BRESCIA – Luca Vanni ha compiuto un passaggio fondamentale, quasi decisivo, verso il sogno di chiudere la stagione tra i top-100 ATP o almeno con una classifica sufficiente per giocare l'Australian Open. L'azzurro è stato attento, praticamente perfetto, contro lo slovacco Norbert Gombos (n. 141 ATP). Non era facile, poiché ci aveva perso qualche settimana fa a Mons. Ma al Trofeo Città di Brescia (42.500€, Play-It) è cambiato tutto. “Lucone” ha centrato la semifinale imponendosi 6-4 6-4 in una partita perfetta, sparando 12 ace e fronteggiando una sola palla break. Annullata. Più in generale, non ha ancora perso il servizio in tutto il torneo e ha tirato 44 ace in tre partite. Vedendolo giocare così, autoritario e autorevole, ci si domanda se il cemento indoor non possa essere la sua superficie preferita. “Potrebbe anche essere – dice l'aretino – però ci sono pochi campi come questo. Le superfici indoor che si vedono in TV sono più lente della terra battuta. E poi devo servire, ma anche rispondere. Oggi Norbert mi ha regalato qualcosa, ma non mi fa impazzire giocare contro chi serve bene. Non mi piace giocarmi un set su pochi punti al tie-break. Anche per questo, credo proprio che a febbraio mi vedrete giocare in Sud America piuttosto che sul cemento indoor europeo”. La semifinale a Brescia gli garantisce 33, preziosi, punti ATP. Oggi può pensare ai tornei del Grande Slam, ma non sempre è stato così. Anzi, ci sono stati un paio di momenti in cui il verbo del tennis si poteva coniugare al passato. Il primo risale a quando aveva 21-22 anni e “non avevo un soldo e non volevo chiederne ai miei genitori. Per guadagnare qualcosa facevo il maestro di tennis nel mio circolo ad Arezzo, poi un giorno a settimana andavo in un altro club sul valdarno, dove mi facevo 7 ore filate. In questo modo tiravo avanti. Però non avevo prospettive, non pensavo minimamente a fare il professionista”.
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La sua fortuna è stata la famiglia, in particolare papà Luciano. “Se non ho smesso di giocare è merito suo. Ex giocatore di Serie A in pallavolo, mi ha aiutato nei momenti difficili. E poi la famiglia, senza dimenticare la mia fidanzata Francesca. Stiamo insieme da quasi 7 anni e mi ha aiutato tantissimo, giorno dopo giorno”. Un altro momento difficile è stata l'operazione di due anni fa, al ginocchio. Vanni era salito al numero 270 ATP e aveva buone prospettive. Ma il ginocchio scricchiolava, salvo rompersi definitivamente. Operazione, 6-7 mesi di stop. “Durante la riabilitazione ho pensato che forse non ce l'avrei fatta, però è il periodo della mia vita in cui sono cresciuto di più a livello mentale. Ho capito che non avevo ancora dato tutto e che sarebbe stato giusto riprovarci. Magari avrei scoperto che il mio limite era numero 270 ATP, ma non avrei comunque avuto rimpianti”. Invece nel 2014 ha scalato 700 posizioni e quest'anno la sua carriera è diventata una fiaba. Sono lontani i tempi in cui girava l'Italia e l'Europa insieme alla guida della sua FIAT Bravo...”La macchina c'è ancora, però quest'anno se n'è aggiunta una nuova, migliore. Però non chiedetemi che modello è! Non è una Ferrari, ma vi assicuro che Luca è sempre Luca. Mi viene spontaneo essere sempre lo stesso, un tipo semplice. Se sono arrivato a discreti livelli è anche grazie a questo”. Però il tempo dei viaggi folli non è ancora terminato. “Forse il viaggio più pazzo l'ho fatto tre settimane fa dopo la semifinale al challenger di Brest. Ho finito alle 18.30, sono andato in hotel a prendere la mia roba, ho preso l'aereo da Brest alle 21.30 e alle 23.30 ero a Marsiglia. Da lì, due ore di taxi fino a Ventimiglia dove c'erano i miei compagni del Tennis Club Sinalunga che mi hanno accompagnato in Toscana. Siamo arrivati alle 5.30 del mattino e il giorno successivo ho giocato contro Marton Fucsovics in Serie A1. E ho anche vinto!”. L'aneddotica è colma di episodi, e potrebbe essercene un altro in caso di finale a Brescia. “In quel caso, probabilmente, non riuscirei ad andare a Maglie per lo spareggio di domenica, ma i miei compagni già lo sanno. E sanno anche che probabilmente non avrei dovuto giocare la Serie A. Però io sono fatto così, ho preso un accordo due anni fa e mi piace mantenere la parola data. Più in generale, è vero che i viaggi massacrano e sono piuttosto faticosi. Però tutto dipende da come prendi le cose. Io adesso gioco ogni singola partita con l'obiettivo di andare in Australia. Lo faccio per me, non per i soldi. Non tutti i giocatori possono lottare per uno Slam”. E non tutti possono permettersi di essere come Luca Vanni.
LUCA VANNI: ECCEZZZIUNALE VERAMENTE!