CASO MELDONIUM – Il CAS di Losanna ha stabilito che la negligenza di Maria Sharapova è stata “inferiore” rispetto a quanto stabilito in primo grado. Per questo, le hanno ridotto la squalifica da 24 a 15 mesi. La sua colpa principale? Non aver istruito a sufficienza Max Eisenbud. Potrà tornare a giocare il 26 aprile 2017. “E’ uno dei miei giorni migliori, mi hanno restituito quello che amo”.



L’incubo di Maria Sharapova è terminato. Con una sentenza depositata il 30 settembre, il CAS di Losanna ha ridotto la squalifica per il caso Meldonium da 24 a 15 mesi. Il ritorno è previsto per il 26 aprile 2017: certo, ripartirà da zero e avrà bisogno di wild card a iosa (che però dovrebbero arrivare), ma è sempre meglio così che ricominciare nel 2018. La commissione era composta dal presidente Luigi Fumagalli (italiano) e due arbitri statunitensi: Jeffrey Benz e David Rivkin: nella sentenza di 28 pagine hanno riassunto l’andamento del processo per poi entrare nel merito, concedendo lo sconto alla Sharapova in base a un’analisi del grado di colpa. A leggere le carte, l’oggetto del contendere è stato proprio questo: quanto è stata grave la negligenza della Sharapova? Si oscillava dalla negligenza “significativa” (sancita dalla sentenza di primo grado) a quella “non significativa” (invocata dalla Sharapova). Alla fine, i giudici hanno optato per un grado di colpevolezza superiore alla negligenza NON SIGNIFICATIVA ma inferiore a alla negligenza SIGNIFICATIVA. L’appello si è svolto in due giornate, a New York, il 7 e l’8 settembre. Hanno testimoniato in cinque: Yuriy Sharapov e Max Eisenbud a favore di Masha, Stuart Miller dell’ITF e Olivier Rabin della WADA per la controparte. Papà Sharapova ha spiegato le ragioni per cui, nel 2006, il dottore russo Anatoly Skalny aveva prescritto alla figlia l’utilizzo del Mildronate. Ed è proprio su un equivoco formale che si è basata la linea difensiva. Sia la Sharapova che il manager Max Eisenbud hanno detto di non sapere che “Mildronate” fosse solo il nome di un prodotto, mentre ritenevano che fosse il principio attivo, la sostanza che prendeva. Come è ormai noto, la sostanza illecita era il “meldonium”, e come tale era stato inserito nella lista delle sostanze proibite. In tale lista, ovviamente, non compariva il nome “Mildronate”. Nella sua deposizione, Masha ha ammesso di aver continuato a prenderlo anche dopo aver smesso di farsi seguire da Skalny: per lei era ormai routine, tenendo conto che lo stesso medico russo, a suo tempo, si era assicurato di averle prescritto solo prodotti regolari. Ma c’è di più: la difesa ha spinto sul fatto che un giocatore è legittimato a demandare a terzi la gestione delle vicende antidoping. In questo senso, Max Eisenbud (pur non avendo particolari competenze mediche) era la persona indicata, sia perché lavora per un’agenzia importante come IMG, sia perché segue la Sharapova sin da quando aveva 11 anni. Da parte loro, ITF e WAFA hanno spinto su tre punti: intanto la Sharapova utilizzava il Mildronate per avere più energia durante un match, nonché per recuperare più velocemente. Un utilizzo, dunque, funzionale al miglioramento delle prestazioni sportive. Inoltre hanno sindacato sul fatto che Masha non abbia mai segnalato l’utilizzo del Meldonium quando compilava i moduli antidoping. Infine, hanno contestato il fatto che si sia rivolta a una persona senza nessuna preparazione sull’argomento, citando il precedente di Seikh Al Nanyan, il quale aveva avuto uno sconto di 6 mesi, pur essendosi rivolto a personale più qualificato per farsi gestire le vicende legate al doping.




Ascoltate le parti, il CAS ha individuato le due domande a cui dare risposta.

. Un’altra mazzata all’impianto accusatorio è arrivata quando i giudici hanno stabilito che demandare a Max Eisenbud era perfettamente legittimo, poiché la lista delle sostanze proibite poteva essere gestita in prima persona anche dalla giocatrice. In altre parole, non era richiesta chissà quale preparazione medica. La colpa più grave della Sharapova è di NON aver istruito a dovere Eisenbud su quello che avrebbe dovuto fare. Doveva spiegargli meglio il da farsi, le persone da contattare….tuttavia, dice il CAS, Maria non aveva la percezione corretta de rischio che stava correndo. I giudici sostengono che tale percezione fosse legittima per due motivi.

Utilizzava il Mildronate da 10 anni

Ne 2006 si era rivolta a Skalny per motivi medici, come certificato dai documenti

Per questa ragione, hanno deciso di applicare uno sconto di 9 mesi che le consentirà alla russa di tornare a giocare il 26 aprile 2017, nella settimana in cui si giocheranno i tornei di Stoccarda e Istanbul. Lo stop di 15 mesi la farà uscire definitivamente dal ranking WTA, dunque avrà bisogno di un buon numero di wild card per tornare a giocare senza partire dai tornei minori, anche perché – ovviamente – non potrà usufruire di nessuna classifica protetta. In definitiva, il CAS ha stabilito che Maria aveva un “certo grado di colpa” che però era inferiore al “grado significativo” stabilito dalla sentenza di primo grado. In virtù di questo, “il pannello ha determinato, tenendo conto di tutte le circostanze, che una sospensione di 15 mesi è appropriata visto il suo grado di colpa”. La Sharapova ha affidato la sua reazione a un comunicato stampa, in cui ha detto di aver vissuto i giorni più duri della sua carriera. “Mentre oggi è uno dei più felici, perché ho scoperto che potrò tornare a giocare ad aprile. Sotto tanti aspetti, ho sentito che mi portassero via qualcosa che amo ed è bello sapere che me l’hanno ridato. Il tennis è qualcosa che amo e mi è mancato. Sto già contando i giorni fino a quando tornerò in campo”. La notizia è stata accolta con piacere sia dagli sponsor (la Head ha addirittura pubblicato un banner celebrativo) che dalla WTA, che, per bocca del suo presidente Steve Simon, fa sapere di non vedere l’ora di rivederla in campo. “E penso che non saranno molti i tornei a non darle la possibilità di una wild card, compreso il Roland Garros”. Vedremo se sarà davvero così. Nel frattempo, Masha è di nuovo libera. Masha è di nuovo serena. Ma soprattutto, Masha conosce il suo futuro.