“Avevo giocato 3-4 volte nel giorno del mio compleanno. Si dice che porti fortuna, invece avevo sempre perso”. Finalmente è andata. In una zona di tabellone senza più teste di serie, Petra Martic ha raggiunto gli ottavi dell'Australian Open superando Luksika Kumkhum. È stata una battaglia, chiusa 7-5 al quinto nonostante un problema di vesciche, favorito dal gran caldo. “Facevano male, al punto che a fine secondo set ho dovuto prendere degli antidolorifici”. Ma la gioia fa passare ogni dolore, specie dopo aver rischiato di vedersi tranciare una carriera da una banale ernia al disco. Dodici mesi fa Petra era ferma, nel tentativo di recuperare da un infortunio che doveva bloccarla per due-tre mesi. Alla fine sono stati nove ed era precipitata in classifica. È ripartita dai tornei ITF, laddove i campi erano in cattive condizioni e non c'erano neanche i raccattapalle. “Ma l'assenza di dolore alla schiena è stata la mia più grande vittoria”. Numero 42 WTA nel 2012, anno in cui ha giocato la sua unica finale (Kuala Lumpur) e aveva raggiunto gli ottavi al Roland Garros, era già risorta qualche mese fa, ripetendo il risultato al Parigi. Si è ripresa un posto tra le top-100, ma il suo tennis vale di più. Adesso è numero 81 WTA, ma i punti incassati a Melbourne la riporteranno nei paraggi del best ranking, con premesse migliori rispetto ad allora. “Da quando sono rientrata vedo il gioco in modo diverso. Sono più matura sul campo da tennis, è il motivo per cui vinco partite che prima perdevo”. E pensare che si è presentata a Melbourne senza grandi aspettative. Ad Auckland aveva giocato male, non aveva buone sensazioni.
UNA CROATA IN SERBIA
“Per questo ho deciso di saltare Hobart e dedicarmi per qualche giorno agli allenamenti. Adesso mi sento molto meglio, ma centrare gli ottavi è incredibile”. Se la vedrà proprio con la vincitrice di Hobart, Elise Mertens. Avversaria ostica, ma negli ottavi di uno Slam è difficile chiedere di meglio. Lo scorso anno si faceva allenare dal tedesco Sascha Nensel, al punto da trasferirsi in Germania, a Offenbach, presso l'accademia di Rainer Schuettler e Alexander Waske. Adesso le cose sono cambiate: a fine stagione si è trasferita in Serbia e adesso è allenata da Biljana Veselinovic, allenatrice d'esperienza, già all'angolo di Lucie Safarova, Nadia Petrova, Alize Cornet e Katarina Srebotnik. Magari qualche croato avrà storto il naso, vista l'enorme rivalità con i serbi. Proprio in Australia, qualche anno fa, ci fu una memorabile scazzottata tra tifosi serbi e croati sui vialetti di Melbourne Park. I poliziotti australiani sistemarono tutto in pochi minuti. Non ha di questi problemi la ragazza che oggi compie 27 anni (“Ma non avrò tempo per festeggiare”), è figlia di una giocatrice di pallamano e ogni mattina, quando si sveglia, controlla se la schiena è a posto. “Questa è la mia più grande vittoria”. Le altre sono arrivate di conseguenza. “La mia qualità principale sul campo da tennis? Restare calma nei momenti delicati. Oggi tutte giocano molto bene, la differenza si fa spesso su pochi punti. Ora li gestisco bene, ne sono consapevole ed è una differenza rispetto a prima”. Tutte possono vincere l'Australian Open, secondo Petra Martic. Non è proprio così, ma un posticino nei quarti lo può sognare. In fondo ci sarebbe un compleanno da festeggiare.