Testa e fisico: gli storici punti deboli di Richard Gasquet gli hanno consentito di battere Davydenko e trionfare a Doha. Coach Piatti è convinto che possa arrivare a ridosso dei Big Four.
Oltre al trofeo il falco…Richard Gasquet ha avuto a che fare con un falco in carne ed ossa!
 
Di Riccardo Bisti – 6 gennaio 2013

 
Fino al 6-3 4-2, Nikolay Davydenko ha condotto senza problemi la finale di Doha contro Richard Gasquet. Non aveva perso il servizio in tutta la settimana, ed era reduce dalla batosta rifilata a Ferrer. Altri due turni di battuta e avrebbe ottenuto il 22esimo titolo ATP in carriera, il primo dopo un anno e mezzo. L'ultimo successo risaliva a Monaco di Baviera 2011. Sembrava un esito ovvio, scontato, giusto. Aveva espresso il miglior tennis della settimana e comandava gli scambi contro un Gasquet troppo passivo. L’inizio-turbo lo aveva portato subito sul 3-0, poi un piccolo calo non gli aveva impedito di chiudere 6-3. Sul 5-3 ha fronteggiato una palla break, annullandola alla grande. Erano i primi segnali. Eppure Gasquet sbagliava tattica, remando come un pallettaro qualsiasi a 2-3 metri dalla linea di fondocampo. Scaricava pesanti topspin che Kolya gestiva senza problemi. Non è un caso che sia il giocatore in attività che più di tutti ricorda Andre Agassi. La tattica troppo passiva aiutava Davydenko a prendere un break anche nel secondo set, tanto da avere una palla che lo avrebbe portato sul 5-2 e servizio. A quel punto non ci sarebbe più stato margine. E invece, sul 4-3, un rovescio lungo e un dritto in rete hanno ridato vita a Gasquet. Il lavoro di Riccardo Piatti si è visto soprattutto sul piano fisico. Gasquet gioca più o meno come l’anno scorso, ma è in gran forma ed è riuscito a tenere duro nonostante la tattica rinunciataria.
 
Alla fine ha avuto ragione lui, imponendosi con il punteggio di 3-6 7-6 6-3. Davydenko doveva sempre tirare una palla in più, ed alla fine è andato in corto circuito. Ha commesso la bellezza di 57 errori gratuiti. Davvero tanti. Oltre a un fisico più scattante, Gasquet ha mostrato una notevole forza mentale. A fine secondo set, Davydenko si è preso un injury-time di 9 minuti. In altri tempi avrebbe perso il ritmo, l’inerzia positiva faticosamente conquistata. In effetti, il russo aveva preso un break di vantaggio nel terzo. Ma i buoi erano ormai scappati, e il buon Richard ha portato a casa l’ottavo titolo in carriera. Da quando lo segue, Riccardo Piatti ha stabilito gli obiettivi: portarlo a ridosso dei Fab Four. I primi quattro sono di un altro livello, ma lui può stare subito dietro. C’era un po’ di scetticismo, invece ha trovato continuità ed ha arpionato i top 10. Il primo step è andato. Il secondo è ancora più difficile, perchè gli avversari si chiamano Ferrer, Berdych, Tsonga e Del Potro. Scavalcarli sarà dura, ma questo Gasquet ha un’arma in più: il talento: “Sono felice del modo in cui ho giocato e combattuto. Lui era troppo veloce nel primo set, ma io sono rimasto concentrato e ho continuato a lottare. Mi è piaciuto soprattutto il modo in cui ho vinto”. Gasquet è il quarto francese a vincere a Doha: prima di lui c’erano riusciti Fabrice Santoro (2000), Nicolas Escudè (2004) e Jo Wilfried Tsonga (2012).
 
I tempi della copertina di Tennis Magazine francese sono lontani. Gasquet aveva 9 anni e i galletti erano convinti che fosse il Dono del Cielo. E’ diventato un ottimo giocatore, ma si aspettavano ben altro. Una semifinale a Wimbledon, tre finali Masters 1000 e sette titoli ATP minori sono un buon bottino, ma i moschettieri erano un’altra cosa. Anche i vari Noah, Leconte, Pioline e addirittura Clement hanno ottenuto risultati migliori. L’ex cucciolo sta provando a diventare un uomo, e il tempo c’è ancora. Ma vincere uno Slam, o anche soltanto raggiungere una finale, sembra un traguardo francamente difficilissimo. L’importante è che – da qui a fine carriera – riesca a dare il 100%, magari evitando di finire in un altro “Bacio alla Cocaina”. Senza quell’incidente, e la famelica (e misteriosa) Pamela, la sua carriera avrebbe potuto prendere un’altra direzione. Ne siamo abbastanza certi.