Dragoljub Kladarin, preparatore atletico della Future Talent di Brusaporto, racconta la sua storia. Da come si è avvicinato al tennis ai suoi sogni, passando per i punti cardine del proprio metodo d’insegnamento

 

Per garantirsi le migliori risorse possibili, la Future Talent di Brusaporto non si limita a guardare all’interno dei confini italiani. Anzi, ne esce molto volentieri, e non solo per quanto riguarda i giocatori (Laurynas Grigelis in primis), ma anche per lo staff. Per questo una delle colonne portanti del team è il preparatore atletico serbo Dragoljub Kladarin, che lavora presso il centro di Brusaporto dal 2007. Nato a Sisak, in Croazia, il 27 dicembre del 1985, 'Drago’ vive in Italia dal lontano 1997, quando si trasferì insieme alla famiglia dopo le guerre, per raggiungere il padre che già da qualche tempo lavorava in Italia.

Da sempre appassionato di sport e attività fisica, è laureato in scienze motorie e al momento sta studiando per ottenere anche una laurea magistrale in scienza tecnica e didattica dello sport. Malgrado gli studi sempre più specifici, però, riesce comunque a trovare il tempo per dedicarsi agli allenamenti dei suoi ragazzi, nell’atletica leggera e soprattutto nel tennis: sport in cui si sta specializzando giorno dopo giorno. “Il rapporto con il tennis – spiega – è nato per caso. Mi hanno chiesto se mi andava di seguire degli agonisti che giocavano un paio di volte alla settimana, poi è iniziato il progetto Future Talent, che mi ha coinvolto a pieno. Da allora mi aggiorno costantemente, studiando analisi e ricerche, e seguendo corsi specifici sulla preparazione nel tennis”.

Ora dispone dell’attestato di preparatore fisico di primo grado della Fit, e per conoscere meglio lo sport della racchetta ha deciso anche di praticarlo. “Ho iniziato a giocare per capire cosa provavano i miei atleti a stare in campo, in modo da sapere come affrontare meglio certe situazioni. I risultati lasciano un po’ a desiderare, ma trovo il tennis uno sport molto formativo”. Tornando al proprio lavoro di preparatore, invece, illustra i punti cardine del suo insegnamento. “La prima cosa da considerare è che l’allenamento fisico va fatto per stare bene con se stessi. Bisogna curare diversi aspetti, ma sempre con la medesima attenzione, ed è importante capire il bisogno fisico di un atleta".

"Un preparatore non deve agire solo di testa propria, ma scambiare opinioni con coach e giocatori, e magari venire indirizzato anche da loro su come agire. Rispetto a una volta, oggi l’aspetto fisico nel tennis conta molto di più, e gioco, testa e fisico devono entrare in armonia, altrimenti qualcosa andrà sempre storto. Il mio sogno nel tennis? Mi piacerebbe poter allenare un paio di giocatori fra i primi 100 del mondo, in modo da dedicarmi esclusivamente a loro e portarli al massimo delle proprie possibilità”.

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