E' presto per dire se si tratta di un bluff o del tanto atteso messia. Quel che è certo è che Frances Tiafoe potrebbe giocare i tornei junior per ancora un anno e mezzo, ma li ha già lasciati perdere. Il nuovo ranking ATP lo colloca al numero 293 dopo che a inizio anno era abbondantemente fuori dai primi 1.000. Il turbo che si è infilato nel suo motore si è materializzato a Glasgow, quando ha fatto da sparring partner al team americano di Coppa Davis nella trasferta in Gran Bretagna. “E' stato bello vivere quell'atmosfera e palleggiare ogni giorno con alcuni top-50. Dopo quell'esperienza ho vinto un future e ho colto i primi risultati nei challenger. Un giorno spero di far parte del roster”. Risultati che hanno acceso ancor di più i riflettori su di lui, dopo che circa un anno e mezzo fa aveva vinto l'Orange Bowl, scatenando le più importanti testate americane. In effetti c'è molto da raccontare, a partire da papà Constant, immigrato dalla Sierra Leone sul finire degli anni 90. Non aveva soldi ma tanta voglia di lavorare, e contribuì alla creazione del Junior Tennis Champions Center, 32 campi a College Park, non distante da Washington. I creatori dell'impianto lo presero in simpatia e lo assunsero come responsabile della manutenzione. Con 21.000 dollari all'anno non ti arricchisci ma fai una vita dignitosa. E soprattutto puoi tenere i figli lontano da giri pericolosi. E' stato il caso di Frances e del gemello Franklin, che hanno trascorso l'infanzia in mezzo a quei campi. Inevitabile che iniziassero a giocare: ma se per Franklin è stato un diversivo, per Frances è stata folgorazione. Una crescita inarrestabile, culminata nei quarti a Sarasota, nelle semifinali a Savannah e nella finale a Tallahassee. Questi risultati gli hanno consegnato la wild card USTA per il Roland Garros. “Ma non bisogna mai smettere di avere fame – dice lui, ben più maturo dei suoi 17 anni – le wild card devono essere viste come occasioni, ma non sono l'unica via per crescere. Non mi devo dimenticare che senza wild card non potrei giocare. E non sempre sono la cosa migliore. Vi faccio un esempio: me ne avevano riservata una a Sarasota, ma non giocavo su terra da troppo tempo, allora ho pensato che fosse meglio giocare le qualificazioni. Ho giocato tre match duri che mi hanno permesso di prendere il ritmo. Sono serviti molto”.
ARRIVA JOSE' HIGUERAS
Negli Stati Uniti lo hanno preso sul serio. Non lo abbiamo ancora visto in copertina come era accaduto a Donald Young, ma ha già un management di alto livello: circa un mese fa, quando è diventato professionista, ha firmato con Jay-Z Roc Nations Sports, agenzia di proprietà del noto rapper e talent scout, già rappresentante di diversi giocatori di basket NBA e football NFL. Tiafoe è il primo tennista ad entrare nella scuderia e ha già incontrato il mitico Jay-Z. “Ci siamo trovati un paio di volte, la prima abbiamo discusso una ventina di minuti ed è stato molto istruttivo. Mi ha detto che se firmo con loro devo andare oltre, fare subito lo step successivo e raggiungere il 100% del mio potenziale”. Per arrivarci si è affidato alle cure della USTA, che lo ha (in parte) rilevato dal centro di College Park, dove è nato e cresciuto. Per anni ha lavorato con il russo Misha Kouznetsov (tra emigranti ci si intende…), ma adesso passerà più tempo presso il Centro USTA di Boca Raton, dove il lavoro sarà supervisionato da Josè Higueras. “Non potrei chiedere di meglio. Ha allenato Jim Courier ed era al fianco di Roger Federer quando ha vinto il Roland Garros. E poi è stato un gran giocatore”.
QUELLA CURIOSA PASSIONE PER PUERTA
Non taglierà i rapporti con il club di casa, ma il cucciolo sta spiccando il volo. E sa già cosa fare per riuscirci. “Devo ottenere più punti con il servizio – dice – sono abbastanza solido con entrambi i colpi da fondocampo e sono aiutato da una buona condizione fisica. Credo che ottenere più punti con il servizio e scendere più spesso a rete siano le prime cose da migliorare”. Tiafoe piace per la sua mentalità e per una sorprendente conoscenza del tennis. Tempo fa disse che preferisce far parlare la racchetta piuttosto che chiacchierare, scimmiottando una vecchia frase di Pete Sampras. Adesso, se gli chiedete a chi si è ispirato, saprà sorprendervi. “Mi piace molto Juan Martin Del Potro per il suo dritto, ma mi piaceva molto anche Mariano Puerta, ve lo ricordate?”. Ma come fa a conoscere un giocatore che si è ritirato da anni? Facile: mentre gli altri bambini guardavano Cartoon Network, lui virava su Tennis Channel e seguiva i grandi match del passato. Per questo, sarà orgoglioso di essere diventato il più giovane americano tra i top-300 dai tempi di Michael Chang, che ci riuscì nel 1989. Non ci aspettiamo che vinca a Parigi come Michelino, ma sarà bene tenerlo d'occhio.