Le chiavi tattiche che hanno permesso a Djokovic di battere Federer: non appena ha migliorato la profondità dei suoi colpi, il match è girato. E Federer non riusciva ad andare così spesso a rete.
Negli ultimi due set, Federer ha colpito il 73% dei colpi da fuori dal campo
Di Riccardo Bisti – 17 marzo 2014
Si erano affrontati 32 volte, ma quando scendono in campo Novak Djokovic e Roger Federer c’è sempre qualcosa da imparare. La vittoria del serbo, oltre ad essere molto importante per la sua stagione, ha offerto spunti tattici decisamente interessanti. L’ultimo scontro diretto, nella semifinale di Dubai, aveva mostrato una certa superiorità dello svizzero. Per questo motivo, era interessante capire cosa si sarebbe inventato Djokovic per ribaltare la situazione. Il sito dell’ATP, con il supporto di alcuni dati statistici, ci ha mostrato le chiavi del suo successo. Dopo un primo set che è sembrato la naturale prosecuzione della sfida di Dubai, il serbo è riuscito a tenere Federer il più lontano possibile dalla linea di fondo. Nel primo set, lo svizzero ha attaccato a volontà e si è portato rapidamente in vantaggio. Nell’ottavo game del secondo set, Djokovic ha strappato il servizio a Federer dopo che lo aveva tenuto 33 volte di fila. Fino ad allora, aveva spesso preso la rete e non aveva concesso una sola palla break. Nel primo set si era visto un Federer d’annata, con 12 colpi vincenti e – soprattutto – un atteggiamento tattico molto aggressivo. Basti pensare che aveva ottenuto la prima palla break con un efficace chip and charge. Tuttavia, le cose sono cambiate nel momento in cui il tennis di Federer è diventato meno prolifico con l’andare del match. In particolare, si è abbassata la percentuale di punti vinti con la seconda palla di servizio. Nel frattempo, Djokovic ha migliorato la profondità dei suoi colpi, la percentuale di prime palle è cresciuta e gli scambi sono diventati più lunghi. In generale, se lo scambio si allunga, Djokovic ha più chance di portare a casa il punto.
La chiave tattica delle sfide Federer-Djokovic riguarda la posizione sul campo. Lo svizzero punta a stare il più avanti possibile, mentre il serbo cerca di tenerlo lontano con colpi profondi, soprattutto dalla parte del rovescio. Pur di non perdere campo, Federer gioca di controbalzo. Nel primo set non ne ha avuto bisogno, poiché soltanto il 24% dei colpi di Djokovic avevano una profondità sufficiente (ovvero erano più vicini alla linea di fondo che a quella del servizio). Nel secondo, la percentuale è salita al 35%. Una crescita piccola ma significativa. La profondità dei suoi colpi ha impedito a Federer di cercare la rete con continuità: in media, nel primo set c’è andato 1,4 volte a game, che sono diventate 0,66 nel secondo e 0,92 nel terzo. Nel momento in cui Federer era costretto a scambiare da fondocampo, era più esposto ad errori gratuiti. Curiosamente, ha sbagliato più con il dritto (29 errori) che con il rovescio (20). In parte è una “colpa”, ma è anche vero che spesso ha dovuto giocare il dritto in posizione scomoda, arrivando in corsa sulla palla. In tutto il match, si sono giocati 89 scambi da fondocampo, con un bilancio di 47 a 42 per Djokovic.
Federer aveva più chance di vincere il punto quando riusciva a non perdere terreno, o addirittura mettere i piedi dentro il campo. Nel terzo set, Paolo Bertolucci si era accorto della tendenza e diceva che avrebbe dovuto rifiutare il palleggio, anche a costo di commettere qualche errore di troppo. Sul 5-4 e servizio Djokovic, ha giocato uno splendido game di risposta ed è rimasto a galla. Per sua sfortuna, nel tie-break non ha fatto altrettanto. Nell’ultimo match a Dubai, era successo esattamente il contrario: nel primo set, Federer aveva colpito l’80% dei colpi da fuori dal campo, ma nel resto del match era riuscito ad avanzare il punto d’impatto. Nel primo set di Indian Wells ha colpito la palla dentro il campo nel 38% dei casi, ma nei set successivi non è riuscito a mantenere la percentuale, scendendo al 27%. Insomma, quando si gioca di fioretto, Federer è nettamente superiore. Se invece diventa un braccio di ferro, è più forte Djokovic. Per questo, la condizione fisica e la lucidità di Federer sono decisive per l’esito di queste sfide. Anche per questo, un eventuale forfait a Miami potrebbe essere letto in questo senso: la necessità di preservarsi per poter rendere al meglio nelle grandi sfide future.
Post correlati
Essere vulnerabili, e ammetterlo, è una grande risorsa
Vulnerabili lo siamo tutti, anche e soprattutto i tennisti, in un’epoca in cui la pressione per il risultato è...