I numeri del torneo ATP di Acapulco, che lo scorso anno ha abbandonato la terra battuta per giocarsi sul cemento, dimostrano che non c'è stato alcun progresso nel campo di partecipazione. Ma allora perchè ATP e ITF continuano a insistere sul duro?  La vittoria di David Ferrer ad Acapulco ha messo fine al mini-circuito dei tornei latinoamericani. Dopo la parentesi di Coppa Davis, il circuito si sposterà sul cemento di Indian Wells e Miami. Tuttavia è opportuno fare un passo indietro e analizzare cosa ha prodotto il cambio di superficie nel torneo messicano. Un torneo con ambizioni importanti. Da anni si dice che la “Golden Swing” sarebbe diventata più attraente passando al cemento. Dopo lunghe discussioni, l’Abierto Mexicano Telcel è stato l’unico a cambiare per davvero. Chi pensava che il campo di partecipazione sarebbe migliorato, beh, è rimasto deluso. I fatti e i numeri dicono che il nuovo torneo di Acapulco non è affatto migliorato da quando si gioca sul cemento. E pensare che la stessa ATP, in un filmato pubblicato sulla propria piattaforma, aveva dichiarato che il "duro" aveva reso il torneo più attraente per le stelle del circuito. Una credenza che ha fatto ingolosire i direttori e i proprietari di altri tornei, a partire da Miguel Nido, proprietario dell’ATP di Buenos Aires (che pure quest'anno è stato “salvato” dalla presenza di Rafael Nadal). Ma torniamo ad Acapulco: il ranking delle prime teste di serie non ha confermato la teoria che lo voleva più competitivo. Usando come parametro il ranking delle teste di serie (stesso criterio utilizzato da Jacopo Lo Monaco per valutare la qualità complessiva dei vari tornei), nonchè la classifica dell’ultimo ammesso di diritto in tabellone, si scopre che Acapulco non è affatto migliorato rispetto a quando si giocava sulla terra battuta. Nell’edizione appena conclusa, il tabellone era presidiato da Kei Nishikori (n. 5 ATP), David Ferrer (9), Grigor Dimitrov (11) e Kevin Anderson (15). L’ultima testa di serie (Benjamin Becker) era 40 ATP. E l’ultimo ammesso di diritto in tabellone, il serbo Filip Krajinovic, era numero 96 ATP, cut-off inferiore rispetto a diversi ATP 250. Ok, c’era la temibile concorrenza di Dubai e dello stesso Buenos Aires, ma non sono numeri degni di un grande torneo. La somma del ranking delle prime quattro teste di serie era 40, mentre lo scorso anno era 44. Ma dodici mesi fa l’ultimo ammesso di diritto era numero 75.
 
PROLOGO A INDIAN WELLS? MISSIONE FALLITA
“Però l’anno scorso si giocava già sul cemento”, si potrebbe obiettare. E allora diamo un’occhiata alle ultime due edizioni sulla terra battuta, quelle del 2012 e 2013. Due anni fa c’erano Ferrer, Nadal, Almagro e Wawrrinka (somma super: 37), anche se l’ultimo ammesso di diritto era il numero 100 ATP. Nel 2012, la somma del ranking delle prime quattro teste di serie era 45, con un cut-off fissato al numero 87. Insomma, da quando è passato al cemento, il torneo di Acapulco non solo non ha migliorato il campo di partecipazione, ma per certi versi è addirittura peggiorato. Di sicuro non si vedono le migliorie tanto desiderate dal direttore Raul Zurutuza. Quest’ultimo pensava che il suo torneo, data la vicinanza geografica, sarebbe diventato il naturale prologo di Indian Wells. Ma i soldi degli Emiri (l’investimento complessivo di Dubai supera di circa il 60% quello di Acapulco) hanno avuto la meglio, attirando Federer, Djokovic e Murray. Senza nemmeno Nadal, ad Acapulco si sono accontentati di Ferrer e Nishikori. Per fortuna sono arrivati in finale, mascherando (almeno in superficie) una situazione non troppo felice. A rimorchio del torneo ATP, sulle rive della mitica spiaggia si gioca anche un torneo WTA. Quest’anno ha partecipato Maria Sharapova, evidentemente desiderosa di farsi qualche giorno di relax con il fidanzato Grigor Dimitrov (anche se secondo qualche malizioso voleva solo “controllarlo”, visto che lo scorso anno lui girò un video promozionale con l’odiata Eugenie Bouchard). Nonostante la presenza della numero 2 WTA, la somma dei ranking delle prime quattro teste di serie è passata da 89 a 84. Una miglioria quasi trascurabile. Nel torneo femminile, tuttavia, il passaggio al cemento ha portato un sensibile miglioramento: lo stesso parametro, nel 2012 e nel 2013, aveva un risultato di 138 e 116. Tuttavia non c’è stato il lieto fine, visto che la Sharapova si è ritirata prima di affrontare Caroline Garcia.
 
LA BEFFA OLIMPICA
Sono dati su cui l’ATP dovrebbe riflettere, soprattutto in virtù della “cementificazione” del calendario a discapito della terra battuta. La scomparsa dei tornei autunnali, l’allungamento della stagione sull’erba (con il passaggio di Stoccarda dal rosso al verde), l'addio a i tappeti sintetici e il mini-declassamento di Monte Carlo sono solo alcuni segnali di un calendario sempre più uniformato. L’ultima “botta” per la terra battuta è stata la scelta di giocare sul cemento le Olimpiadi di Rio de Janeiro. L’ITF ha spiegato che la decisione è stata presa di concerto con il CIO e il Comitato Organizzatore di Rio. Le parti hanno convenuto che il cemento sarebbe stata la superficie migliore per il torneo a cinque cerchi. “In quel periodo saremo nel pieno della stagione americana sul cemento, per questo riteniamo giusto che il torneo si giochi su questa superficie”. Tuttavia, non è ancora stata ufficializzata la mescola esatta. Probabilmente sarà lo stesso Decoturf su cui si gioca lo Us Open. I dati del torneo di Acapulco, tuttavia, dimostrano che la cementificazione non è affatto garanzia di avere i top-players. Se accogliamo con favore l’allungamento della stagione sull’erba, sarebbe forse ora di ridare un po’ di dignità a una superficie storica che però è sempre più emarginata. Non va meglio tra le donne: è opportuno ricordare una frase di Sara Errani: “Ormai si giocano solo due tornei sulla terra: Roma e Parigi. Stoccarda si gioca indoor ed è in condizioni diverse, mentre Madrid è in altura e non può essere considerato un tradizionale torneo sul rosso”. La faccenda rischia di diventare seria.