AUSTRALIAN OPEN – L’incredibile vicenda di Stephane Robert, il tennista naif. Lo hanno avvisato 10 minuti prima di scendere in campo, lui è volato negli ottavi. 
Stephane Robert non era mai andato oltre il secondo turno in 12 partecipazioni Slam

Di Riccardo Bisti – 20 gennaio 2014

 
Martedì scorso, Stephane Robert stava armeggiando negli spogliatoi, in attesa di una chiamata. Ma ormai aveva perso le speranze. Battuto all’ultimo turno delle qualificazioni da Michael Berrer, era stato sorteggiato come secondo lucky loser alle spalle di Martin Klizan. Per partecipare all’Australian Open aveva bisogno di un paio di ritiri. Domenica, quando era al ristorante, ha visto Gilles Simon aggirarsi in stampelle. “Per questo ero pronto”. Ma poi, il giorno dopo, parlando con il suo connazionale, capì che sarebbe sceso in campo. Difficile rinunciare a 30.000 dollari di prize-money, anche se il tuo conto in banca è di milioni. E così Stephane era rassegnato. Era al computer. Stava aprendo un conto corrente in dollari americani e compilando un modulo per l’ATP. A un certo punto lo hanno chiamato e gli hanno detto di presentarsi al cospetto del referee. “Ehi Stephane, sei pronto? Tra 10 minuti, campo 7”. “Ok, ci vediamo lì”. E’ iniziata così l’incredibile avventura del 33enne di Montargis (compirà 34 anni il prossimo 19 maggio). Battendo Martin Klizan al terzo turno, è diventato il lucky loser ad andare più avanti nella storia dell’Australian Open. Un risultato che lo farà entrare di slancio tra i top-100 e gli darà risorse sufficienti per pagarsi un’intera stagione di tennis. “Mi sento molto bene, sono ben dentro il torneo. L’unico turno difficile è stato il primo, perché mi hanno avvisato dieci minuti prima. Negli altri due match ero ben preparato”. Oggi se la vedrà con Andy Murray. Che stesse succedendo qualcosa, lo aveva capito quando Philipp Kohlschreiber non si era presentato negli spogliatoi. “Non lo conosco, ma se lo incontro lo ringrazierò. Mi è successo qualcosa del genere anche quattro anni fa, grazie a David Nalbandian. Mesi dopo, forse a Monte Carlo, l'ho incontrato durante una doccia e l’ho ringraziato per avermi lasciato lo spot in tabellone”.
 
L’avventura di Robert ha assunto i contorni di una fiaba. La classifica ATP è discreta, ma i soldi non bastano mai. Anche per questo, ha accettato l’offerta del Tennis Club Genova. In autunno, lo vedremo nei circoli di provincia per giocare la nostra Serie A1. Al primo turno ha battuto Aljaz Bedene, poi ha contenuto le bordate di Przysiezny e ha approfittato delle lune di Martin Klizan, tanto talentuoso quanto incostante. La vita di Robert è costellata di battaglie nei tornei minori. Spesso l’abbiamo visto in Italia, nei challenger ma anche nei futures. Già, perché dopo una prima parte di carriera senza squilli (mai dentro i top-150), si era ammalato di epatite A. Una lunghissima assenza, la paura di doversi ritirare. Poi, quando è guarito, ha tirato fuori il meglio di sé ed entrato tra i top-100. Potendosi permettere di visitare le città che preferisce (Robert fa come Wayne Ferreira: sceglie i tornei da giocare in base alla città e non alla superficie), ha raggiunto la 61esima posizione e ha colto persino una finale ATP, a Johannesburg nel 2010. Perse contro Feliciano Lopez, lo stesso che avrebbe potuto affrontare se lo spagnolo avesse sorpreso Andy Murray. “Feliciano ha un tennis particolare, mi dà molto fastidio. Murray è più forte, ma preferirei giocare con lui” ha detto tra le risate in conferenza stampa, mentre i due erano ancora in campo. E’ stato accontentato. Quando gli hanno detto che la sua stagione potrebbe cambiare, ha stoppato tutti. “Non guardo la classifica, i prize money e tutto il resto. Quando lo faccio, inizio a perdere sempre. Quindi, per favore, nessuna domanda sui soldi”. Robert è l’esempio di quanto sia equilibrato il tennis odierno. Aveva perso nelle “quali” contro Michael Berrer. A leggere nomi e risultati, una sconfitta come tante. Ma lui sentiva di avere il livello giusto. “E’ stato il match in cui ho iniziato a sentirmi bene. Ho giocato una buona partita contro Berrer. Tecnicamente ero OK, il corpo non mi dava problemi…poi mi sono innervosito e ho perso, ma ho capito che stavo bene”. Lo ha dimostrato nel main-draw, dove ha avuto la fortuna di non trovare neanche un top-50. E così si troverà negli ottavi, a sfidare Andy Murray. Quando sbucherà dagli spogliatoi, guarderà in cielo e ringrazierà il destino. Gli aveva tolto tanto. Ma glielo ha anche restituito.