Fognini-Capdeville sospeso per oscurità sull’1-1 al quinto, quando il cileno era in chiaro debito d’ossigeno. Adesso può giocarsela. Poco pubblico in un impianto bellissimo ma eccessivo per la portata dell’evento.
Fabio Fognini sta giocando un match altalenante
 
Di Riccardo Bisti – 15 settembre 2012

 
“Chi-chi-chi-le-le-le!! Viva Chile!!!”. E’ il coro, il grido di battaglia dei tifosi sudamericani. Pensavamo che a Napoli, nella splendida Arena del tennis in riva al mare, non l’avremmo mai sentito. Troppo forte l’Italia, troppo debole il quartetto messo insieme da Belus Prajoux, “terzo uomo” del team che nel 1976 giocò la finale contro l’Italia. E invece lo abbiamo sentito, unito ai brividi dei (pochi) tifosi presenti in tribuna, quando Paul Capdeville ha vinto il tie-break del terzo set e si è portato avanti due set a uno contro Fabio Fognini. Il match è stato poi sospeso per oscurità sull’1-1 al quinto, scadute le 8 ore di luce che per regolamento devono essere programmate quando si gioca senza illuminazione. Ci si è messa la pioggia, certo, che per due ore ha tenuto tutti negli spogliatoi, ma se Fognini-Capdeville terminerà sabato a partire dalle 12 è anche colpa dell'azzurro, troppo spesso in difficoltà contro un giocatore dotato di minor classe e ancor meno talento. Dopo la facile vittoria di Seppi (7-5 6-1 6-2 al modesto Hormazabal) e il previsto acquazzone spacca-giornata, Fognini e Capdeville sono scesi in campo alle 15.30 passate. Non era una lotta contro in tempo, giacchè c’erano quasi 4 ore di tempo per sbrigare la pratica. Invece Capdeville è parso decisamente trasformato rispetto al giocatore in disarmo visto al challenger di Genova, quando si è arreso senza lottare al modesto Begemann. Con la sua maglia fucsia e i movimenti rigidi, Capdeville ha impostato una partita aggressiva, cercando di chiudere Fognini sul lato del rovescio. Gli è andata spesso bene, ma i giri del motore sono quelli che sono. Talvolta è andato fuori palla, o semplicemente non riusciva a stare dietro a Fognini quando il ligure spingeva a dovere.
 
Capdeville ha dominato il primo set, Fognini il secondo. La partita ha vissuto il momento più “caldo” nel terzo set. Capdeville è salito 3-0 e due palle per il 4-0. Le ha sciupate, e quando Fognini è salito sul 4-4 sembrava poter sbrigare la faccenda in quattro. Invece il set è giunto al tie-break, vinto 8-6 dal cileno (con un gran rovescio lungolinea), dopo che Fognini aveva avuto un setpoint. Nel quarto, Fognini non ha avuto problemi. Ha preso il largo al quarto game ed è arrivato rapidamente sul 6-1. Le 19.15, tuttavia, erano sempre più vicine. Fognini avrebbe potuto sfruttare l’inerzia e prendere un bel vantaggio, in modo da scendere in campo più tranquillo sabato. Invece Capdeville ha iniziato a fare ostruzionismo, protestando su ogni palla, chiedendo un medical time-out e giocando alla morte l’ultimo game, durato 19 minuti e che gli ha fruttato l’importante 1-1, che nella prosecuzione gli consentirà di giocare un set secco dopo una notte di riposo. E’ evidente che lo stop abbia dato una mano al cileno, che davvero non ne poteva più. Invece avrà quasi 17 ore per ricaricare le batterie in vista di un match che – qualora dovesse vincere – non rimetterà in partita il Cile, ma obbligherà l’Italia al fastidio di chiudere al terzo giorno. Date le premesse, sarebbe un mezzo fallimento. “E’ chiaro che Capdeville ha fatto tutto il possibile per arrivare alle 19.15 – ha detto un nervoso Barazzutti – forse avrebbero potuto impedirglielo”. La verità è che si poteva evitare di giocare un game di 19 minuti. Se Fognini lo avesse chiuso, l’interruzione sarebbe potuta arrivare sul 4-0 e non sull’1-1. Ancora una volta, il ligure si conferma un giocatore dal grande potenziale ma attaccabile sulla continuità. Questa partita ha ricordato quella dell’anno scorso contro Grega Zemlja ad Arzachena. Allora ne uscì in quattro set, stavolta dovrà sudare ancora un po’.
 
Si è confermata sbagliata la scelta di giocare in un’Arena creata appositamente. Lo stadio è bellissimo e ha concesso alle riprese TV di regalarci tante “cartoline”. Ma c’era poco pubblico: su 4.000 posti disponibili, ce n’erano meno della metà con brutte chiazze vuote, gialle e blu, in ogni settore. Un’Arena così bella, spettacolare e suggestiva, avrebbe dovuto essere riservata per un match più interessante. E’ normale che i napoletani – per quanto calorosi – non abbiano interesse a vedere Hormazabal e Capdeville. Con la saggezza del senno di poi, inoltre, si può dire che abbia anche danneggiato gli azzurri: l’interruzione per oscurità è tutta a vantaggio del Cile, mentre nel vicino TC Napoli si sarebbe potuto andare avanti grazie all’illuminazione. 17 anni fa, Renzo Furlan vinse il delicatissimo match contro Slava Dosedel sotto i fari di Villa Comunale (dopo che Gaudenzi aveva fatto patatrac contro Daniel Vacek). L’Italia resta ampiamente favorita e farà parte del World Group 2013, ma il weekend di Napoli non si può definire un successo, almeno per ora. Se Fognini dominerà il quinto e gli azzurri vinceranno il doppio, magari sotto il sole e con un Arena esaurita…il Comitato Organizzatore, presieduto dal Presidente del TC Napoli Luca Serra, potrà tirare un sospiro di sollievo.