LA STORIA – Pur di giocare il challenger di Binghamton, il bulgaro Dimitar Kutrovsky e l'indiano Saketh Myneni si sono sobbarcati due viaggi assurdi. Ovviamente hanno fatto poca strada. Ma questa settimana giocano il doppio insieme a Lexington! 

Roger Federer può viaggiare col jet privato. Diversi giocatori (non troppi, eh!) hanno un staff che pensa alla logistica. La maggior parte, tuttavia, devono arrangiarsi da soli. Situazioni particolari si verificano quasi ogni settimana, ma si intensificano quando ci sono i weekend di Coppa Davis. E allora il sito ATP ha raccontato due storie interessanti con protagonisti l'indiano Saketh Myneni e il bulgaro Dimitar Kutrovsky. Il primo ha giocato un match di Gruppo I in Nuova Zelanda, l'altro ha accompagnato Grigor Dimitrov nella morbida trasferta in Lussemburgo. Ma pochi giorni dopo si sono ritrovati negli Stati Uniti, più esattamente a Binghamton, sede di uno dei tanti challenger organizzati dalla USTA. I due hanno raccontato le loro storie a Josh Meiseles, “delegato” ai challenger per il sito ATP: ogni settimana si prende la briga di contattare gli uffici stampa degli oltre 150 tornei in giro per il mondo, chiedendo una foto dei vincitori e un breve resoconto della finale, possibilmente con dichiarazioni. Ma si occupa anche in prima persona di scovare le storie di tanti giocatori di secondo piano. Nel suo bel racconto, tuttavia, gli è sfuggita una curiosità: Kutrovsky e Myneni hanno addirittura giocato (e vinto) un torneo insieme, lo scorso agosto a Winnipeg, in Canada. 11 mesi dopo sono di nuovo protagonisti, anche se a distanza. Impegnati nei rispettivi match fino a domenica, avevano il diritto a giocare il primo turno di mercoledì (le regole lo consentono ai tennisti impegnati fino al weekend in un altro continente).


DA LUSSEMBURGO AGLI STATES…VIA ISTANBUL

Kutrovsky ha fatto un giro assurdo per arrivare a Binghamton. Si era iscritto a tutti i cinque challenger della settimana nella speranza di acciuffare almeno un main draw. Ce l'ha fatta al torneo americano, la cui sede dista circa 3 ore d'auto da New York. “Il problema è che avevo fatto il biglietto per Granby, in Canada – ha detto – il piano iniziale prevedeva di viaggiare da Lussemburgo a Istanbul, poi dalla Turchia per Chicago. Quando ho capito che sarei dovuto andare a Binghamton ho provato a cambiare prenotazione, ma tutti i voli erano occupati”. Così da Lussemburgo è andato ugualmente a Istanbul, dove si è spostato su Francoforte. Dalla Germania è volato a Newark, terminando la sua odissea con tre ore al volante per raggiungere Binghamton. Tutto sommato è arrivato con un discreto anticipo: alle 14.30 di martedì era già sul posto. “Il problema è che in Lussemburgo, con la Davis archiviata, mi sono allenato sul sintetico indoor. Erano i campi più simili al cemento che avessi a disposizione, tenendo conto che la Davis si giocava sulla terra. La mia fortuna è che nel viaggio da Francoforte ho avuto un upgrade e ho potuto viaggiare in prima classe, riposandomi a dovere”. In effetti ha giocato un buon torneo, battendo Daniel Nguyen (n. 7 del draw) prima di perdere una dura battaglia (7-6 3-6 7-6 lo score) contro l'americano Nicolas Meister. Tanta fatica gli è valsa un misero montepremi di 860 dollari. “Sento spesso di storie di questo tipo, ma non voglio farmi distrarre. Devo rimanere concentrato e arrangiarmi con quello che ho a disposizione”.


MYNENI, 10.000 MIGLIA E LO SBALZO DI 26 GRADI

E' andata meno bene a Myneni: se il collega ha dovuto attraversare l'Oceano Atlantico, lui si è sobbarcato un viaggio di 10.000 miglia sorvolando il Pacifico. Saketh vive negli Stati Uniti, in Connecticut, quindi il viaggio in Nuova Zelanda è stato una sorta di andata e ritorno. A Christchurch ha giocato (e perso) il doppio, assistendo alla rimonta firmata da Devvarman e Bhambri. Ma la grande gioia si è rapidamente trasformata in un incubo. Pensava di viaggiare al lunedì e avere il tempo per recuperare in vista di mercoledì, ma in Nuova Zelanda è andata per le lunghe, così non è potuto partire domenica sera. Partendo lunedì mattina si è fatto tre voli: da Christchurch ad Auckland, poi a Los Angeles e infine a Newark, senza dimenticare le canoniche tre ore di guida fino a Binghamton. Senza contare la differenza di temperatura: dai 2 gradi della Nuova Zelanda è passato ai 28 degli Stati Uniti. A lui è andata male: pur essendo accreditato dell'ottava testa di serie, ha perso subito contro Mitchell Krueger. “Onestamente non pensavo che il viaggio fosse così lungo – ha detto – ma il problema è stato soprattutto il jet-lag. Al ritorno è stato terribile, non riuscivo proprio a dormire. Mi sono sdraiato alle 10 di sera, ma non ho preso sonno fino alle 2 di notte. Mi sono rigirato nel letto, perché quando il corpo è davvero stanco non riesci a dormire. Ho fatto il possibile, ma proprio non sentivo la palla”. Nonostante la sconfitta e un misero bottino di 520 dollari (lordi) non si è detto pentito della scelta. “Perché Binghamton era un torneo importante per i punti ATP”. Oltre al danno, ha subìto la beffa di non poter giocare il doppio, dove è piuttosto competitivo. Proverà a rifarsi questa settimana a Lexington, dove è iscritto a entrambi i tabelloni e in doppio gioca…si, proprio con lui: Dimitar Kutrovsky. Al primo turno avranno un test durissimo contro Bolt-Whittington, prime teste di serie…ma chissà che le loro disavventure non abbiano il lieto fine. Lo meriterebbero.