un delitto, visto che non è mai andato oltre il numero 190 ATP. Oggi, a quasi 30 anni (li compirà il prossimo 27 agosto) è precipitato al numero 630. Con una classifica del genere, fatica a entrare in tabellone nei futures. In doppio è ancora numero 17, forte della rendita londinese e di una buona semifinale colta a Indian Wells insieme a Grigor Dimitrov. Se guardi i tornei giocati nel 2013, ti viene il mal di testa. Si va dagli Slam ai futures, senza alcuna logica. Perchè lui continua a crederci. “Amavo la mia vita prima di Wimbledon – racconta – e ho continuato ad amarla dopo Wimbledon. Non ci sono ragioni per cambiarla. Se mi concentrassi solo sul doppio, svenderei me stesso”. Una fede incrollabile che si scontra con i risultati: in tutta la carriera, non ha ancora passato un turno in un torneo ATP. Quest’anno, a parte la vittoria in un future britannico, ha raccolto una marea di primi turni. Ha perso anche contro i nostri Alberto Brizzi e Omar Giacalone, non esattamente due top-players. Questa settimana, sull’erba amica del Queen’s, si è infilato nel main draw come lucky loser grazie al forfait di Michael Llodra. Niente da fare: ha perso contro Marinko Matosevic. Almeno ha incassato 9.300 dollari, il triplo rispetto a quanto aveva guadagnato, in singolare, in tutto il 2013. Il doppio gliene ha fruttati 75.000, dopo che l’anno scorso se ne era spartiti oltre 500.000 con Marray, tra Wimbledon e ATP World Tour Finals. “Non c’è niente di strano in tutto questo – racconta con gli occhi sgranati – io gioco a tennis perchè voglio sfondare in singolo. Vorrei diventare un buon giocatore, migliorare la classifica e arrivare a giocare i tornei del Grande Slam. La gente dice che sono pazzo. Non sapete quante volte me l’hanno detto. Rispetto l’opinione di tutti e amo il dibattito”.
Bob Bryan (vincitore di 14 Slam insieme al fratello) ha chiesto se il danese avesse cambiato idea. Quando gli hanno detto di no, sembrava stupito. “Tanti pensano che sia nella posizione ideale per fare un’ottima carriera in doppio, giocare i grandi tornei e intascare un mucchio di soldi. Ci sono giocatori che avrebbero ucciso per avere questa opportunità. Ma se non lo rende felice…”. E' materiale per gli psicologi, non solo quelli dello sport. Ovviamente, Nielsen si presenterà a Wimbledon in totale relax. Che gli importa? A lui interessa il singolare… “Non ho mica 50 Wimbledon davanti a me. L’unica cosa che davvero mi interessa è la possibilità di esserci di nuovo”. Come detto, farà coppia con Grigor Dimitrov, suo compagno (quasi) fisso nei grandi tornei. Finita la grande abbuffata, vincente o perdente, Nielsen tornerà a respirare la polvere dei piccoli tornei, nella speranza di migliorarsi in singolare. Quando gli hanno chiesto di citare un film che descriva la sua vita, Freddy non ha esitato: “Il Grande Lebowski”. Lui, ovviamente, è “The Dude” (il Drugo), il personaggio principale, interpretato da Jeff Bridges. “Gode delle piccole cose della vita, ha un’esistenza divertente e amici pazzi. Ma io sono un po’ più disciplinato”. Mica tanto. Se diamo un'occhiata alla classifica All-Time dei guadagni, il danese langue in 632esima posizione con poco più di 700.000 dollari intascati in tutta la carriera. Alcuni specialisti del doppio hanno intascato vagonate di milioni. Ma in fondo, l'obiettivo di tutti noi è essere felici. E lui vuole essere felice. Si dice che i soldi non diano la felicità. Nel caso di Freddy, è certamente vero.
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