Circa tre mesi fa, poco prima dell'inizio di Wimbledon, si era diffusa la voce della bancarotta di Boris Becker, decretata da un tribunale londinese per i soldi dovuti alla banca Arbuthnot Latham & co. Dopo una serie di rinvii, le continue assicurazioni dei legali del giocatore non furono più ritenute credibili. Lui si difese via Twitter, sostenendo che la sua condizione economica non era certo disperata e che avrebbe risolto ogni problema. Oggi, con una notizia “urlata” sui media tedeschi, si scopre che l'ex campione di Wimbledon avrebbe accumulato debiti per 61 milioni di euro. A parlarne, i magazine “Stern” e “Bunte”: quest'ultimo sostiene che i 6 milioni "costati" la bancarotta londinese siano solo una piccola parte del debito complessivo accumulato dall'ex campione di Wimbledon, che dopo il ritiro si è avventurato in una serie di iniziative e investimenti non andati a buon fine (per un totale di 167 milioni, addirittura anche nell'ambito del petrolio nigeriano). Adesso le sue proprietà personali sarebbero sotto sequestro, con lo stesso Becker impegnato nel tentativo di recuperare più denaro possibile, addirittura privandosi di oggetti dall'immenso valore simbolico: a quanto pare, vorrebbe vendere i trofei dei suoi tre successi a Wimbledon (1985, 1986 e 1989): da questi, spera di ricavare almeno un milione di euro ciascuno. Per stilare il valore economico di tutti i suoi trofei e memorabilia tennistici, è stata incaricata la ditta “Wyles Hard& Co”. La disgrazia economica di Becker risale al 2001, anno del divorzio con la prima moglie Barbara Feltus. Forte del tradimento (con tanto di figlio) del marito con la modella Angela Ermakova, si assicurò una buona fetta del patrimonio personale di Becker. Da allora, il tedesco ha sbagliato quasi ogni investimento fino alla bancarotta decretata qualche mese fa. Adesso si parla di una voragine finanziaria, simboleggiata dalla vendita dei trofei di Wimbledon.
14 CREDITORI DIVERSI
Parlando con il giornale scandalistico “The Sun”, una fonte vicina a Becker avrebbe detto che il giocatore ha bisogno urgente di denaro. Per questo, la vendita dei suoi trofei è stata ritenuta “la strada più rapida”. Il documento sulle attuali condizioni economiche di Becker sarebbe stato visionato da “Bunte”, ed emergerebbe un quadro sconcertante: lo scorso 14 settembre, avrebbe inviato una lettera al suo principale creditore, in cui elencava – punto per punto – le sue priorità, e una sorta di strategia per recuperare denaro nel più breve tempo possibile. Oltre ai trofei tennistici, sarebbero già terminati all'asta alcuni orologi di lusso. I dettagli sarebbero elencati in un rapporto di 24 pagine, stilato dall'amministratore di insolvenza “Smith & Williamson”, i quali hanno trovato una situazione ben peggiore rispetto a quella emersa lo scorso giugno. Come detto, il debito complessivo di Becker ammonterebbe a 61 milioni di euro, dovuti a 14 creditori diversi. La situazione più critica sarebbe con Hans-Dieter Cleven, uomo d'affari svizzero che gli ha fatto da manager per una decina d'anni. Con la banca Arbuthnot Latham & Co., il debito sarebbe di 10 milioni (anziché i 6 per i quali era stato decretato fallimento lo scorso giugno). Ovviamente i legali di Boris non stanno a guardare: il suo avvocato Oliver Moser ritiene che le richieste di risarcimento arrivino da informazioni illecite di alcuni creditori (ci sarebbe stata la violazione di un patto di riservatezza). “In parte, non reggeranno alla disamina del tribunale”. Qualunque sia la verità, si tratta di una faccenda molto triste. Dopo la separazione con Novak Djokovic, Becker è rimasto nell'ambiente come commentatore per Eurosport Germany e, di recente, è tornato a lavorare per la federazione tedesca nel ruolo di responsabile del settore agonistico maschile.