L’OPINIONE – Il 1 luglio 2014 potrebbe essere ricordato come il giorno che ha cambiato la storia del tennis. Le donne restano senza regine, Serena Williams abbandona come un pugile suonato, Nick Kyrgios stende Nadal come capita solo ai fenomeni.

Di Riccardo Bisti – 2 luglio 2014

 
Non c’è grande differenza giugno e luglio. Lo stacco lo sentono i maturandi che si fono finalmente tolti l’esame, e gli studenti universitari (quelli bravi) che si prendono uno spicchio d’estate in più. Stavolta il passaggio si è sentito, forte e chiaro, anche nel tennis. Perchè il 1 luglio 2014 non è stata una giornata come le altre. Una giornata che avrebbe ispirato Sergio Leone e ha evocato il suo leggendario film del 1966. Una giornata che rischia di cambiare gli equilibri del tennis, sia tra i maschietti che tra le femminucce. Un trittico di eventi che rischiamo di portarci dietro a lungo.
 
IL BUONO
Nei primi tre turni, Maria Sharapova era passata sulle avversarie come un bulldozer. Perfetta, algida, irraggiungibile. L’eliminazione di Serena Williams sembrava spalancarle le porte per l’accoppiata Parigi-Londra che tra le donne non riesce dal 2002 (l’ultima fu proprio Serena). Invece si è arresa alla tenacia tutta tedesca di Angelique Kerber, forse ispirata dalla sua nazionale di calcio, che qualche ora prima aveva pazientemente aspettato il momento giusto per punire la coraggiosa Algeria. A dispetto di un fisico massiccio, la tedesca ha mostrato notevoli doti difensive, disinnescando gli assalti della russa. C’è del buono, in questo risultato: significa che il tennis femminile non ha più padroni, che tutte possono battere tutte. Per noi guardoni, per nulla interessati al pallottoliere dei trofei, è un bene. Può capitare che la Kerber, fino a ieri incapace di battere una top-5 in uno Slam, giochi meglio della Sharapova sul Centre Court, mostrando una versione “potenziata” del tennis di Caroline Wozniacki. Grandi corse, ma anche grandi colpi. “Angie” ama Wimbledon, avendo già centrato una semifinale nel 2012. Adesso proverà a negare a Eugenie Bouchard la terza semifinale consecutiva in uno Slam. Chissà se la canadese sarà contenta di affrontarla: in fondo, la Sharapova ha superato solo una volta gli ottavi dal 2006. “Da allora l’erba è cambiata – ha sibilato Masha – non penso che allora avrei giocato gli stessi scambi di oggi”. Probabilmente è vero, ma spiegatele che quest’anno si è già battuto il record di tie-break e che stiamo vedendo vagonate di ace, almeno tra gli uomini. Aveva ragione Gianfranco Zanola, titolare di Play-It: “Spesso la velocità delle superfici viene percepita in modo soggettivo. La velocità è spesso dettata dalle caratteristiche dei giocatori. Un campo totalmente identico può sembrare diverso in base a chi gioca”.
 
 
IL BRUTTO
Non fosse che abbiamo rischiato di giocarsi Serena Williams già tre anni fa, quando fu colpita da embolia polmonare, ci sarebbe da preoccuparsi. Il doppio sul Campo 1 contro Stefanie Voegele e Kristina Barrois non è stato un match, ma un dramma. Serena era disorientata, aveva chiari problemi di coordinazione occhio-mano, non riusciva a raccogliere le palline, figurarsi a giocare. Dopo il palleggio, hanno chiamato il medico per misurarle la pressione sanguigna. E’ rimasta seduta per 10 minuti, sotto lo sguardo preoccupato della sorella. Tra gli applausi del pubblico, ha scelto di provarci. Sul punteggio di 0-2, è stato il suo turno di servire. Uno spettacolo preoccupante. Ha commesso quattro doppi falli di fila: a volte non riusciva neanche a colpire, altre la palla non arrivava alla rete. Al terzo doppio fallo, il giudice di sedia Kader Nouni è sceso in campo per chiederle se era in grado di continuare. Dopo l’ennesimo doppio fallo, si sono ritirate. E Venus l’ha accompagnata lentamente fuori dal campo. Una scena che ha ricordato il ritorno in Brasile di Ronaldo dopo i Mondiali di Francia ’98, quando faticò a scendere dalla scaletta dell’aereo. 90 minuti dopo, la BBC l'ha mostrata mentre camminava lentamente verso un'auto, scortata da Mouratoglu. La WTA ha diffuso il seguente comunicato: “Mi si spezza il cuore nel non  poter continuare il torneo – avrebbe detto Serena – ho pensato che stamane avrei potuto palleggiare perchè volevo competere, ma questo problema ha avuto la meglio su di me. Ringrazio mio sorella, Kristina, Stefanie e i loro team. E ringrazio tutti i tifosi dal profondo del mio cuore. Non vedo l’ora di tornare a Wimbledon l’anno prossimo”. Speriamo che sia soltanto una “malattia virale” come evidenziato nel referto ufficiale. Non era mai capitato di vedere un giocatore così sfasato in campo, come se fosse ubriaco o – peggio – malato. Dopo la sconfitta contro Alize Cornet, per la prima volta, abbiamo parlato di un possibile declino. Questo episodio accende una viva preoccupazione per il futuro della numero 1 del mondo. Una tennista incapace di raggiungere i quarti in 4 degli ultimi 5 Slam.
 


IL CATTIVO
Ovviamente, Nick Kyrgios. Con il suo sguardo crudele e una terrificante personalità, ha mess al tappeto Rafael Nadal. Lasciando perdere i paragoni con Andrey Olhovskiy e Florian Mayer (rispettivamente l’ultimo extra top-100 a battere il n. 1 in uno Slam e l’ultimo a centrare i quarti alla prima apparizione a Wimbledon), è importante ricordare che l’ultimo teenager a battere un numero 1 in uno Slam fu proprio Rafa Nadal al Roland Garros 2005, quando battè Roger Federer in semifinale. Non sappiamo se Nick farà altrettanto, ma non c’è dubbio che abbia le stimmate del campione. Quel “non so che” che si vede in certi momenti, come il setpoint annullato con un terrificante servizio centrale, o l’irriverente risposta di dritto scaraventata su Nadal pochi minuti dopo, sul setpoint per lui. Quel “non so che” che illumina nei tie-break. Uno lo puoi vincere per sbaglio, due no. Se ci riesci, vuol dire che sei un (potenziale) fenomeno. Quando la palla gli finisce sul dritto, spara a più non posso con una lucidità feroce. Saranno felici i redattori di Tennis Magazine Australia, che gli hanno dedicato la copertina del numero di giugno, indicando i “Next Big Steps” che avrebbe dovuto compiere. Lui sta addirittura bruciando i tempi. Rispedite al mittente le perplessità (anche nostre, lo ammettiamo…) di chi sottolineava che un paio di centimetri in più lo avrebbero sbattuto fuori contro Gasquet. Evidentemente, quei nove matchpoint annullati non erano un caso. Il ragazzo ha la faccia truce, come può essere solo quella dei meticci. Ha già scippato a Tomic il primato di “più giovane a centrare i quarti a Wimbledon dai tempi di Boris Becker” e adesso insegue John McEnroe (semifinalista da qualificato nel 1977) e la suggestione di imitare Boris Becker, clamoroso vincitore nel 1985. Dopo anni di Fab Four e imitazioni più o meno riuscite (vedi Dimitrov), il tennis ha forse trovato il fenomeno tanto atteso. Quel “forse” può ancora fare la differenza in negativo, ma Kyrgios ha una grande qualità: ti incolla al teleschermo come sanno fare in pochi. E rock puro, esaltazione assoluta. Tanti l’hanno scoperto oggi, altri ancora si professano tifosi di vecchia data, magari da quando aveva perso con Gianluigi Quinzi nei quarti del torneo junior. Noi lo seguiamo da un anno e mezzo, da quando una gola profonda (molto qualificata) ci fece la soffiata. “Guarda che questo qui è forte forte…”. Osservazione accolta, articolo realizzato il 4 marzo 2013. Quando era complicato anche solo trovare una sua foto.