Dagli USA piovono gravi accuse contro Camila e Sergio Giorgi. TENNISBEST ha scovato una sentenza che li ha dichiarati colpevoli. 
Un estratto della sentenza del Tribunale della Florida contro Camila Giorgi

Di Riccardo Bisti e Lorenzo Cazzaniga – 4 febbraio 2013

Camila Giorgi farà il suo esordio in Fed Cup il prossimo week-end, dopo una lunga serie di problematiche risolte quest’anno dalla FIT che ha convinto papà Sergio ad affidarsi alle strutture di Tirrenia, con un accordo che non è stato reso noto nei dettagli ma che dovrebbe prevedere dei contributi economici e la sponsorizzazione di SuperTennis TV. Proprio alcune questioni etiche ed economiche son state sollevate da un dettagliato articolo di Sports Illustrated, scritto dalla celebre firma Jon Wertheim, che ha raccolto le testimonianze di diversi investitori che hanno accusato i Giorgi di aver preso dei soldi senza mai averli restituiti, come volevano gli accordi. Un’accusa pesante, alla quale Sergio Giorgi ha risposto sommariamente. Per questo abbiamo deciso di approfondire la questione, contattando gli accusatori (papà Giorgi è invece restio a commentare la vicenda…) e cercando di fare chiarezza su una situazione decisamente preoccupante e che rischia di diventare spiacevole anche per la stessa FIT, che ha deciso di accogliere Camila a braccia aperte. Soprattutto ora che una sentenza di un tribunale della Florida ha dichiarato i Giorgi colpevoli. Ma andiamo con ordine.
 
In questa storia, la figura del padre è cruciale. E’ lui a gestire ogni aspetto della carriera di Camila e la carrellata di investitori delusi e – più o meno – arrabbiati è piuttosto lunga. Quando la vicenda è stata pubblicata da Sports Illustrated, alla vigilia dell’Australian Open, l’immagine dei Giorgi ha subito un colpo durissimo. La replica di papà Sergio è stata pubblicata sul sito ufficiale della figlia: “Questa storia è piena di pettegolezzi più che di prove, se fossimo dei truffatori avrebbero potuto bloccarci i visti e i conti correnti in pochi giorni quando abitavamo negli Stati Uniti, anche perché nella famiglia Mittleman ci sono diversi avvocati. Questo Mittleman ha cercato per tanto tempo di fare da manager a Camila scrivendo anche sul suo sito che Camila aveva firmato per la sua società, ma non era vero niente. Tutti sanno dove siamo, Camila gioca i tornei WTA e sanno dove trovarci. Questa storia salta fuori dopo tanti anni, proprio quando siamo venuti via dagli Stati Uniti ed è più difficile per noi rispondere. Tutte queste persone citate nell’articolo vivono negli Stati Uniti, poche settimane fa eravamo a New York per gli US Open e nessuno si è presentato”.
 
Durante l’Australian Open, alcuni cronisti hanno provato ad avvicinare Sergio. Dopo un iniziale diniego, è passato al contrattacco. “Il mondo del tennis è pieno di squali. Dove sono le prove? Di cosa stanno parlando? A quanto ammonterebbe il nostro debito? 10.000 dollari, o forse 30.000? O il biglietto dell’autobus?”. Sulle prove, torneremo in seguito. Sergio Giorgi sembra avercela in particolare con una persona. “Queste accuse sono la vendetta orchestrata da un uomo che si trova tra i 40 e i 50 anni, è stato licenziato da cinque posti di lavoro e adesso si ritrova a vendere cappelli su internet. Tutto nasce dalla sua delusione. Prima voleva fare il coach di Camila, poi il manager. Ma io ho gli detto di no”. L’uomo in questione si chiama Sandy Mittleman ed è proprietario e fondatore di MLJ Group, società di management che non si occupa soltanto di tennis.. Dando un’occhiata al sito di MLJ Group, si leggono testimonianze molto positive, tra cui quelle di Silvia Talaja (ex top-20 ATP) e Antonio Van Grichen (storico coach di Victoria Azarenka), che si esprimono molto favorevolmente su Mittleman come manager. Quando abbiamo contattato Mittleman, si è detto “più che felice” di parlare dell’argomento Giorgi. A parte un laconico “niente da dire” sulle accuse personali di Giorgi, ha raccontato la sua versione. Leggendo l’inchiesta di Sports Illustrated, sembrava esserci un’incongruenza: come mai, dopo l’esperienza non troppo positiva nel 2010, ha raccomandato la Giorgi all’altro coach Alex Ramirez? “E’ stata una vicenda esclusivamente tecnica – racconta Mittleman – non ho mai raccomandato Camila a Ramirez per questioni di soldi, ma solo per faccende sportive. Con Ramirez non abbiamo mai toccato l’argomento soldi. Io l’ho raccomandata soltanto perché la considero un’ottima giocatrice e non come potenziale investimento. Tutte le discussioni sugli aspetti economici erano direttamente legate a Sergio”. Mittleman ha poi preso visione della replica apparsa sul sito della giocatrice e ha voluto rispondere punto per punto. “Prima di tutto, non ho loro notizie da luglio. Sergio dice che se fossero dei truffatori avremmo potuto bloccare i conti correnti, ma io non farei mai una cosa del genere. Mi fidavo di loro e ho solo cercato di contribuire alla carriera di Camila. Anzi, ero io a preoccuparmi e chiedere se avessero bisogno di qualcosa. Non sono il tipo che denuncia una truffa alle autorità per far bloccare il visto. Non lo avrei mai fatto, anche in virtù dei nostri buoni rapporti. Sergio dice che nella mia famiglia ci sono diversi avvocati: è vero, ma cosa c’entra con tutta questa vicenda?”. Andiamo avanti. Sergio sostiene che Mittleman avrebbe scritto sul suo sito internet di essere il manager di Camila. “Non ho mai detto che Camila avesse firmato per me. Ho soltanto scritto che Sergio mi aveva chiesto di promuoverla per ottenere degli sponsor. Se lui avesse avuto la certezza di ottenere un guadagno da una firma con la mia società, lo avrebbe fatto subito”. Giorgi ha poi detto che sia lui che Camila sono reperibili ai tornei. “E’ vero, gioca i tornei – dice Mittleman – ma non si fanno trovare alle chiamate e non rispondono ai messaggi. Anche Wertheim ha provato a contattarli e loro non hanno mai risposto. Di più: hanno cambiato numero di cellulare. All’improvviso, hanno cambiato i numeri con cui ci siamo sentiti per tre anni. E la vicenda è uscita soltanto adesso perchè Wertheim l’ha appresa dopo lo US Open”. Non c’è rabbia nè risentimento nelle parole di Mittleman. Gli abbiamo chiesto cosa direbbe ai Giorgi se li dovesse incontrare. “Francamente non lo so, ma di sicuro li saluterei e sarei pronto al dialogo. Non li ho cercati dopo la loro sparizione perchè mi fidavo. Mi auguro che Camila possa entrare tra le top 5 WTA, è una ragazza molto capace e lo meriterebbe”. La vicenda Giorgi-Mittleman, tuttavia, è condizionata da un fatto: non c’era alcun accordo scritto.“No, niente di scritto, ma con Sergio avevo un’ottima relazione. Poteva chiedermi denaro in qualsiasi momento, mi ha ringraziato molte volte. Una trasferta in Australia nel dicembre 2012 è stata pagata da un finanziatore trovato da me, un mio amico. I soldi non sono mai stati restituiti”.  
 
Volendo credere alla versione di Mittleman, emerge un quadro piuttosto chiaro. I Giorgi si sarebbero comportati piuttosto male sul piano etico e morale, ma non sarebbero perseguibili in alcun modo perchè non c’erano accordi scritti. E’ ben diverso il caso di Dominic Owen, un professionista che insegna presso l’Harbour Island Athletic Club & SPA a Tampa. La sua società di management, la ITA Spors LLC, ha siglato un contratto con i Giorgi versando 10.000 dollari come rimborso per spese di viaggio. La Giorgi ne avrebbe dovuti restituire 12.000. Owen non ha visto nulla. Anche lui è stato ben contento di parlare con TennisBest, ma è decisamente più seccato di Mittleman. “I Giorgi sono degli artisti della truffa. Quando chiedono soldi risultano molto convincenti, come gli attori di Hollywood. Vendono la stessa storia a tutte le loro vittime. Sergio appare molto sincero e persuasivo quando dipinge il quadro della loro disperazione finanziaria. Tante persone sono state gentili nei loro confronti e loro, in cambio, hanno mentito sulla restituzione del denaro e si sono dedicati alla vittima successiva. No, non sono brave persone”. Owen è ancora molto scosso dalla vicenda. “Camila è una giocatrice molto talentuosa, ma sta offuscando la sua immagine con un comportamento scorretto. Io credo che ci si debba comportare con gli altri come vorremmo essere trattati a nostra volta. Forse un giorno i Giorgi saranno onesti con loro stessi e chiederanno scusa a tutte le persone a cui hanno rubato soldi”. Forte di un contratto, Owen ha intentato una causa contro Camila Giorgi presso il tribunale di Hillsborough, Florida. La causa vede la ITA Sports come querelante e tre persone tra gli accusati: Camila Giorgi e i due garanti che avevano sottoscritto l’accordo: Patrick Boyd e Chantel Igherighe. TennisBest è entrato in possesso di una copia della sentenza. Il giudice Jennifer X. Gabbard si è pronunciata in favore di Owen e ha condannato i Giorgi al pagamento di una somma complessiva di 22.443,70 dollari, così suddivisi: 13.335,70$ di debiti accumulati, 903$ di interessi maturati dal 30 marzo 2012, 480 dollari per spese amministrative e 7.725 di spese legali. La causa è stata aperta il 28 agosto 2013, il giudice si è pronunciato l’8 novembre e la sentenza è stata depositata quattro giorni dopo. Ad oggi, i Giorgi non hanno saldato il loro debito. “Sono semplicemente spariti – ci ha detto Owen, che ha proseguito – non ho nessuna intenzione di parlare con Sergio Giorgi. Non credo ad una sola parola di quello che dice. E’ un bugiardo e un truffatore. Quindi, parlare con lui non farebbe alcuna differenza. L’unica cosa che deve fare è restituire tutti i soldi ai suoi creditori”.
 
Owen ha poi raccontato un altro aneddoto, piuttosto curioso, relativo alla scorsa primavera, quando Camila ha giocato a Charleston ed è arrivata a sfidare Serena Williams. “Samantha Stosur è una mia cara amica – dice Owen – e aveva prenotato un campo di allenamento. Tuttavia, è arrivato papà Giorgi che ha cancellato il suo nome per mettere quello della figlia. Sammy non l’ha presa molto bene. E’ stata una delle tante bugie di papà Sergio”. Secondo Owen, i Giorgi non rischiano di essere fermati appena metteranno piede negli Stati Uniti, poichè non c’è alcuna accusa penale nei loro confronti, ma soltanto una vicenda finanziaria. Il caso di Owen, tuttavia, è cruciale per l’intera vicenda. Nelle sue repliche, Sergio Giorgi ha sempre parlato di assenza di prove, di pettegolezzi. Invece una prova c’è: è una sentenza di un tribunale americano che li condanna a pagare. Ovviamente non esiste la controprova, ma è legittimo immaginare che anche gli altri investitori avrebbero potuto vincere eventuali cause se ci fossero stati contratti firmati e non semplici prestiti o gentlemen agreements. Questa sentenza, ad ogni modo, delinea il quadro decisamente a sfavore dei Giorgi.
 
Tra le altre persone che hanno incontrato i Giorgi nel loro lungo girovagare negli States, c’è stato anche Pablo Arraya, ex giocatore peruviano degli anni 80 che oggi dirige un’accademia a Key Biscayne, due passi da Miami. Nell’inchiesta di Sports Illustrated, era stato tra i meno severi. I Giorgi avevano lasciato qualche debito (“Ma va bene così, magari si sdebiterà facendo una clinic”), ma Arraya ci ha rivelato ulteriori dettagli: “Siamo entrati in contatto con Camila tramite un coach dell’accademia di Bollettieri: è stata da noi per circa 3-4 settimane, in cui si è allenata sul campo con lo sparring Danilo Zivanovic e abbiamo quantificato le risorse di cui ha usufruito in circa 3.500 dollari. Ho detto che la colpa è al 99% del padre perchè mi sembra un personaggio fuori da ogni etica. Non paga, insulta la figlia e l’ho sentito pronunciare brutte parole”.
 
In passato, Camila ha trascorso anche un periodo a Parigi, presso l’Accademia di Patrick Mouratoglu. “In realtà era soltanto marketing, niente di serio – ha detto Sergio Giorgi in una vecchia intervista con ESPN – quasi tutti i posti dove siamo stati in Europa volevano farla fimare per qualche agente”. Altre fonti sostengono che Mouratoglu si sarebbe prodigato per aiutare i Giorgi, facendo allenare Camila gratis e trovandole uno sponsor di abbigliamento (Nike). Abbiamo contattato Mouratoglou durante l’Australian Open, dove era al seguito di Serena Williams. Volevamo conferma di queste voci, ma lui ha preferito mantenere il riserbo. “Non risponderò alle vostre domande. Non voglio contribuire a tutte le cose che sono state dette nei confronti della famiglia Giorgi”. Detto che Mouratoglou è un personaggio molto attento all’immagine e alla comunicazione, ed è possibile che abbia preferito non parlare di un argomento potenzialmente spinoso, viene il dubbio che non abbia mai letto l’articolo di ESPN Deportes, in cui Sergio Giorgi etichettava la sua accademia come “niente di serio”. C’è un ulteriore aspetto che francamente sorprende. Se i Giorgi hanno bisogno di soldi perché non affidarsi ad uno sponsor di abbigliamento? Camila è già un’ottima giocatrice e promette di diventare molto, molto forte. E’ anche una bella ragazza e le offerte non dovrebbero mancare (lo scorso inverno pare che la Ellesse, che tra gli altri ha firmato anche Tommy Haas ed Elina Svitolina, fosse molto interessata a presentare un’offerta importante). Un contratto di abbigliamento può fruttare cifre ben superiori a quella che gli accusatori americani dicono di aver prestato ai Giorgi.
 
In tutto questo, si è inserita la Federazione Italiana Tennis. Il corteggiamento al clan Giorgi è durato parecchio. In un’intervista del maggio 2012 con Spazio Tennis, Sergio Giorgi disse che gli era stato proposto un contratto vincolante per 10 anni. “Che io ho ritenuto a senso unico e ho deciso di non accettare”. Poi, dodici mesi dopo, ha manifestato una certa insofferenza verso la Fed Cup. “Non la gioca perchè ci sono interessi politici che non voglio seguire. E’ una manifestazione che non mi piace, perchè lo ritengo un torneo politico tra federazioni, molto più che tra nazioni. A inizio anno dissi a Camila che avrebbe ricevuto una wild card per il torneo di Roma e che avrebbe giocato in nazionale, ma non è stato raggiunto un accordo con la federazione. Io non ho assolutamente nulla contro la FIT ma non condivido le loro scelte, soprattutto le proposte nei nostri confronti”. Un mese dopo, subito dopo Wimbledon, ha cambiato idea, visto che oggi Camila è a tutti gli effetti un’atleta FIT (“La specialità di Sergio è non firmare un contratto quando ha la penna in mano” ci ha rivelato Owen): si allena a Tirrenia, riceve aiuti (supponiamo non solo in termini di servizi), indossa il badge di SuperTennis e ha usufruito del supporto del dottor Pierfrancesco Parra. E così giocherà in Fed Cup. La vicenda Giorgi-FIT è solo l’ultima parte di una telenovela che va avanti da quattro anni. In tutta questa storia, emerge una viva incoerenza di papà Sergio, nonchè la necessità federale di assicurarsi le prestazioni di una giocatrice dal potenziale impressionante. Tra le under 25 azzurre, la Giorgi sembra l’unica con potenzialità importanti, ove per importanti si intende un piazzamento tra le top 10. La FIT mantiene un certo riserbo sugli aspetti contrattuali e difatti le indiscrezioni non trovano riscontro a livello ufficiale. “Nella vicenda con gli ex finanziatori, la FIT non c’entra nulla – ci hanno riferito – per quanto riguarda l’accordo con i Giorgi, c’è ovviamente la disponibilità a rispondere alle convocazioni, ma è un accordo standard uguale per tutte le giocatrici”.
 
La posizione della FIT è comprensibile, vista l’importanza strategica del fenomeno-Giorgi, destinata a diventare la numero 1 d’Italia. Tuttavia, è imperativo per la FIT condurre un’indagine accurata sulla condotta e il comportamento dei Giorgi ed eventualmente intervenire perché non vi siano strascichi giudiziari in cui siano coinvolte giocatrici della Nazionale. Alla famiglia Giorgi è doveroso offrire la possibilità di difendersi (e sarebbe opportuno che chiarissero le loro posizioni, anche nei confronti di un tribunale americano: per esempio, i Giorgi hanno deciso di ricorrere in appello?). Tuttavia è indubbio che una manciata di professionisti sostengono di essere stati truffati dall’accoppiata Sergio-Camila (e una sentenza li ritiene colpevoli), una faccenda ancor più delicata ora che Camila ha cominciato a vestire la maglia dell’Italia ed è aiutata dalla FIT che gestisce una percentuale di soldi pubblici (il 18% circa del patrimonio, 6.230.511€ su 34.492.322€ di ricavi complessivi, secondo l’ultimo bilancio pubblicato). Se quindi è giusto e sacrosanto che la federtennis offra fondi e contributi ai nostri giocatori, sul principio della correttezza e della trasparenza non si dovrebbe transigere. Nel caso dei Giorgi, qualche dubbio è più che mai giustificato.