Gli spalti vuoti durante la finale femminile
(Foto Tonelli-FIT / E’ di Tonelli anche la foto in home page)
Di Riccardo Bisti – 11 dicembre 2012
Il Gangnam Style ballato dalle ragazze del Club Nomentano è l’ultima immagina della Serie A1 2012. Forse non è stata la peggiore edizione di sempre, nel senso che nel 2010 e nel 2011 abbiamo visto scene ancor più pietose, ma siamo lontani anni luce dall’eccellenza che dovrebbe garantire il massimo campionato a squadre. Così com’è, non ha senso. Bisogna avere il coraggio di dirlo forte e chiaro. Quando parliamo di regolamenti cervellotici e restrittivi possiamo sembrare un disco rotto. Ma è la chiave per uscire dal tunnel. I 21 team coinvolti sono in attesa di leggere i prossimi Atti Ufficiali FIT, in cui (si vocifera) dovrebbe essere certificata un’ulteriore restrizione: dal 2013, infatti, nel singolo match potrebbe essere istituito l’obbligo di schierare almeno due giocatori-vivaio. Il livello si abbasserà ancora di più. E non regge la tesi secondo cui si vuole favorire lo sviluppo dei vivai. Detto che i club hanno decine di competizioni per valorizzare i propri giovani, è un dato di fatto che i circoli si sono ben guardati dal mandare in campo i ragazzini, salvo casi di forza maggiore. Il progetto-giovani, almeno fino ad oggi, è clamorosamente fallito. Basti pensare all’età media degli otto finalisti del campionato maschile: 28,37 (24,83 nella finale femminile). Tra loro un ex (Andrea Stoppini) e un quasi ex (Stefano Galvani). L’unico under 25 a Rovereto era Laurynas Grigelis: uno straniero! I club desiderosi di vincere si sono ingegnati per mettere insieme un quartetto competitivo, trascurando i vivai e tuffandosi sui giocatori bandiera (quelli con almeno otto anni di militanza nel club, schierabili senza limitazioni). E’ giusto che sia così: mettere in campo i giovani equivale a morte (sportiva) certa. E chi lo fa…sembra il fesso del villaggio. Così sono arrivate in fondo le sole squadre che – per puro caso – si sono trovate in casa alcuni giocatori bandiera abbastanza competitivi. Il Circolo Canottieri Aniene, forte di mezza squadra di Coppa Davis, è franato in semifinale a Trento perchè non aveva nessuno da affiancare a Cipolla, Bolelli e Starace. Il tutto mentre in Francia si giocava la finale della Premiere Division con quattro top 100 (Zemlja, Benneteau, Paire e Bautista Agut) più altri ottimi giocatori, tra cui l’israeliano Amir Weintraub, l’uomo che ha candidamente ammesso di voler ridurre l’attività nei tornei perchè troppo dispendiosa, e dedicarsi alle gare a squadre. Meno interessante la finale femminile, con solo tre giocatrici di livello (Petra Cetkovska, Patricia Mayr e Kristina Mladenovic). Sempre meglio della nostra, dove l’unico nome di richiamo era Karin Knapp. Messo in archivio il campionato, ripercorriamolo con il bello e il brutto. Nella speranza che un giorno possa tornare a divertire come in un passato neanche troppo lontano.
IL BELLO
FILIPPO VOLANDRI
Il 1981 ha prodotto Roger Federer. 28 giorni dopo è nato il livornese, che a modo suo è stato il Federer del campionato. Imbattuto in singolare (ottimi i successi su Fognini e Golubev), ha esaltato con i colpi che gli sono meno riconosciuti: servizio e gioco di volo. Nel doppio finale, le sue zampate sotto rete hanno regalato lo scudetto al Tennis Club Italia e trasmesso grandi emozioni anche allo spettatore neutrale. Per lui è il settimo scudetto, forse non il più bello, di sicuro quello in cui è stato più decisivo.
UMBERTO PILLOT
Il nonno di Carolina ha fondato il Club Nomentano nel 1974. Senza di lui, la nipote non avrebbe mai giocato in questo circolo e non sarebbe stata elemento del vivaio. La sua presenza ha alzato il livello medio e ha consentito al club romano di mantenere lo scudetto nel Lazio per il decimo anno consecutivo. Nella speranza (c’è ancora, ha 20 anni) che diventi una giocatrice “vera”, ha trovato un altro motivo di notorietà dopo aver fatto da comparsa nello spot FIT sul Progetto Campi Veloci. Ma senza l’intuizione del nonno, (per ora) le sarebbe rimasto solo quello.
ROVERETO
Intesa come città e amministrazione comunale. E’ vero che il Consigliere FIT Graziano Risi è di quelle parti, ma nessuno obbliga una città a legare il proprio nome a una manifestazione sempre più scadente. Chissà se l’Assessore allo Sport Franco Frisinghelli si è reso conto che la qualità scende anno dopo anno. Proprio per questo meritano un applauso perchè – onestamente – ci vuole coraggio ad assumersi l’onere di ospitare queste finali quasi senza sponsor e senza giocatori di richiamo. A quanto pare, nel 2013 si tornerà ancora in Trentino. Auguri, sinceri.
MATTEO FAGO
La sorpresa del campionato è questo 25enne laziale che dopo aver provato l’avventura nel college è tornato a casa senza smettere di crederci. Ha portato al terzo Cipolla, poi ha battuto Van Scheppingen, Olaso e Galvani. E’ stato decisivo anche nel play-out, dove ha vinto doppio e doppio di spareggio insieme a Farrukh Dustov. Se il Parioli ha centrato una miracolosa salvezza (partiva da -2), lo deve soprattutto a questo ragazzo.
LA COPERTURA DI SUPERTENNIS
La diretta TV della finale è un fatto positivo per tutto il movimento. A Rovereto c’erano sei telecamere, una regia competente, un ottimo servizio statistiche (curato dalla Crionet) e le interviste a bordo campo. Diversi tornei ATP non hanno un servizio del genere, che va dunque sottolineato e applaudito. La qualità della produzione, tuttavia, stride con la pochezza delle partite. Non converrebbe alla stessa FIT (“editore” di SuperTennis) avere un weekend più interessante? Segno meno perchè in tante ore di diretta non è stato fatto un solo accenno ai regolamenti. Segno più per la trasmissione della semifinale Nomentano-TC Cagliari (saltata perchè ha piovuto, nessuna colpa). Chissà che l’anno prossimo non vogliano aumentare il numero di match coperti.
IL BRUTTO
L’ARTICOLO 18 – COMMA 7 DEL R.C.S.
Quando una legge è complicata, il più delle volte è sbagliata. Questo comma è – a modo suo – un capolavoro di ragionamenti incomprensibili, il cui unico esito è abbassare il livello del campionato, assimilandolo a una bassa A2, con scampoli di Serie B. Anni fa sembrava esserci un motivo scatenante (il Capri Sports Academy), adesso fatichiamo a capirne il senso. Detto che il 90% dei club non avrà mai un giovane all’altezza della Serie A, è chiaro che un giovane davvero competitivo…non deve giocarla. O avreste preferito vedere Quinzi e Baldi sracchettare per Ca’ del Moro o TC Pistoia anzichè giocare i futures sudamericani e l'Orange Bowl?
IL CASO ROVERETO-SCALA
Sembra incredibile, eppure una sola partita ha falsato il campionato. Battendo Francesco Aldi, Davide Scala ha tolto alla ST Bassano due punti che sarebbero stati decisivi per l’accesso ai play-off. Ci hanno rimesso tutti: Bassano, che aveva investito un mucchio di soldi, la FIT, che non ha avuto in finale il migliore italiano degli ultimi 30 anni…e naturalmente il CT Rovereto che sarà retrocesso d’ufficio (la Procura Federale ha già aperto un’inchiesta e i due club coinvolti sono stati ascoltati a Verona nelle scorse settimane) nonostante il commovente impegno dei suoi giocatori, che hanno conquistato in extremis la più inutile delle salvezze. Ironia della sorte: quel punto non avrebbe modificato la classifica dei trentini, il cui presidente ha anche chiesto (caso unico al mondo, crediamo) la sconfitta a tavolino per 6-0. Tutto inutile.
L’ASSENZA DI PUBBLICO (E IL BIGLIETTO DA PAGARE)
Non ci fossero stati i tifosi di Forte dei Marmi (bella l'invasione di campo dopo il punto-scudetto), il weekend si sarebbe giocato in un clima spettrale. Il palestrone di Via Piomarta è piccolo di suo, ma non ha mai nemmeno raggiunto la metà della capienza. Un po’ di gente solo al sabato, mentre venerdì e domenica gli spettatori si potevano contare a uno a uno. La gente del posto non aveva stimoli a pagare 5 o 8 euro per assistere alle finali. A parte la troupe federale, il disinteresse era certificato dall’assenza di giornalisti: ce n’erano solo tre, di cui due di testate locali (e avevano l’ATA Battisti in finale…).
IL BLACK OUT DI STOPPINI E VIRGILI-SHAMAYKO
Sei anni fa batteva Andre Agassi a Washington, quest’anno aveva giocato un buon campionato. Ma sul più bello, a due passi da casa, Andrea Stoppini si è bloccato. Doveva vincere il suo singolare contro Giorgini e non ha avuto problemi fino al 5-1. Poi è successo l’inspiegabile e ha perso 11 giochi di fila. Una sconfitta che ha pesato, così come quella in doppio, dove però è stato bravo soprattutto Volandri. Virgili-Shamayko, senza offesa per due giocatrici che hanno dato il massimo (e non hanno alcuna colpa), valeva un torneo di seconda categoria.
IL PLAY-OUT PARIOLI-ALBINEA
Il team emiliano aveva una rosa da scudetto: Errani, Brianti, Verardi, Gabba e Giovine. La finalista del Roland Garros ha lasciato perdere tra tornei, vacanze e impegni vari, ma le altre non sono state in grado di evitare i play-out. A quel punto è stata presa l’inspiegabile decisione di mollare, spedendo a Roma le 2.8 Marta Dall’Osso e Beatrice Capelli. Passi per un match del girone (non andrebbe bene ugualmente), ma in una partita secca è doveroso giocarsela al massimo. Invece sono tornate in Emilia con un bilancio di 4 gambe vinti e 36 persi.
Bello e brutto della Serie A
L'OPINIONE – bellezze e brutture di un Campionato che non piace e naviga a vista, pur mantenendo intatto il suo fascino. Sarebbe importante migliorare i regolamenti.