Ex ragazzino prodigio, nel ranking ATP ad appena 14 anni, dal 2011 il sudcoreano Cheong-Eui Kim ha deciso di spezzare a metà il suo gioco: da destra serve e gioca il diritto con la mano destra, da sinistra fa l’esatto contrario. Uno stile molto particolare (ma non del tutto inedito) che a piccoli passi gli sta dando ragione: è entrato fra i primi 300 del mondo.Sudcoreano, classe 1990, numero 424 del ranking ATP. Segni particolari: ambidestro all’ennesima potenza. È la carta d’identità tennistica Cheong-Eui Kim, ventisettenne di Daegu che nelle ultime settimane si è fatto notare a livello Challenger vincendo un paio di partite, ma soprattutto mostrando una peculiarità unica nel mondo dei “pro”: gioca contemporaneamente sia da destrorso sia da mancino. Come? Semplice. Quando va a servire da destra usa la mano destra, quando lo fa da sinistra usa la mano sinistra. Quando deve colpire da destra usa il diritto, e quando deve colpire da sinistra fa esattamente lo stesso, ma con l’altra mano. Una particolarità stilistica che può creargli un discreto vantaggio. Nick Bollettieri ripete in ogni intervista che nel tennis il diritto è il colpo dominante, e quindi averne due non può che far comodo, così come il servizio slice a uscire, che Kim può usare da entrambi i lati del campo. A onor del vero capita di vedergli usare anche il rovescio bimane (da sinistra), ma solo raramente. Un aiuto tecnico per lui, un problema in più per gli avversari, come ha raccontato lui stesso in una recente intervista con la versione brasiliana di ESPN. “Mi accorgo – ha detto Kim – che il mio stile di gioco dà fastidio ai miei avversari. Non amano giocare contro di me, perché dicono che li mando in confusione”. Ad aggiungere pepe alla storia di Kim, ci sono altri due fattori: il primo è che è entrato nella classifica ATP addirittura a 14 anni, solo sei anni dopo aver preso la prima lezione, tanto da sembrare a tutti gli effetti un ragazzino prodigio (come se oggi ci riuscisse un giovane nato nel 2003!); mentre il secondo è che non ha iniziato a usare il suo stile sin da piccolo, ma l’ha fatto solo a 21 anni, nel 2011. “Nel tennis il diritto è il colpo che comanda il gioco – ha detto – quindi ho provato a usarlo da entrambe le parti. Sia per migliorare il mio tennis, sia a causa di un infortunio al braccio destro, che mi creava problemi nel colpire il rovescio a due mani. Ho iniziato ad allenare il diritto mancino, e ora li uso entrambi. Così come il servizio”.

I CASI (SIMILI MA NON UGUALI) DEL PASSATO
Classifica alla mano, la scelta di Kim ha pagato: fino al 2012 era fuori dai primi 800 del mondo, poi col nuovo stile ha lentamente iniziato a scalare la classifica ATP, vincendo sette Futures in cinque anni e regalandosi una capatina nei primi 300, al numero 296 nel 2015. Oggi è qualche posizione più indietro, ma è comunque il quarto migliore giocatore del suo paese nella classifica governata da Hyeon Chung, e di recente ha raccolto anche i primi risultati a livello Challenger. Ha superato un paio di turni in due tornei cinesi, e questa settimana si è guadagnato la possibilità di affrontare Yen-Hsun Lu a Shanghai, portando il suo stile in campo contro un top-100 che vanta addirittura un quarto di finale sull’erba di Wimbledon. La storia di Kim sorprende, ma il tennis non è nuovo a particolarità legate alle “mani”, con tanti casi anche ad altissimi livelli, come quelli – giusto per citarne due – di Rafael Nadal che da destro naturale gioca a tennis da mancino, e del suo coach Carlos Moya che faceva esattamente l’opposto. In Italia, invece, recentemente c’è stato il caso di Claudio Grassi, arrivato al numero 300 ATP nel 2011 e non più in attività da un paio d’anni. Il toscano – che contro Kim ha giocato e vinto tre anni fa, in un curioso confronto fra ambidestri – serviva con la mano sinistra e giocava con la destra, ma talvolta capitava di vederlo colpire di diritto anche dal lato sinistro del campo. Non è un unicum nemmeno la scelta di giocare sistematicamente due diritti: lo fa anche Nicolas Rosenzweig, francese oggi senza punti ATP (ma arrivato nei primi 700 del mondo). E tornando indietro nel tempo giocava così anche Giorgio De Stefani, uno dei più forti tennisti italiani di tutti i tempi, finalista al Roland Garros del 1932 e agli Internazionali di Roma di due anni più tardi, quando – secondo le classifiche dell'epoca – era fra i primi dieci tennisti del mondo. Tuttavia, nessuno prima di Kim aveva deciso di giocare da destrorso dalla parte destra del campo, e da mancino dalla parte sinistra. Strano, ma efficace. Qualcuno deciderà di seguire la sua strada?