L’INTERVISTA – Alice Matteucci potrebbe essere fra le protagoniste del tennis tricolore del futuro. Allenata dalla Garbin, ha già esordito in Fed Cup e oggi attraversa il suo miglior periodo. Le top 100 sono lontane, ma poco importa: “Ognuno ha la sua storia”.
Di Marco CaldaraLo si sente dire spesso: il futuro del tennis azzurro in gonnella potrebbe essere un’incognita. A differenza del maschile, fra le nostre teenager sembra non esserci un nome di punta alla Matteo Donati, eppur qualcosa si muove. Tra i nomi più interessanti c'è senza dubbio Alice Matteucci, 19 anni da Pescara. È stata fra le prime 25 del mondo da under 18, il cittì azzurro Corrado Barazzutti l’ha già fatta esordire in Fed Cup, lo scorso anno a Cleveland, e la Federazione Italiana Tennis ha deciso di investire su di lei. L’hanno affidata alla saggia mano di Tathiana Garbin e potrebbe essere la scelta giusta, visto che in campo la ricorda abbastanza, con un tennis tutt’altro che scontato. Lo scorso anno, di lei si è interessato addirittura il sito ITF, segno che le sue variazioni non passano affatto inosservate. Da qualche tempo ha iniziato a farsi vedere anche a livelli superiori rispetto ai 10mila, e anche se il best ranking dice che ha appena toccato le prime 400 del mondo, Alice non ha fretta. Sa che è un tantino ingeneroso, perché il tennis c’è, la palla pesante pure, e la strada potrebbe non essere così lunga. Manca la continuità da giocatrice vera, ma c’è tanta voglia di costruirla step by step. Col lavoro in campo e la psicologia fuori.Per iniziare, che genere di giocatrice è Alice Matteucci?
Sono una giocatrice dal tennis abbastanza vario, mi piace scendere a rete, giocare al volo, variare rotazione e spinta di palla. Il mio colpo migliore è il servizio, cerco di sfruttarlo al massimo per usare lo schema servizio e diritto. Mi piace giocare sia sul veloce sia sulla terra, dove si ha un po’ più tempo e alcune qualità possono uscire meglio, come variazioni e smorzate.
La tua miglior qualità in campo?
Credo sia proprio questo stile di gioco un po’ anomalo, che fra le donne non si vede così spesso. Essendo un po’ fuori dagli schemi può diventare un punto a mio vantaggio, ma la presenza di più soluzioni può diventare anche un’arma a doppio taglio. Devo sempre essere lucida per mettere in pratica la migliore, è un gioco che richiede maggiore concentrazione.
E fuori dal campo che persona sei?
Una ragazza abbastanza solare, aperta con tutti e che fa poca fatica a socializzare. Mi piace studiare psicologia, mio padre vorrebbe che mi iscrivessi all’università, ma per il momento voglio concentrarmi solo sul tennis, conciliare le due cose sarebbe difficile. Si tratta di una disciplina affascinante, fondamentale per noi tennisti. Quello mentale è l’aspetto su cui devo lavorare di più, e questo mi aiuta anche a scoprire me stessa.
Ti alleni al Centro Federale di Tirrenia. Come è il clima? Non c’è il rischio che, vivendo quasi solamente all’interno della struttura, ci si stanchi alla svelta?
Dipende tutto da come una persona affronta questa vita. Se a una persona questa situazione pesa, allora diventa molto difficile. Io invece ci sto bene. Credo che l’importante sia sapere l’obiettivo per cui ci si trova lì. A chi ha delle grandi motivazioni non dovrebbe pesare.
A Tirrenia c’è anche Camila Giorgi. Siete amiche? Ce la racconti un po’ fuori dal campo?
Siamo amiche, andiamo d’accordo e la vedo spesso. Camila è una ragazza molto tranquilla con tutti, è molto professionale e la ammiro molto. Qualche volta è anche capitato di uscire insieme, ma sono cose personali.
Si dice che fra le donne c’è meno amicizia e più invidia rispetto al tour ATP. È vero anche a questi livelli?
Da parte mia non nutro nessun tipo di rancore nei confronti delle altre giocatrici. Un po’ di competizione fa bene perché spinge a migliorarsi sempre di più, però deve essere positiva. Deve servire a crescere personalmente, non a guardare in chiave negativa quello che fanno le altre giocatrici. Io cerco sempre di pensare a me stessa.
È vero che da ragazzina giocavi a calcio?
Ho provato un sacco di sport: danza, nuoto, basket e pure il calcio. Mi piaceva molto, ma alla fine ho scelto il tennis, quello in cui riuscivo meglio e mi divertivo di più.
Per il momento, questa si può definire la tua miglior stagione?
Se parliamo di numeri sì, è il momento in cui ho raggiunto il mio miglior ranking. Però sto comunque cercando di migliorarmi giorno dopo giorno, e anche negli anni scorsi ho espresso un buon tennis. Sto cercando di lavorare molto sull’aspetto mentale e sulla tattica. Ho delle lacune, ma con Tathiana (Garbin, ndr) stiamo lavorando molto bene, sono fiduciosa.
A cosa è dovuta la tua recente crescita nei risultati?
Al lavoro mentale, dentro e fuori dal campo. Credo siano decisive delle piccole cose, io mi sto concentrando anche su una ricerca personale, per capire meglio me stessa. Sto riuscendo a essere più continua, e in campo si vede.
Com’è allenarsi con un’ex top 30 dell’esperienza di Tathiana Garbin?
Mi trovo molto bene, mi capisce come persona oltre che come giocatrice. Conosce quello che sto facendo, è passata da tante situazioni da cui passiamo anche noi, sa bene come aiutarci.
Ti sei posta degli obiettivi per il 2015?
Nulla che riguardi il ranking. Siamo convinti che migliorando le cose su cui stiamo lavorando il ranking arriverà di conseguenza. Se comincio a giocare meglio, ed essere più solida dal punto di vista mentale, i risultati miglioreranno. Spero di farlo sempre di più, e arrivare a esprimere il massimo delle mie possibilità. Diciamo che se riuscissi ad arrivare intorno alla posizione numero 250 per l’inizio del prossimo anno sarebbe un buon risultato.
Da juniores hai giocato i tornei del Grande Slam, quanto ti manca per tornarci, almeno nelle qualificazioni?
Mancano un tot di punti (ride, ndr). Il livello non è così impossibile da raggiungere, conta la solidità mentale e nel gioco. Il passaggio da fare per arrivare a competere con le migliori è proprio questo. Spero che, continuando a fare le cose bene, riuscirò ad arrivarci.
Tutti hanno un modello mentre crescono, il tuo? E adesso da chi cerchi di prendere spunto?
In questo momento non ho proprio un modello. Mi piace molto Federer, ma non posso dire di ispirarmi a lui, sarebbe impossibile. Il tipo di gioco che ho è simile a quello della Garbin, quindi sono doppiamente fortunata ad avere lei, che sa benissimo come prendermi e come vedere il mio gioco. Da piccola ho sempre ammirato Sharapova e Pennetta. Flavia l’ho vista spesso negli Slam da juniores, è sempre stata umilissima con noi più piccole, spronandoci a dare il massimo.Ci racconti il tuo esordio in Fed Cup?
È stata un’emozione fortissima. Stare a contatto con giocatrici come Karin e Camila nel corso di un appuntamento così importante è stata un’esperienza che mi ha arricchito molto e dato una grandissima motivazione. E poi ho giocato il doppio, una disciplina che a me piace molto. È stato bellissimo.
Bellissimo e crediamo anche parecchio inaspettato. Barazzutti tende sempre seguire molto la classifica, e c’erano numerose giocatrici meglio piazzate di te…
Credo abbia voluto convocare una giovane, e lo ringrazio tantissimo per l’opportunità che mi ha dato.
Fra le top 100 ci sono tre ragazze del 1995, sapresti dire chi sono?
Non lo so. Conosco la Bencic, la Siniakova, Konjuh, ma del ’95 non me ne vengono in mente.
Keys, Witthoeft e Putintseva. Hai un’idea di quante coetanee ti stanno davanti nel ranking?
No, non saprei proprio.
Sono 32. Secondo te ce n’è una che può arrivare veramente in alto?
Non lo so, giocano tutte bene, non spetta a me dare questo tipo di giudizi. Io auguro a tutte il meglio.Insieme ad altre ragazze fai parte della nuova generazione del tennis azzurro. Secondo molti non siete all’altezza di chi c’è adesso. Cosa ne pensi?
Cerco di ascoltare e leggere il meno possibile questo tipo di commenti. Penso solamente a me stessa e al mio miglioramento personale. Come mi dice sempre Tathiana, ognuno ha la sua strada e i suoi tempi. Non è una gara, nessuno sta cercando di essere meglio di qualcun altro. Siamo qui e lottiamo ogni giorno per coronare i nostri sogni. Questi commenti possono dare fastidio in un primo momento, ma il nostro sogno è talmente grande che ci passiamo sopra. Al contrario, certe parole possono diventare una motivazione per fare sempre meglio.
Pensi molto all’obiettivo top 100? Come cambierebbe la tua vita?
Non contano molto la fama e i soldi, ma il piacere di giocare, di stare in campo a soffrire e lottare. Ovviamente quando sei top 100 la vita cambia, fai altri tornei, conosci altre persone, vivi una realtà diversa. Ma si parte da qui, quindi voglio vivere giorno per giorno.
Cosa serve per arrivare in alto nel tennis femminile di oggi?
La qualità principale è la testa. Bisogna essere molto forti mentalmente.
Hai parlato del tuo tennis vario, diverso. Ti sarebbe piaciuto magari arrivare 30 anni prima, quando il tennis femminile era più tenico e meno ‘piatto’?
Non saprei, perché 30 anni fa ci sarebbero state altre difficoltà. Non si può fare un paragone. Forse è meglio essere diversa nel tennis di oggi piuttosto che uguale a tante altre 30 anni fa.
Per chiudere, la domanda più calda dell’estate: Serena Williams completerà il Grande Slam?
Secondo me sì. Se lo merita, è un’atleta che stimo moltissimo. Ha una forza mentale pazzesca oltre a grandissime qualità.
Lei è il simbolo del tennis femminile moderno. Pensi che dopo il suo ritiro il tour WTA possa perdere un po’ di appeal?
La sua presenza dà molta luce al nostro circuito, invoglia tanta gente a giocare a tennis, così come vale nel maschile per Roger Federer e Rafael Nadal. L’assenza di Serena creerebbe sicuramente molti problemi, ma prima o poi ci saranno dei ricambi generazionali che andranno a prendere il suo posto.
Di Marco Caldara
Lo si sente dire spesso: il futuro del tennis azzurro in gonnella potrebbe essere un’incognita. A differenza del maschile, fra le nostre teenager sembra non esserci un nome di punta alla Matteo Donati, eppur qualcosa si muove. Tra i nomi più interessanti c'è senza dubbio Alice Matteucci, 19 anni da Pescara. È stata fra le prime 25 del mondo da under 18, il cittì azzurro Corrado Barazzutti l’ha già fatta esordire in Fed Cup, lo scorso anno a Cleveland, e la Federazione Italiana Tennis ha deciso di investire su di lei. L’hanno affidata alla saggia mano di Tathiana Garbin e potrebbe essere la scelta giusta, visto che in campo la ricorda abbastanza, con un tennis tutt’altro che scontato. Lo scorso anno, di lei si è interessato addirittura il sito ITF, segno che le sue variazioni non passano affatto inosservate. Da qualche tempo ha iniziato a farsi vedere anche a livelli superiori rispetto ai 10mila, e anche se il best ranking dice che ha appena toccato le prime 400 del mondo, Alice non ha fretta. Sa che è un tantino ingeneroso, perché il tennis c’è, la palla pesante pure, e la strada potrebbe non essere così lunga. Manca la continuità da giocatrice vera, ma c’è tanta voglia di costruirla step by step. Col lavoro in campo e la psicologia fuori.
Per iniziare, che genere di giocatrice è Alice Matteucci?
Sono una giocatrice dal tennis abbastanza vario, mi piace scendere a rete, giocare al volo, variare rotazione e spinta di palla. Il mio colpo migliore è il servizio, cerco di sfruttarlo al massimo per usare lo schema servizio e diritto. Mi piace giocare sia sul veloce sia sulla terra, dove si ha un po’ più tempo e alcune qualità possono uscire meglio, come variazioni e smorzate.
La tua miglior qualità in campo?
Credo sia proprio questo stile di gioco un po’ anomalo, che fra le donne non si vede così spesso. Essendo un po’ fuori dagli schemi può diventare un punto a mio vantaggio, ma la presenza di più soluzioni può diventare anche un’arma a doppio taglio. Devo sempre essere lucida per mettere in pratica la migliore, è un gioco che richiede maggiore concentrazione.
E fuori dal campo che persona sei?
Una ragazza abbastanza solare, aperta con tutti e che fa poca fatica a socializzare. Mi piace studiare psicologia, mio padre vorrebbe che mi iscrivessi all’università, ma per il momento voglio concentrarmi solo sul tennis, conciliare le due cose sarebbe difficile. Si tratta di una disciplina affascinante, fondamentale per noi tennisti. Quello mentale è l’aspetto su cui devo lavorare di più, e questo mi aiuta anche a scoprire me stessa.
Ti alleni al Centro Federale di Tirrenia. Come è il clima? Non c’è il rischio che, vivendo quasi solamente all’interno della struttura, ci si stanchi alla svelta?
Dipende tutto da come una persona affronta questa vita. Se a una persona questa situazione pesa, allora diventa molto difficile. Io invece ci sto bene. Credo che l’importante sia sapere l’obiettivo per cui ci si trova lì. A chi ha delle grandi motivazioni non dovrebbe pesare.
A Tirrenia c’è anche Camila Giorgi. Siete amiche? Ce la racconti un po’ fuori dal campo?
Siamo amiche, andiamo d’accordo e la vedo spesso. Camila è una ragazza molto tranquilla con tutti, è molto professionale e la ammiro molto. Qualche volta è anche capitato di uscire insieme, ma sono cose personali.
Si dice che fra le donne c’è meno amicizia e più invidia rispetto al tour ATP. È vero anche a questi livelli?
Da parte mia non nutro nessun tipo di rancore nei confronti delle altre giocatrici. Un po’ di competizione fa bene perché spinge a migliorarsi sempre di più, però deve essere positiva. Deve servire a crescere personalmente, non a guardare in chiave negativa quello che fanno le altre giocatrici. Io cerco sempre di pensare a me stessa.
È vero che da ragazzina giocavi a calcio?
Ho provato un sacco di sport: danza, nuoto, basket e pure il calcio. Mi piaceva molto, ma alla fine ho scelto il tennis, quello in cui riuscivo meglio e mi divertivo di più.
Per il momento, questa si può definire la tua miglior stagione?
Se parliamo di numeri sì, è il momento in cui ho raggiunto il mio miglior ranking. Però sto comunque cercando di migliorarmi giorno dopo giorno, e anche negli anni scorsi ho espresso un buon tennis. Sto cercando di lavorare molto sull’aspetto mentale e sulla tattica. Ho delle lacune, ma con Tathiana (Garbin, ndr) stiamo lavorando molto bene, sono fiduciosa.
A cosa è dovuta la tua recente crescita nei risultati?
Al lavoro mentale, dentro e fuori dal campo. Credo siano decisive delle piccole cose, io mi sto concentrando anche su una ricerca personale, per capire meglio me stessa. Sto riuscendo a essere più continua, e in campo si vede.
Com’è allenarsi con un’ex top 30 dell’esperienza di Tathiana Garbin?
Mi trovo molto bene, mi capisce come persona oltre che come giocatrice. Conosce quello che sto facendo, è passata da tante situazioni da cui passiamo anche noi, sa bene come aiutarci.
Ti sei posta degli obiettivi per il 2015?
Nulla che riguardi il ranking. Siamo convinti che migliorando le cose su cui stiamo lavorando il ranking arriverà di conseguenza. Se comincio a giocare meglio, ed essere più solida dal punto di vista mentale, i risultati miglioreranno. Spero di farlo sempre di più, e arrivare a esprimere il massimo delle mie possibilità. Diciamo che se riuscissi ad arrivare intorno alla posizione numero 250 per l’inizio del prossimo anno sarebbe un buon risultato.
Da juniores hai giocato i tornei del Grande Slam, quanto ti manca per tornarci, almeno nelle qualificazioni?
Mancano un tot di punti (ride, ndr). Il livello non è così impossibile da raggiungere, conta la solidità mentale e nel gioco. Il passaggio da fare per arrivare a competere con le migliori è proprio questo. Spero che, continuando a fare le cose bene, riuscirò ad arrivarci.
Tutti hanno un modello mentre crescono, il tuo? E adesso da chi cerchi di prendere spunto?
In questo momento non ho proprio un modello. Mi piace molto Federer, ma non posso dire di ispirarmi a lui, sarebbe impossibile. Il tipo di gioco che ho è simile a quello della Garbin, quindi sono doppiamente fortunata ad avere lei, che sa benissimo come prendermi e come vedere il mio gioco. Da piccola ho sempre ammirato Sharapova e Pennetta. Flavia l’ho vista spesso negli Slam da juniores, è sempre stata umilissima con noi più piccole, spronandoci a dare il massimo.
Ci racconti il tuo esordio in Fed Cup?
È stata un’emozione fortissima. Stare a contatto con giocatrici come Karin e Camila nel corso di un appuntamento così importante è stata un’esperienza che mi ha arricchito molto e dato una grandissima motivazione. E poi ho giocato il doppio, una disciplina che a me piace molto. È stato bellissimo.
Bellissimo e crediamo anche parecchio inaspettato. Barazzutti tende sempre seguire molto la classifica, e c’erano numerose giocatrici meglio piazzate di te…
Credo abbia voluto convocare una giovane, e lo ringrazio tantissimo per l’opportunità che mi ha dato.
Fra le top 100 ci sono tre ragazze del 1995, sapresti dire chi sono?
Non lo so. Conosco la Bencic, la Siniakova, Konjuh, ma del ’95 non me ne vengono in mente.
Keys, Witthoeft e Putintseva. Hai un’idea di quante coetanee ti stanno davanti nel ranking?
No, non saprei proprio.
Sono 32. Secondo te ce n’è una che può arrivare veramente in alto?
Non lo so, giocano tutte bene, non spetta a me dare questo tipo di giudizi. Io auguro a tutte il meglio.
Insieme ad altre ragazze fai parte della nuova generazione del tennis azzurro. Secondo molti non siete all’altezza di chi c’è adesso. Cosa ne pensi?
Cerco di ascoltare e leggere il meno possibile questo tipo di commenti. Penso solamente a me stessa e al mio miglioramento personale. Come mi dice sempre Tathiana, ognuno ha la sua strada e i suoi tempi. Non è una gara, nessuno sta cercando di essere meglio di qualcun altro. Siamo qui e lottiamo ogni giorno per coronare i nostri sogni. Questi commenti possono dare fastidio in un primo momento, ma il nostro sogno è talmente grande che ci passiamo sopra. Al contrario, certe parole possono diventare una motivazione per fare sempre meglio.
Pensi molto all’obiettivo top 100? Come cambierebbe la tua vita?
Non contano molto la fama e i soldi, ma il piacere di giocare, di stare in campo a soffrire e lottare. Ovviamente quando sei top 100 la vita cambia, fai altri tornei, conosci altre persone, vivi una realtà diversa. Ma si parte da qui, quindi voglio vivere giorno per giorno.
Cosa serve per arrivare in alto nel tennis femminile di oggi?
La qualità principale è la testa. Bisogna essere molto forti mentalmente.
Hai parlato del tuo tennis vario, diverso. Ti sarebbe piaciuto magari arrivare 30 anni prima, quando il tennis femminile era più tenico e meno ‘piatto’?
Non saprei, perché 30 anni fa ci sarebbero state altre difficoltà. Non si può fare un paragone. Forse è meglio essere diversa nel tennis di oggi piuttosto che uguale a tante altre 30 anni fa.
Per chiudere, la domanda più calda dell’estate: Serena Williams completerà il Grande Slam?
Secondo me sì. Se lo merita, è un’atleta che stimo moltissimo. Ha una forza mentale pazzesca oltre a grandissime qualità.
Lei è il simbolo del tennis femminile moderno. Pensi che dopo il suo ritiro il tour WTA possa perdere un po’ di appeal?
La sua presenza dà molta luce al nostro circuito, invoglia tanta gente a giocare a tennis, così come vale nel maschile per Roger Federer e Rafael Nadal. L’assenza di Serena creerebbe sicuramente molti problemi, ma prima o poi ci saranno dei ricambi generazionali che andranno a prendere il suo posto.
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