Da Roma – foto Getty Images e Antonio Costantini
Questa volta, forse, lo possiamo affermare con certezza: ha vinto il giocatore più forte. Nel tanto atteso derby azzurro del lunedì romano, Fabio Fognini ha sovrastato Andreas Seppi sotto ogni punto di vista, imponendosi 6-4 6-1 in appena 69 minuti di gioco. Una dimostrazione di forza importante quella del tennista ligure, che ha confermato di avere molte più soluzioni dell’altoatesino, miscelate con un carisma da vero leader. Infatti, a differenza dell’amico-rivale, ha sentito ben poco il peso della sfida tutta italiana, lasciando la pressione negli spogliatoi e portando in campo quel pizzico di creatività che gli è bastato per imporsi senza problemi. È partito subito forte, comandando le danze con l’aiuto di un Seppi troppo attendista, e non si è mai distratto. Nemmeno quando sul 3-2 ha restituito il break colto nel game d’apertura, nemmeno quando ha mancato la bellezza di sette set-point. È rimasto tranquillo, ha tirato un gran respiro, e ha chiuso all’ottavo, incamerando il primo set e mettendo fine alle possibilità di un Seppi incapace di reagire. Ma ormai Fabio ci ha abituato. Non è più quello di qualche tempo fa, salvo qualche raro episodio è ormai diventato una certezza, e anche lo storico delle sfide con Seppi lo può confermare. Ha perso le prime cinque, accusando la maggiore regolarità del rivale, poi ha trovato il giusto equilibrio mentale per riuscire a imporre il proprio talento, vincendo le ultime quattro.
Dopo le imprese monegasche e l’harakiri madrileno, Fabio ci teneva tantissimo a fare bene a Roma, glielo si leggeva negli occhi, e l’esordio è stato incoraggiante. “Lui non ha giocato come sa fare – ha detto Fognini a fine match – ma io sono stato bravo a non permetterglielo”. Autocritico invece Seppi, secondo il quale non si può nemmeno parlare di partita. “Non sono riuscito a lottare, nel secondo set ero scarico di testa, proprio come nelle ultime settimane”. Per Fognini, comunque, il successo odierno rappresenta un buon biglietto da visita per presentarsi in grandi condizioni alla sfida di mercoledì con Rafael Nadal, reduce dal titolo nel Masters 1000 di Madrid. “Obiettivamente le mie possibilità di vittorie sono pochissime, ma ci proverò. Di solito nei primi turni i giocatori più forti fanno sempre un po’ più fatica ma non lui, che non regala niente. Toccherà a me cercare di metterlo in difficoltà. Ogni tanto i miracoli succedono”. Il maiorchino è l’unico big mai affrontato da Fabio, che avrà la possibilità di farlo per la prima volta sul Centrale di Roma, davanti al proprio pubblico e nel suo miglior momento in assoluto. Un’occasione da non sprecare, anche solo per provare a farci partita pari e aggiungere così un altro gradino alla scala che lo sta portando sempre più in alto nel ranking mondiale.
Non ci sono riusciti Fognini e Seppi, ma a infiammare il Centrale ci ha pensato Potito Starace, che nel primo match di giornata ha rimontato e battuto il ceco Radek Stepanek, numero 48 del ranking mondiale. Da poco passato sotto la guida di Fabrizio Fanucci, ‘Poto’ non vinceva un match nel circuito maggiore da 10 mesi, ed è tornato a farlo nel momento più importante, ricambiando la fiducia di coloro che l’avevano omaggiato con una preziosa wild card. Ha perso il primo set, ma non ha smesso di combattere punto su punto, e proprio quando la sconfitta sembrava ormai prossima è riuscito a prendere il comando della operazioni, rialzandosi da campione. Sul 4-4 del secondo ha cancellato due palle-break che avrebbero mandato Stepanek a servire per il match, e l’ha poi beffato sul 6-5, in un game risolto da uno spettacolare passante di rovescio a una mano.
Nel set decisivo altri due momenti di difficoltà risolti positivamente dall’azzurro, che dal 3-3 0-30 ha piazzato un parziale di 12 punti a 1, andando a prendersi un meritato successo. “Sono sceso tanto in classifica (attualmente è numero 293, ndr) ma non ho mai smesso di crederci”, ha spiegato l’azzurro a fine match. “So bene qual è il mio valore, mi aspettavo di poter battere Stepanek, e sono contento di esserci riuscito”. L’Italia, forse, ha ritrovato un giocatore ancora in grado di farsi notare nei tornei che contano. Un vero peccato, quindi, che sulla strada dell’azzurro ci sia Roger Federer (domani alle 19.30, sul Campo Centrale), già affrontato in sei occasioni e seriamente impensierito al Foro nel 2006. “Fino a un paio di mesi fa non avrei mai pensato di poterlo sfidare di nuovo. Sarà un match difficilissimo – ha concluso Starace – ma anche un bel palcoscenico. Spero solo di riuscire a giocare una bella partita”.
Niente da fare invece per Paolo Lorenzi, che nell'ultimo match di giornata (terminato poco prima delle 23.30) si è arreso con il punteggio di 6-2 6-4 a Kei Nishikori. Il senese, che a Roma aveva raggiunto il secondo turno nelle ultime tre edizioni, ci ha provato per tutto l'incontro, ma non è quasi mai riuscito a dare fastidio al rivale, apparso in ottime condizioni. Sempre avanti nel punteggio, il nipponico (reduce dal successo contro Roger Federer a Madrid) ha comandato gli scambi giocando con i piedi sulla linea di fondo, e ha trovato una valanga di soluzioni vincenti con il diritto, a tratti veramente imprendibile. Le uniche vere chance per Lorenzi sono arrivate nel secondo gioco del secondo set, quando l'azzurro ha mancato tre occasioni per portarsi sul 2-0. Nel quinto gioco il break decisivo di Nishikori, conservato senza difficoltà sino al termine dell'incontro. Domani, nel secondo match dalle 11 sulla Supertennis Arena, l'esordio di Filippo Volandri, ultimo azzurro in gara nel primo turno. Il livornese, finalista la scorsa settimana nel Challenger di Roma Garden, sfiderà il francese Gilles Simon. Interessanti anche le sfide Haas-Youzhny, che precederà Volandri-Simon, Dimitrov-Gasquet (terza dalle 12 sul Centrale) e Del Potro-Kuznetsov, ultimo match sul Campo Pietrangeli.