Il primo turno di Davis non è stato troppo impegnativo per l'Australia e per Nick Kyrgios. Il numero 1 dei canguri ha rifilato tre set a zero a Jan Satral, dopodiché ci hanno pensato i suoi compagni a sbrigare la pratica Repubblica Ceca, con Berdych a casa e Stepanek in panchina. Ma Davis a parte (molto probabilmente, l'Australia andrà negli Stati Uniti nel weekend del 7-9 aprile), per lui resta un momento difficile. Il modo migliore per uscirne è l'assunzione di un coach, e sembra che si sia finalmente deciso. Lo sostiene Lleyton Hewitt, suo capitano in Coppa. Kyrgios campa di autogestione da un anno e mezzo, da quando ha dato il benservito a Todd Larkham. In questo periodo ha vinto tre titoli ATP ed è entrato tra i top-15, ma i suoi comportamenti al limite del buongusto gli hanno fruttato addirittura una squalifica. Dopo la sconfitta con Seppi all'Australian Open, aveva detto di pianificare l'ingaggio di un coach. “In questo momento sta discutendo con uno-due potenziali allenatori – ha detto Hewitt – se riuscirà a chiudere l'accordo, sarà una buona notizia”. In occasione dei tornei individuali, Hewitt dà una mano ai giocatori australiani (Kyrgios compreso), ma è evidente che un top-player ha bisogno di uno staff tutto suo. “Abbiamo avuto un paio di discussioni sull'argomento coach – ha detto Hewitt – e mi sembra che in questo momento abbia la giusta mentalità. Fino a quando non ci crede a fondo, le cose non funzioneranno a dovere”.
L'INFLUENZA DI JOHN TOMIC
Nel weekend di Melbourne non c'era Bernard Tomic: stavolta non è stato fatale, ma nell'eventuale trasferta negli Stati Uniti sarà importante recuperarlo. Tuttavia, la gestione di “Bernie” è sempre piuttosto complicata: Tomic ha cambiato manager per la terza volta negli ultimi quattro anni. Nel 2014 aveva cessato la collaborazione con IMG prima di passare a StarWing Sports, e poi a David Drysdale, ex manager di Hewitt. Adesso ha chiuso anche con Drysdale, segno di una viva confusione anche fuori dal campo. Hewitt si è detto piuttosto seccato per la situazione complessiva, soprattutto per l'assenza in Davis. “E' stato molto frustrante, soprattutto per me. Ho lavorato duramente negli ultimi due anni per aiutarlo a migliorare il suo tennis, ma l'influenza di suo padre continua ad essere molto viva, sia dentro che fuori dal campo. Finché va avanti così, non raggiungerà il top del suo potenziale”. Hewitt ha poi detto di averne parlato con Bernard, il quale sarebbe consapevole delle problematiche. “Ma suo padre è una persona dura, sia dentro che fuori dal campo, e ha una grande influenza su di lui. Tutto questo gli genera molta pressione”. Dovrà correre ai ripari alla svelta, perché – con tutto il rispetto – Jordan Thompson potrebbe non bastare per affrontare i rampanti Sock e Isner….