Entusiasmo per il 18enne Alex De Minaur, da circa un anno sotto l'ala protettrice di Lleyton Hewitt. Lo ricorda nel rovescio, nella rapidità e nella capacità di coinvolgere il pubblico. Centra i quarti e mostra una certa maturità: “La superficie veloce? È un campo come gli altri, basta adattarsi. Obiettivi? Ragiono solo sul breve termine”.

E se Brescia avesse trovato un nuovo idolo? A parte Andreas Seppi, che ha un rapporto speciale con la città, il giocatore che ha trovato la maggiore simbiosi con il pubblico è stato l'australiano Alex De Minaur, grande protagonista nella giornata di giovedì. Il suo gioco è trascinante, divertente, trasmette una passione fuori dal comune. Ranking a parte, il match contro Patrik Nema è stato piuttosto complicato. Seguito al Centro Sportivo San Filippo dall'ex top-10 Karol Kucera, lo slovacco ha mostrato ottimi colpi e un tennis sicuramente più adatto ai campi veloci, anche se deve migliorare sul piano atletico e nella gestione della partita. Pur avendo due anni di meno, De Minaur è più formato di lui e alla fine si è visto, nel 6-7 6-3 6-2 che ha dato al “cangurotto” un posto nei quarti. “È stata una partita molto dura, soprattutto all'inizio – dice De Minaur – lui mi ha brekkato in avvio, l'ho rimessa in piedi, ma è stato perfetto nel tie-break. Nel secondo ho cercato di essere costante, senza abbassare mai il rendimento, e alla fine è stato sufficiente per portarla a casa”. La storia di De Minaur è curiosa: accanto al suo nome c'è la bandiera dell'Australia, dove è nato il 17 febbraio di 18 anni fa. Però in lui c'è (molto) di spagnolo. Suo padre è uruguaiano, sua madre è spagnola e risiedono ad Alicante. Ha scelto l'Australia perché ha avuto un maggiore supporto da Tennis Australia, mentre la federtennis spagnola – a suo tempo – disse di non aver risorse a sufficienza. Adesso gli australiani si trovano un giocatorino niente male, già entrato nelle grazie di Lleyton Hewitt. In gennaio, l'ex n.1 ATP lo ha addirittura ospitato a casa sua per un paio di settimane. “Il consiglio più importante che mi ha dato? Avere fiducia in me stesso – ricorda – è la cosa più importante. Mi ha detto che devo essere consapevole di avere il livello giusto ed è l'unica cosa che devo tenere a mente”

SORPRENDENTE MATURITÀ
A inizio stagione, De Minaur aveva fatto parlare parecchio di sé: qualificazione a Brisbane, addirittura secondo turno all'Australian Open. Si pensava che potesse fare irruzione tra i top-100 in pochi mesi. Invece si è presentato a Brescia da n.226. “In effetti è stata una stagione di alti e bassi. Alla fine il tennis è così: ho iniziato alla grande, poi non ho vinto tante partite. La buona notizia è che non è il mio livello ad essere sceso: semplicemente ho giocato contro avversari più forti, per questo non ho raccolto troppe vittorie. Ma alla fine sono soddisfatto”. Sul campo da tennis è rapidissimo, arriva anche sulle palle più impensabili. Il rovescio ricorda quello del suo mentore, mentre tira un dritto senza grande rotazione. Curioso, per un tennista che si allena in Spagna ed è seguito da coach Adolfo Gutierrez. Però si è formato tennisticamente in Australia e l'impostazione è chiara, intuibile anche dalle scelte di programmazione. Quando gli chiediamo un parere sul Play-It bresciano, sorprende per la sua decisione. “La superficie non mi interessa. È un campo come gli altri e bisogna adattarsi. Apprezzo comunque le superfici veloci, bisogna impostare il proprio gioco in modo da mettere in difficoltà l'avversario”. Avrà pure 18 anni, ma ragiona già da grande. Si vede che ha preso da Hewitt, anche quando non cade nel tranello della domanda-trabocchetto sugli obiettivi di carriera. “A ma piace pensare a breve termine. Quello che voglio è vincere più partite possibili, ovviamente salire in classifica. Però so che ho ancora tanti anni di carriera davanti… “. Con Kyrgios in preda ai suoi fantasmi e Kokkinakis spesso infortunato, un giocatore come lui può essere molto utile per l'Australia. Certo, dovrà irrobustirsi fisicamente perché è davvero molto leggero. Se saprà aumentare la potenza dei suoi colpi, senza perdere rapidità, Brescia potrà raccontare di aver visto la nascita di una stella. Intanto ha offerto parecchi punti spettacolari come alcuni passanti millimetrici in corsa, o il pallonetto che gli ha dato il break decisivo nel terzo set, al termine di un complicato scatto in avanti. Nei quarti troverà un giocatore di categoria, molto pericoloso, come Mirza Basic. Il bosniaco, finalista agli Internazionali Città di Brescia nel 2015, ha vinto un buon match contro Jurgen Zopp. Un break in avvio di terzo set gli ha dato il via libera contro un avversario che faceva più gioco, ma ha commesso troppi errori. Tra i due c'è stato anche un pizzico di nervosismo, perché Zopp non gradiva il rumore delle scarpe di Basic. Nella tensione di una partita, ci si aggrappa anche a questo.