Le qualità del numero uno del mondo sono spesso sottostimate perché meno sexy rispetto a quelle di altri giocatori, Federer soprattutto. Ma Charlie Eccleshare in un articolo pubblicato sul quotidiano The Telegraph di Londra ha invece spiegato perché appare così imbattibileOggi Novak Djokovic andrà a caccia del suo titolo numero 75, il 34esimo in un torneo Masters 1000 (record assoluto, staccherebbe Rafael Nadal, il suo avversario odierno). Eppure non sempre riceve gli elogi che vengono attribuiti ai suoi due maggiori rivali, Roger Federer e Rafael Nadal, appunto. Un bell’articolo di Charlie Eccleshare pubblicato dal Telegraph di Londra ha invece voluto sottolineare tutte le sue qualità. A partire da una domanda che spesso non trova risposta: qual è il suo punto debole?
Nonostante i quindici tornei del Grand Slam vinti, può essere complicato comprendere la genialità di Novak Djokovic. Paragonata all'ovvia bellezza di Roger Federer e alla brutalità animalesca di Rafael Nadal, l'eccellenza a cui è giunto Djokovic appare più discreta e sottile. Fosse un film, sarebbe un thriller dalla trama psicologica che si rivela piano piano, rispetto ai blockbuster dei suoi rivali. Laddove Federer e Nadal amano attaccare e distruggere le difese dei loro avversari, Djokovic preferisce trasformarsi in un muro umano – a prendere in prestito una frase di John McEnroe – e chiedere a chiunque debba affrontare di provare ad abbatterlo. E, per dare un senso a quanto sia difficile gestire una situazione di questo genere, basta ripensare a come Djokovic abbia letteralmente demolito Nadal nella finale dell'Australian OpenOra, immaginate di essere uno degli altri giocatori del circuito che sta guardando quel match sperando di trovare qualche indizio su come poter battere Djokovic. Su quale debolezza potreste mai insistere contro un giocatore che dimostra di non averne? Come ribadisce Boris Becker, che ha allenato Djokovic dal 2013 al 2016: «Il suo gioco non ha punti deboli: ha un ottimo servizio, la risposta è probabilmente la migliore del mondo, la volée è buona, lo slice di rovescio pure. Insomma, non c'è una strategia chiara che si può adottare contro di lui, tipo insistere sul dritto. Non è il caso. In un match al meglio dei cinque set, bisogna essere pronti a stare in campo contro Novak per quattro o cinque ore e pochissimi giocatori hanno la determinazione, la resistenza e le qualità per tenergli testa così a lungo». Senza debolezze da sfruttare, diventa necessario affidarsi ai propri punti di forza. Il problema è che pochissimi hanno qualità che non vengano ridimensionate dallo straordinario gioco di difesa di Djokovic. Non c'è dubbio che non vi sia mai stato nessuno così bravo a disinnescare le armi avversarie, a trasformarsi in Kryptonite per chiunque debba affrontarlo. Milos Raonic è un paradigma ideale: è uno dei battitori più efficaci del circuito, abituato a servire un ace dopo l'altro contro la maggior parte dei suoi avversari. Ma le capacità di anticipo di Djokovic sono tali che questo non avviene quando si trovano di fronte. La conseguenza è che Raonic ha perso tutti i nove confronti diretti: «Novak gioca profondo e, colpo dopo colpo, ti prende il tempo, fino a farti arrivare tardi sulla palla – ha spiegato Raonic -. Ci sono giocatori che tirano più forte ma lo fanno rischiando molto perché colpiscono lontano dal fondocampo e cercano di trovare le righe; quando invece Djokovic risponde, si difende o colpisce in anticipo, sai quello che sta accadendo ma è terribilmente difficile trovare una soluzione. La palla non arriva pesante ma la colpisce così presto che ti toglie il tempo. Novak è perfettamente cosciente che, colpo dopo colpo, vincerà la tua resistenza. È solo questione di tempo. Ti mette fretta e poi ti ammazza lentamente».Quindi, ancor prima di preoccuparsi delle armi di Djokovic, gli avversari devono affrontare questa assenza di debolezze e un’abilità di succhiarti la vita, come fosse un boa constrictor, indipendentemente da chi ci sia dall’altra parte della rete. Una delle ragioni per cui le abilità di Djokovic sono talvolta sottostimate è perché sono meno sexy, per esempio, dei colpi di Federer, del dritto di Nadal o del rovescio di Stan Wawrinka. Però Djokovic può tranquillamente definire la sua risposta al servizio come «la migliore di tutti i tempi» – ancora McEnroe – e vantarsi di una resilienza, una capacità di coprire il campo e un’elasticità fuori dal comune. E quando si parla di riposta al servizio, Raonic è tra i grandi battitori che hanno dovuto soccombere. Anche Federer ha vissuto degli incubi visto che è tra i giocatori più abituati a vincere rapidamente i suoi turni di battuta. Semplicemente, questo non accade contro Djokovic, che ha vinto cinque dei loro ultimi sei match. Lo stesso Nadal, allo scorso Australian Open, ha mostrato progressi notevoli alla battuta ed è arrivato in finale senza mai subire un break. Contro Djokovic ha perso il servizio cinque volte, in un match peraltro molto veloce. Nessuno come Djokovic è in grado di distruggerti mentalmente. Come nella prima era Mourinho al Chelsea, Djokovic è maestro nel vincere sporco e portare a casa l’equivalente di un imbarazzante uno a zero. «Ha la mentalità dei fuoriclasse – dice Becker -. Sa come vincere le partite, senza dover apparire sempre bello ed elegante. Ama davvero giocare a tennis, correre, competere, cercare soluzioni che portino al successo. È nella sua natura. Poi è anche uno studioso del gioco, può dirti chi ha vinto, dove e per quante volte. Credo provi a migliorarsi costantemente e non pensa mai di aver giocato la partita perfetta. È sempre alla ricerca di un dettaglio che possa essere perfezionato, anche dopo aver vinto così tanto. Succede lo stesso a Federer e Nadal».Uno dei principali motivi che spinge Djokovic a migliorarsi costantemente è la sua volontà di raggiungere la perfezione a livello fisico. Si è parlato molto della sua dieta gluten-free e degli esperimenti vegani: per adesso, il risultato è che Djokovic riesce a scivolare sul campo con la velocità e la precisione di un olimpionico di pattinaggio sul ghiaccio. «Resta sempre molto vicino alla linea di fondo e cambia direzione in un attimo – dice Marin Cilic, altro gran colpitore con un record pessimo contro Djokovic -: per questo è così difficile giocargli un vincente». Bernard Tomic, che non ha mai sconfitto Djokovic in cinque confronti, sottolinea anche l'importanza del suo equilibrio e delle capacità di giocare in anticipo: «La sua maggior qualità è quella di essere abbastanza forte fisicamente e in perenne equilibrio, da arrivare su ciascuna palla come se questa rimbalzasse sempre in mezzo al campo, comoda da essere colpita. Certe volte puoi costringerlo in situazioni complicate ma trova sempre il modo per uscirne. La chiave è nella sua coordinazione e nel timing: arriva sempre bene sulla palla ed è terribilmente difficile dominare lo scambio. Per questo è così difficile da battere».
A parte queste doti non sempre così chiare, il colpo in cui è più evidente la sua straordinaria tecnica esecutiva è il rovescio bimane, da molti considerato il migliore del circuito. «Con questo colpo è sempre perfettamente in timing, è il più efficace del tour» conferma Tomic. Nella finale di Melbourne, Nadal sembrava dovesse assaltare una fortezza protetta su tutti i lati. Accade spesso sulla Rod Laver Arena, un po' la Fort Knox personale di Djokovic (ha vinto sette volte lo Slam australiano). In quel contesto, la sconfitta brutale che ha subìto Nadal è apparsa del tutto inevitabile. E, sfortunatamente per tutto il resto del gruppo, Djokovic è solo leggermente meno efficace lontano da Melbourne, visto che ha vinto anche i due Slam precedenti ed è ampiamente il numero uno del ranking mondiale. La verità è che per avere successo laddove Nadal ha fallito, bisogna giocare un tennis sostanzialmente perfetto. A questo ti costringe Novak Djokovic. Ed è anche il suo modo di essere geniale.
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