RISING STAR – Enorme attesa per Alexander Zverev: il 17enne tedesco ha vinto un ricco challenger ed è già tra i top-300. Gli hanno dato una wild card ad Amburgo, sua città natale. “Sono un uomo di spettacolo”.
Di Riccardo Bisti – 14 luglio 2014
“Se Wimbledon è il mio giardino, il torneo di Amburgo è il mio salotto di casa”. Boris Becker aveva le idee chiare, ma non ha mai vinto al Rothenbaum, uno dei suoi tanti incubi quando doveva giocare sul rosso. Il torneo più importante della Germania è stata declassato: l’hanno spostato in luglio e non è più un Masters 1000. Il downgrade risale al 2009, ma i tedeschi non si sono ancora abituati. L’anno scorso hanno ingaggiato Roger Federer, ma quest’anno hanno incassato il “no” di Rafael Nadal. E il Campo Centrale ha visto ridursi la capienza. Il maxi-impianto di qualche anno fa è solo un ricordo. Le file più alte sono state coperte da immensi teloni, così come sono stati eliminati alcuni spicchi di tribuna agli angoli. Tuttavia, c’è un nome che può accendere l’interesse e – magari più in là – restituire entusiasmo al tennis tedesco. Si parla da tempo di Alexander Zverev, ma la recente vittoria al ricco challenger di Braunschweig ha fatto un gran rumore, forse anche più del successo all’Australian Open junior. Battere fior di professionisti come Andrey Golubev e Paul Henri Mathieu è un risultato di rilievo, ma riuscirci a 17 anni e 2 mesi è ancora più significativo. Con questi successi, Zverev è salito al numero 285 ATP e ha fatto un’ottima figura anche a Stoccarda, dove ha ceduto in due tie-break al futuro finalista Lukas Rosol. Ma Amburgo è un’altra cosa. Michael Stich, direttore del torneo (così come del challenger di Braunschweig) gli ha fatto firmare un contratto di cinque anni e – ovviamente – gli ha concesso una wild card per questa edizione. Alexander esordirà martedì contro Robin Haase e c’è da aspettarsi un gran pubblico. Perché Alexander, a dispetto del cognome e della doppia residenza, si sente un vero amburghese.
STIMMATE DEL PERSONAGGIO
La storia della sua famiglia è nota perché il fratello Mischa si è già affacciato ad alti livelli. Papà Alexander Sr. è stato un discreto giocatore, ex top-150 e davisman per l’Unione Sovietica. Nel 1991, lui e la moglie Irina si sono trasferiti ad Amburgo con il piccolo Mischa. Qualche anno dopo, il 20 aprile 1997, è nato Alexander. Un predestinato: prima racchettina a un anno e mezzo, attività continuativa già a cinque anni. A parte la qualità del suo tennis (“Ho un ottimo dritto” dice lui), ha le stimmate del personaggio. A Brausnchweig esultava come un pazzo, tra “Come On!” e pugni serrati. “Lo facevo per me, poi ho visto che il pubblico mi stava dietro allora mi sono esaltato ancora di più. Mi ritengo un uomo di spettacolo, ma mi si potrebbe definire anche un idiota! E pensate che non ho mai bevuto un goccio d’alcol in vita mia…”. Attorno a lui c’è grande entusiasmo, ma per adesso lui rifugge le pressioni. “Dicono che sono una grande promessa? Cerco di non sentirne parlare, e comunque ci sono altri giovani tedeschi molto interessanti. Mi vengono in mente Maximilian Marterer e Daniel Masur”. Ma non c’è dubbio che il personaggio sia lui, altrimenti Michael Stich non lo avrebbe messo sotto la sua ala protettrice e non avrebbe dispensato consigli, come quello di non esagerare con il tennis e pensare anche ad altro. “Michael è il miglior direttore di torneo che ci sia. Se sto giocando così bene, è anche per merito suo. Ma non vivo solo di tennis: gioco parecchio a golf e me la cavo anche a basket. Mi piace molto e sono un tifoso dei Miami Heat”.
L'ENTUSIASMO DI PAPA'
Una passione non casuale, visto che Zverev si allena negli Stati Uniti, presso la Saddlebrook Academy. La base, tuttavia, resta Amburgo. “Non c’è dubbio. Amburgo resta la mia casa e ci trascorro l’estate. Inoltre ho un rapporto speciale con il torneo: vengo a vederlo sin da quando avevo 3-4 anni, poi ci ha anche giocato mio fratello ed ero in tribuna a seguirlo”. In quest giorni, i ruoli si invertiranno. In questo periodo, Mischa è fermo ai box per un infortunio al polso sinistro e lo seguirà ad Amburgo, peraltro dopo averlo accompagnato a Stoccarda. E qualcuno ha già sussurrato che potrebbe diventare il suo coach. “Calma. Io spero che Mischa possa giocare altri 10 anni. In questo momento è fermo, ma sono sicuro che tornerà. So quanto gli manca il tennis”. Adesso, intanto, telecamere e obiettivi sono puntati su di lui. Durante la premiazione di Braunschweig, papà Sasha ha fatto irruzione in campo e si è messo accanto ai fotografi per immortalare il figlio con il suo Ipad. L’entusiasmo è alle stelle, così come la consapevolezza di avere ancora tanta strada da fare. “Tra i professionisti non puoi permetterti un solo passaggio a vuoto”. Vedremo se sarà già in grado di farlo contro Haase, nel campo dei suoi sogni, nella sua città, nel torneo più importante della Germania.
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