Sconfitta al 2° turno degli Internazionali Bnl d’Italia, Nastassja Burnett ha dimostrato carattere e buona tecnica. Spetterà a lei il testimone?

dalla nostra inviata a Roma, Roberta Lamagni – foto Adelchi Fioriti

 

 

La promozione al tabellone principale non è arrivata, ma la sconfitta non sa di bocciatura. Nastassja Burnett, n.197 Wta, ha ceduto al secondo turno delle qualificazioni degli Internazionali Bnl d’Italia ad Aleksandra Wozniak, canadese, 143 gradini più in alto di lei.

 

Classe 92, Asja, come la chiamano gli amici, è di certo tra le giovani più interessanti nel panorama italiano. Il salto di qualità risale al 2011, quando scalò in una stagione 517 posizioni grazie a 3 titoli Itf: i 25.000 dollari di Monteroni e Madrid e il 50.000 di Olomuc, in Repubblica Ceca.

Lo scorso anno è stato anche quello del cambio coach. Dopo varie peregrinazioni la Burnett ha scelto di affidarsi a Vincenzo Santopadre e ai suoi collaboratori Stefano Cobolli e Simona D’Andrea, che con la madre dell’azzurrina condividono gli impegni delle trasferte.

 

A Nastassja si aggrappa il futuro del tennis rosa. Quando Schiavone, Pennetta e Vinci saluteranno il circuito (per questioni anagrafiche facile pensare che nel giro di 3-4 il cambio della guardia sia necessario) sarà il suo nome ad affiancare quelli di Errani e Knapp.

Tecnicamente parlando, la Burnett potrebbe raccogliere l’eredità di Flavia Pennetta. Le differenze tra le due giocatrici ci sono, ma le nostre speranze ci spingono a evidenziare le somiglianze.

 

La ventenne romana costruisce il proprio gioco su martellamenti di diritto e rovescio. Poco favorevole ai cambi di ritmo, picchia con insistenza ignorando tagli da sopra e palle alte. Rispetto a Flavia, dunque, è più debole tatticamente. Come la brindisina invece confida più sul rovescio bimane, profondo e chirurgico, che sugli affondi di diritto, il suo colpo più insicuro.

 

La mentalità vincente è la sua migliore qualità. Gioca ogni punto con coraggio, sa quando prendere dei rischi e soprattutto non si abbatte. E’ portatrice sana di quella che in gergo si definisce ‘tigna’: dura a morire, insomma.

Le note dolenti riguardano la mobilità. Più forte e alta di tutte le nostre top player (intorno a 1,80 cm) ma macchinosa negli spostamenti, pesante, poco reattiva. I balletti di Flavia da un angolo all’altro del campo per lei sono un miraggio. Per contro, un fisico possente le regala punti al servizio e una pesantezza di palla superiore a quella della brindisina.

 

Azzardando una pagella comparata:

Diritto: Flavia 8; Nastassja 7.

Rovescio: Flavia 9; Nastassja 7,5.

Servizio: Flavia 7,5; Nastassja 7.

Colpi al volo: Flavia 9; Nastassja non pervenuti.

Intelligenza tattica: Flavia 8,5; Nastassja 6,5.

Pesantezza di palla: Flavia 7,5; Nastassja 8.

Grinta: Flavia 8,5; Nastassja 8,5.

Coraggio: Flavia 8,5; Nastassja 9.

Mobilità: Flavia 8; Nastassja 6.

 

Così Vincenzo Santopadre sulla sua allieva:

“Nastassja è sempre positiva, penso sia la sua dote migliore. E’ convinta di quello che fa e soprattutto serena, sia quando si allena sia in partita. Ha sicuramente tante cose su cui lavorare ma questo fa ben sperare, perché i margini sono tanti sotto tanti aspetti”.

 

Eccessivo accostarla alla Pennetta?

“Penso il paragone con Flavia sia corretto. Sicuramente non ha le caratteristiche di Schiavone e Vinci e la mobilità è uno di quegli aspetti su cui ha più margini di miglioramento, ma stiamo cercando di non tralasciare nulla. Mi piace la sua mentalità, è sempre pronta a migliorarsi. Per questo sia io sia i miei collaboratori abbiamo fiducia in lei”.

 

Come imposterete la stagione?

“Nastassja ha i colpi per giocare un tennis nettamente superiore alla classifica che occupa. Purtroppo al momento altri aspetti la tengono ancora ferma. Per quest’anno mischieremo ancora un pochino i tornei. Giocherà alcuni 25.000$ e qualificazioni di tornei più grossi. Penso che le due partite qui al Foro possano servire a lei più che a noi a rendersi veramente conto che con le Top100 non c’è poi tutta questa differenza. Tante volte le è già stato detto ma un atleta deve sentirle e testarle certe cose”.

 

 


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