Un documento inviatoci da Dominic Owen, il creditore che aveva vinto la causa, conferma che Camila Giorgi ha saldato il suo debito. La vicenda potrebbe chiudersi sul piano giuridico. Ma le ombre restano. LA NOSTRA INCHIESTA
Camila Giorgi ha saldato il suo debito. C’è voluto un po’ di tempo, giacchè l’ingiunzione di pagamento era partita diversi mesi fa. “E’ stato emesso un atto di sequestro che le confischerà il prize money conquistato negli Stati Uniti o, se io volessi, in qualsiasi altra parte del mondo – aveva detto Dominic Owen, il principale creditore – e resterà in vigore fino a quando non avrà saldato tutto. L’importo aumenta di mese in mese, a causa degli interessi e delle spese legali”. La notizia è che Owen ha ricevuto tutto quanto gli spettava, come testimonia l’assegno che vedete qui sopra (per ovvie ragioni di privacy abbiamo cancellato il numero dell'assegno e l'indirizzo di Owen). La Giorgi ha pagato circa 23.000 dollari (per l’esattezza 22.910,67), più le spese legali. Al netto delle commissioni, Owen ha intascato 17.033 dollari. Denaro proveniente dallo US Open 2014, dove Camila ne aveva guadagnati 35.193 con l’eliminazione al primo turno per mano di Anastasia Rodionova. Il denaro è arrivato tramite un atto dello Stato di New York. A parte la cifra, tutto sommato trascurabile per una giocatrice di questo livello, il pagamento ha una valenza notevole, perché un assegno vale molto più di mille parole e smentite. In un’intervista con Spazio Tennis, Sergio Giorgi diceva testualmente: “Abbiamo perso la prima causa e vinto le successive tre. Se tu hai un debito negli Stati Uniti, la WTA arriva e ti toglie tutti i prize money”. Già a suo tempo riportammo a Owen la frase di Giorgi e la sua risposta fu chiara. “Non so quali cause abbia vinto, ma riguardo alla mia posso dire al 100% di aver vinto e che non c’è stato nessun ribaltamento”. I fatti hanno dato ragione a Owen. L’assegno è pervenuto alla sua società e, se non è intervenuta la WTA, ci ha pensato lo Stato di New York.
IL CASO GIORGI
E’ passato circa un anno da quando è diventata di dominio pubblico la vicenda riguardante la giocatrice azzurra e il suo periodo negli Stati Uniti, quando avrebbe lasciato debiti sparsi verso diversi creditori. Il primo a rendere pubblica la vicenda fu Jon Wertheim su Sports Illustrated, raccontando le sventure di tanti personaggi che avevano riposto fiducia e denaro in Camila e nell’onnipresente papà Sergio. Noi siamo andati più a fondo, ascoltando la voce dei protagonisti e scovando la copia della sentenza che condannava la Giorgi a pagare la ITA Sports, società dell’allenatore americano Dominic Owen, con base a Tampa. La nostra inchiesta non fu presa bene da Sergio Giorgi, che durante gli Internazionali BNL d’Italia è andato per due volte in escandescenza con noi di TennisBest, mettendo in scena un siparietto francamente imbarazzante. La nostra inchiesta si è sempre basata su fatti, documenti e testimonianze ben precise. Per questo avremmo voluto parlare anche con Camila e Sergio Giorgi, per avere una loro versione dei fatti: purtroppo la nostra richiesta non ha mai avuto esito positivo. Le poche volte che Sergio si è espresso pubblicamente sulla vicenda (con altri media, evidentemente più compiacenti), non ha mai dato risposte precise. Stando a quelle dichiarazioni, avrebbero perso la causa contro Dominic Owen ma ne avrebbero vinte altre tre. Naturalmente non si è mai dichiarato colpevole, parlando di “pettegolezzi” e non di “prove certe”. Da allora è passato quasi un anno ma negli Stati Uniti il caso Giorgi ha continuato a ottenere una notevole risonanza. “Non c’è bisogno di mettersi in contatto con la WTA – ci disse Dominic Owen qualche mese fa – perchè la vicenda ha avuto grande pubblicità sia in TV che sulla stampa, quindi sono ben consapevoli della sua reputazione”.
RAMIREZ: "MI SENTO PRESO IN GIRO"
Anche TennisBest non ha mai smesso di seguire la vicenda, soprattutto per cercare di capire quali fossero le tre cause vinte dai Giorgi e citate da Sergio. Escluso che le abbiano vinte contro Dominic Owen, abbiamo contattato altri due personaggi chiave di questa vicenda: Sandy Mittleman e Alex Ramirez. Il primo, attaccato a mezzo stampa da Sergio Giorgi (che lo ha definito “una persona tra i 40 e i 50 anni che vive ancora con i genitori e vende cappelli su Internet dopo aver provato a fare il musicista, nonchè il coach e il manager a Camila"), ha totalmente smentito di aver intentato qualsiasi causa verso i Giorgi. Mittleman lo ritiene un capitolo chiuso e non è voluto tornare sulla vicenda. In questo momento si occupa della giovane Parris Todd e circa un mese fa ha annunciato una partnership con Bojana Jovanovski. Un'altra persona coinvolta è stato Alex Ramirez, presidente della Pro Tenn International, accademia di Phoenix. Ha conosciuto i Giorgi in occasione del torneo ITF del novembre 2011 e, con la sua società, aveva trovato un investitore della Florida in grado di garantire un investimento di 350.000 dollari in cambio di una parte dei guadagni (il 50%, che poi sarebbe sceso al 30%, se Camila avesse superato i 2 milioni). Al momento di firmare l’accordo, dopo che Ramirez era andato in Florida a sue spese, Sergio Giorgi si è tirato indietro. In precedenza, Ramirez aveva investito 15.000 dollari sui Giorgi per coprirne le spese personali. “Non c’era alcun interesse, era solo un modo per aiutarli. Tra l’altro avremmo potuto farlo con ulteriori investimenti – ci ha detto Ramirez – e avrebbe potuto ripagarci dopo aver ottenuto il finanziamento. Al momento di chiudere l'accordo, durante un match di esibizione con le sorelle Williams, Sergio ci ha chiamato e ha detto che non aveva più intenzione di firmare”. Il problema è che Ramirez aveva sborsato soldi di tasca propria. Soldi che non gli sono mai tornati indietro. E non ha più sentito i Giorgi dopo il torneo di Phoenix nel 2012. “L’unico contatto che ho avuto con Sergio Giorgi è stato dopo che la vicenda è diventata di dominio pubblico: ha scritto “WOW” sulla mia bacheca di Facebook”. Quando gli avevamo chiesto se aveva mai intrapreso un’azione legale contro i Giorgi, era stato chiaro. “No, ma stiamo esaminando se fare qualcosa del genere”. Adesso che lo abbiamo informato del pagamento pervenuto a Owen, è parso un filo rassegnato. “Credo che abbia pagato quelli che hanno vinto una causa contro di lei. Per quanto mi riguarda, se io dovessi intraprendere una causa per 15.000 dollari mi costerebbe ancora di più e penso che lei lo sappia”. Quindi, per ora non c'è nessuna causa. E forse non ci sarà mai. Per Ramirez, tuttavia, resta la grande amarezza per aver investito tempo e denaro. “Sergio Giorgi? Non so perchè si rifuti di assumersi le responsabilità delle promesse che ha fatto, sia per iscritto sia verbalmente. Noi volevamo soltanto aiutarli e abbiamo fatto quello che potevamo. Ci sentiamo presi in giro e usati. Abbiamo speso un sacco di soldi per andare due volte in Florida e chiudere questo affare. Vorremmo soltanto che Sergio Giorgi si assumesse le sue responsabilità e smettesse di usare le persone e, soprattutto, di mentire”.
A DISPOSIZIONE PER UNA REPLICA
L’assegno pervenuto a Dominic Owen dovrebbe aver messo la parola fine alla vicenda, almeno sul piano legale. Su quello etico restano parecchi dubbi e punti oscuri su una vicenda che Sergio Giorgi non ha mai chiarito a fondo, se non con spiegazioni sommarie e il rifiuto di parlare con noi. Ha citato tre cause vinte: non diciamo che sia falso, ma non è dato sapere di cosa si tratti realmente. Detto che siamo e saremo disponibili ad ascoltare la sua versione e le sue risposte alle nostre domande, va sottolineato che in questo momento Camila ha raggiunto una certa stabilità grazie all’accordo con la FIT. La Federazione Italiana Tennis (che dovrebbe obbligare un'atleta che rappresenta la maglia azzurra a fornire maggiori spiegazioni su vicende di questa gravità) è stata fondamentale, sostanzalmente salvifica, per Camila. Sia sul piano economico sia su quello sportivo, sistemando alcuni vecchi acciacchi con il proprio staff medico. In cambio, l’azzurra ha cominciato a giocare in Fed Cup, anche se Sergio Giorgi ha spesso criticato questa manifestazione (“Camila ha 23 anni, è diventata una donna e io devo rispettare quello che vuole fare, come la Fed Cup, che a me contnua a non piacere – ha detto a Claudio Paglieri – ma Camila, a differenza mia, è molto socievole e nella squadra è a suo agio”). La vicenda potrebbe dunque chiudersi qui anche se certi comportamenti vanno ricordati e stigmatizzati. Camila, come ricorda suo papà, sta crescendo e sarebbe opportuno che lei, in prima persona, provasse a spiegare vicende come questa, che inevitabilmente ledono la sua immagine. Ma, per adesso, saremmo molto sorpresi se questo dovesse accadere.
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