ESCLUSIVO! La FIT ci ha mostrato i documenti che fanno chiarezza sulla vicenda dell’ex giocatore, oggi costretto su una sedia a rotelle. Nuove certezze e (ancora) qualche dubbio…
Era opportuno far parlare i documenti. La storia è nota: da una parte Gianluca Rinaldini, ex tennista azzurro rimasto paralizzato dopo un grave incidente stradale nel 1985. Dall’altra la Federazione Italiana Tennis, che lo avrebbe fatto fuori senza una vera ragione. Una storia complicata, resa drammatica dalla condizione di paraplegico. La vicenda (già nota) è deflagrata il mese scorso, a seguito di un articolo di Repubblica in cui si scriveva: “Non è un mistero invece che l'ex tennista azzurro Gianluca Rinaldini – paraplegico a 26 anni per un incidente stradale – nel 2004 ha perso tutti i suoi incarichi nel mondo del tennis: aveva votato l'avversario di Binaghi. Vincitore.”. Da qui una serie di repliche e contro-repliche. Noi abbiamo intervistato Rinaldini, pochi giorni dopo è uscita una lunga replica sul sito della FIT per smontare la tesi secondo cu ci sarebbe animosità verso il faentino per aver votato Tronchetti Provera alle elezioni del 2004. Dopo l’articolo, abbiamo contattato Rinaldini per ottenere una sua versione dei fatti. Preso atto di alcune incongruenze, ci siamo nuovamente rivolti alla FIT, chiedendo i documenti che attestassero quanto scritto.
In particolare, abbiamo chiesto:
– La sentenza del 2 febbraio 2004 che ha dato ragione alla FIT.
– La richiesta effettuata da Angelo Binaghi al Ministero per concedere il vitalizio.
– Un documento che attesti il pagamento dei 50.000 euro come indennizzo per i mancati guadagni del 2003-2004.
Ci hanno risposto che non era possibile inviare copia di quanto richiesto, ma che ci avrebbero messo a disposizione i documenti. Siamo dunque andati a Roma, presso la sede della Federazione Italiana Tennis, per cercare di scoprire la verità. Ecco cosa abbiamo visto nell’ufficio del Segretario Generale Massimo Verdina.
UNA CAUSA NULLA
Il primo documento che ci è stato mostrato riguarda la causa 215749/2003, su cui il giudice M. Lavinia Buconi si è espressa il 2 febbraio 2004. Nell’atto introduttivo, Rinaldini chiedeva che gli venisse riconosciuto lo stato di lavoratore subordinato per gli incarichi ricoperti tra il 1986 e il 2002. Scriveva di aver lavorato presso il CA Faenza dall’ottobre 1986 al settembre 1991, di essere stato il Direttore Responsabile del Centro Tecnico di Cesenatico dall’ottobre 1991 al luglio 1997 e di essere rimasto a disposizione della FIT come osservatore in diversi tornei under e del progetto PIA fino al dicembre 2002. Per questo chiedeva un riconoscimento di 114.472,59 euro (di cui 17.299,02 come trattamento di fine rapporto). Si appellava all’articolo 2 della legge 230/62: “Se il rapporto di lavoro continua dopo la scadenza del termine inizialmente fissato o successivamente prorogato, il contratto si considera a tempo indeterminato fin dalla data della prima assunzione del lavoratore.” Essendo i contratti di Rinaldini stati rinnovati più volte e in varie modalità, gli avvocati Alfonso Picone e Fiorenzo Signorini hanno chiesto l’indennizzo. La FIT contestò la fondatezza delle deduzioni avversarie chiedendo la prescrizione parziale dei crediti azionati. In via principale era richiesto il rigetto del ricorso, in via subordinata la prescrizione dei crediti maturati fino a tutto il 1990.
Il Giudice ha rigettato il ricorso senza entrare nel merito, poiché Rinaldini non avrebbe illustrato compiutamente gli elementi di fatto e di diritto su quali si fondava la pretesa in giudizio. Secondo il Giudice, Rinaldini non aveva “allegato con esattezza le mansioni concretamente svolte, ma si è limitato ad elencare le cariche ricoperte, né ha indicato i parametri per i conteggi delle differenze retributive”. Senza i vari contratti stipulati negli anni con la FIT, il Giudice ritenne di non avere gli elementi per entrare nel merito e per questo ha considerato “nullo” l’atto introduttivo e ha rigettato il ricorso, condannando Rinaldini al pagamento delle spese legali, quantificate in 798,44€.
In altre parole, non si è neanche discusso sulla fondatezza del ricorso perché mancavano gli elementi. Non si può sapere – se Rinaldini avesse allegato i documenti richiesti – come sarebbero andati i successivi gradi di giudizio.
50.000 EURO. E IL MISTERO DELLA TRANSAZIONE
Nel biennio 2003-2004, senza avere incarichi federali, Rinaldini ha ricoperto il ruolo di presidente del Club Atletico Faenza. Nel novembre 2004 ha votato per Luigi Tronchetti Provera alle elezioni FIT. Nel primo consiglio federale post-elettivo, come ha scritto la FIT sul suo sito, "Pur non potendo valutare in modo positivo (perchè? ndr) la sua precedente esperienza lavorativa, decide di offrire a Rinaldini un accordo che gli garantisca, oltre alla chiusura delle vicenda giudiziaria che lo aveva visto soccombere in primo grado e all’equivalente dei compensi non percepiti da fine 2002 in poi (50.000 euro), anche un nuovo contratto biennale valido DAL 1° GENNAIO 2005 AL 31 DICEMBRE 2006, con l’incarico di Vicedirettore dei Campionati Internazionali d’Italia".
E' il punto meno chiaro. L’accordo menzionato dalla FIT è una transazione siglata il 20 dicembre 2004 presso la Direzione Provinciale del Lavoro di Ravenna. E’ un documento di qualche pagina che ci è stato mostrato “ma non possiamo farlo leggere perché si tratta di una scrittura privata” ci ha detto Verdina. Abbiamo però potuto vedere il documento in cui si certificava un pagamento di 38.500 euro netti destinati a Rinaldini per il periodo 2003-2004 (i già citati 50.000 euro, al lordo delle tasse). A supporto, ci hanno mostrato una fotocopia dell’assegno destinato a Rinaldini, datato 17 dicembre 2004, emesso dalla banca Unicredit.
Resta la curiosità di sapere cosa ci fosse scritto nella transazione. Non ce l’hanno mostrata solo per una questione di privacy? Cosa ha firmato Rinaldini? Dalla nota FIT si evince che è stata chiusa la vicenda giudiziaria e gli è stato offerto il ruolo di Vicedirettore degli Internazionali d’Italia. Tutto qui, o c’era qualcos’altro? Abbiamo provato a ottenere la transazione per altre vie, ma non c’è stato nulla da fare: Rinaldini non ce l’ha più, la DPL di Ravenna non è tenuta a conservare i documenti più vecchi di 5 anni. E il mistero resta.
LA FUGA DA ROMA
Quattro giorni prima, il 16 dicembre 2004, era stato siglato il contratto di vicedirezione degli Internazionali d’Italia. L’accordo (che ci hanno mostrato) aveva un contenuto standard ed era firmato in ogni sua pagina sia da Gianluca Rinaldini sia da Angelo Binaghi. Come poi siano andate le cose, è risaputo: agli Internazionali del 2005, Rinaldini ha abbandonato Roma con tre giorni di anticipo, frustrato per il modo in cui era stato trattato, a suo dire senza alcuna considerazione. “Tanto che probabilmente nemmeno si erano accorti che me ne fossi andato” ci disse. Ad ogni modo, il contratto è stato rispettato fino alla scadenza: ci è stato mostrato lo specchietto dei pagamenti effettuati dal gennaio 2005 al dicembre 2006, con un importo mensile (netto) di 2.166 euro. Nel biennio, dunque, Rinaldini ha incassato circa 52.000 euro (mentre la FIT, al lordo delle tasse, ne ha spesi circa 64.000). Abbiamo visto anche la relazione di Sergio Palmieri al termine degli Internazionali del 2005, in cui il Direttore del torneo (ruolo che ricopre ancora oggi) scrive che l’apporto di Rinaldini “non ha risposto alle mie aspettative”. Secondo la relazione, Rinaldini avrebbe dovuto svolgere attività di PR con gli sponsor sotto le direttive di Francesco Palmieri, ma la cosa non sarebbe stata particolarmente efficace nonostante la sua vasta rete di conoscenze. Al contrario, ha ritenuto valido e “importante” il contributo nell’area backstage. La relazione si chiude così: “Purtroppo la collaborazione si è interrotta abbastanza bruscamente a sorpresa, a qualche giorno dal termine del torneo stesso. Inaspettatatamente, con modalità assolutamente arbitrarie, Gianluca ha lasciato Roma e il torneo senza informare chi che sia della sua decisione”.
LA RICHIESTA DI VITALIZIO
C’è poi la vicenda della richiesta di vitalizio inoltrata al Ministero per i Beni Culturali. Il 4 febbraio 2005, è pervenuta alla FIT una raccomandata, indirizzata alla segretaria del presidente Maria Argentieri, in cui Rinaldini scriveva: “Come da accordi con Raimondo Ricci Bitti, invio la domanda, con relativi allegati, della mia richiesta di vitalizio diretto al Ministero per i Beni Culturali e Ambientali. Mille grazie per l’attenzione e tanti cordiali saluti”. Nella domanda, unitamente alla richiesta firmata da Rinaldini di accedere all’assegno vitalizio per la legge “Giulio Onesti” (legge 15/4/2003), c’erano il curriculum, una scheda clinica e il modulo 740. Qualche giorno dopo, il 9 febbraio 2005, Angelo Binaghi ha inoltrato la richiesta al Ministero, rigettata perché il faentino non rientrava in graduatoria. Dopo l'episodio degli Internazionali 2005, il rapporto contrattuale si è esaurito il 31 dicembre 2006. Tuttavia, un aiuto federale è giunto anche nei due anni successivi grazie all’interessamento di Luca Ciardi, ex compagno di doppio di Rinaldini e dirigente del Tennis Club Prato. Si trovò un accordo: la FIT ha infatti versato un contributo annuo di 20.000 euro al TC Prato per un progetto tecnico, legato alla figura di Rinaldini. Il progetto è andato avanti per 2 anni, poi non è stato rinnovato. Non ci hanno fornito risposte chiare quando abbiamo domandato perché non si è proseguito. “Forse il TC Prato ha abbandonato il progetto – ci ha detto Verdina. – Se fosse andato avanti cosa avremmo fatto? Non lo sappiamo”. Stessa risposta quando abbiamo chiesto che succederebbe se una richiesta del genere giungesse oggi. Per fare ancora più luce, abbiamo contattato Luca Ciardi, principale artefice del progetto: "Detto che la Federazione va solo ringraziata per quello che ha fatto in quei due anni, dopo la scadenza ho provato a interessarmi – dice Ciardi – magari per un contributo analogo anche tramite altri circoli o modalità, perché era chiaro che un accordo del genere non avrebbe potuto durare in eterno. Ma non sono arrivate risposte positive". Negli ultimi quattro anni, dunque, non c’è più stata la volontà di interessarsi a Rinaldini. “Con Rinaldini è stato fatto il possibile e l’impossibile per venirgli incontro” ci hanno detto, lasciandoci capire di essere rimasti delusi da alcuni suoi comportamentii.
154.000 EURO E UNA TESI CHE CROLLA
I fatti sono questi. La prova documentale smentisce la tesi secondo cui Rinaldini avrebbe perso incarichi nel mondo del tennis per aver votato Tronchetti Provera. Al contrario, non ne aveva prima (era solo presidente del Club Atletico Faenza, carica persa – quella sì – dopo le elezioni, a suo dire per spinte politiche) e ne ha avuti dopo, a seguito della transazione. E’ un dato di fatto che, dopo le elezioni del 14 novembre 2004, la FIT abbia speso per Rinaldini 154.000 euro (50.000 per la transazione, 64.000 per il contratto sugli Internazionali d’Italia e 40.000 per il progetto legato al TC Prato), di cui circa 130.000 netti.
Invece restano tante perplessità sul piano umano. I documenti non hanno anima e non spiegano il dramma di un uomo rimasto su una sedia a rotelle a 26 anni. Prendiamo atto della dichiarazione secondo cui è stato fatto il "possibile e l’impossibile" per venire incontro al faentino. Ma qualche dubbio resta. Per esempio, perché nel 2002 non gli è stato rinnovato il contratto da tecnico? Rinaldini si sente tale, ha ottenuto buoni risultati nel periodo di Cesenatico, eppure dopo ha fatto tutto tranne che il tecnico: perché utilizzarlo in un ruolo non suo? Se non lo ritiene un buon tecnico, la FIT è legittimata a non assumerlo. Ma stiamo parlando di un disoccupato di 53 anni, costretto su una sedia a rotelle e quindi con enormi difficoltà a inserirsi nel modo del lavoro. Dopo la mancata ammissione alla Legge Onesti (o al limite dopo la scadenza del contratto come vicedirettore degli Internazionali), la stessa FIT avrebbe potuto pensare ad un piccolo vitalizio. Con il suo bilancio di alcune decine di milioni di euro, di cui un paio di utile nel consuntivo 2011, crediamo non sarebbe un bagno di sangue economico. C’è poi la transazione: la Segreteria Generale ci ha mostrato tutti i documenti richiesti, anche qualcosa di più, ma non la transazione del 20 dicembre 2004 (a parte la postilla sull’indennizzo). E’ una scrittura privata, ma anche gli altri documenti (sentenza a parte) lo erano. Cosa c’era scritto di così importante da non poter essere mostrato?
UN NUOVO INCARICO
Infine, una proposta per il prossimo futuro: la FIT gestisce anche l’attività del Wheelchair Tennis e chi meglio di Rinaldini potrebbe trasmettere la sua esperienza ai giovani colpiti da una tragedia umana ancor prima che sportiva? Potrebbe essere uno sbocco come tanti. Abbiamo l’impressione che la FIT abbia mal digerito alcuni comportamenti del passato: pur riconoscendo l’importanza del piano legale, forse un caso del genere meriterebbe una maggiore sensibilità umana, un venirsi incontro che vada oltre le incomprensioni. Tra l’altro, un passo verso Rinaldini – oltre a riconoscere l’eccezionalità del caso – sarebbe un bel colpo per l’immagine delle Federazione stessa, forse ancor più di un successo sul campo. Obblighi istituzionali non ce ne sono (la FIT ha natura giuridica di ente privato e può spendere il denaro come meglio crede). Ma nella vita ci sono anche obblighi umani e morali di cui non si può non tenere conto.
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