Emozioni notturne a Indian Wells: Francesca torna a vincere dopo nove sconfitte e si concede balli e danze. Adesso sfida la Stosur. Vince anche la silenziosa Camila Giorgi.
Prima vittoria targata 2014 per Francesca Schiavone
Di Riccardo Bisti – 7 marzo 2014
“Per favore, non parlate di Francesca come una ex. Ha ancora 2-3 anni di carriera e vuole togliersi ancora belle soddisfazioni”. Parola di Laura Golarsa al rientro dopo la sfortunata trasferta australiana. La coach milanese non era all'angolo di Francesca Schiavone a Indian Wells, ma vedendola vincere contro Mona Barthel abbiamo capito il senso di quelle parole. Francesca è ancora frizzante, ha voglia di divertirsi e ha regalato attimi di spettacolo…e persino di gioia. E chissà che questa vittoria non possa rappresentare un nuovo inizio. Non poteva esserci un luogo più adatto del nuovo Stadium 2 di Indian Wells, gioiellino da 8.000 posti costruito a tempo di record. E allora si può sperare nell’equazione "Campo Nuovo = Schiavone Nuova". Aiutata dalle condizioni di Indian Wells, molto adatte a chi ama la terra battuta, si è presa quei punti che le danno benzina emotiva, coraggio, voglia di spettacolo. Gli slice radenti, i passanti stretti…le giocate che le danno una sensazione impagabile: quella di poter toccare vette proibite per le avversarie. E’ certamente il caso della Barthel, ottima giocatrice un po' in crisi. Ma Francesca era messa ancora peggio: non vinceva una partita dallo scorso ottobre. Una crisi micidiale, un tunnel senza fine. Ma vederla saltare, zampettare, parlare a voce alta con il suo clan (c’erano l'ex top-300 Marco Pedrini, il fido Max Tosello, poi è arrivata anche Karin Knapp) ci ha fatto capire perchè vada ancora avanti pur non avendo più nulla da chiedere, almeno in termini di gloria. Ma non è sazia di emozioni. Il 3-6 6-3 6-2 sulla tedesca le regala un bel secondo turno contro Samantha Stosur, sua avversaria nello storico pomeriggio del 5 giugno 2010, quando vinse il Roland Garros. La Schiavone non tornerà quella di prima, ma può ancora prendersi un exploit. Se ce l’ha fatta Venus Williams, nata pochi giorni prima di lei, perchè non può provarci la Schiavone?
Dopo l’ultimo punto, un dritto ravvicinato su cui la Barthel ha affossato la volèe, Francesca ha iniziato a saltare, zampettare, ha lanciato via il berretto. Rideva di gusto, con sincerità. Si è tolta un peso incredibile, con gli americani che la applaudivano estasiati. Amano la spontaneità, quel sapore di college che sprizzava dallo sguardo bambinesco di Francesca. “Non mi ricordo assolutamente nulla di questa partita – ha detto nell’intervista a caldo, scherzando anche con l’intervistatore, il quale le aveva alzato il braccio in segno di trionfo – sono molto felice. Di solito si dice dopo aver vinto un torneo, ma non è così. Adesso la sono ancora di più”. Era sincera. La sua reazione è la risposta a chi parla di ritiro. Potrà anche perdere 10 partite di fila, ma finchè c’è la speranza di esultare così, di vivere certe emozioni, è (stra)giusto andare avanti. Osservando l’atteggiamento della Schiavone, è tornato in mente un passaggio di una canzone di Francesco De Gregori, “Vecchi Amici”. Il testo inizia così: “Tu sei seduto nel buio, io lavoro con la luce / Tu sei seduto in silenzio, io vivo con la mia voce”. E’ tutta la differenza tra la Schiavone e Camila Giorgi, che pochi minuti priva aveva dato all’Italia l’altro successo di giornata, sempre contro una tedesca. L’italoargentina si è imposta 6-7 6-3 6-3 su Andrea Petkovic, KO per la seconda volta in poche settimane. Francesca parla, si esprime, gesticola, a volte esagera con l’esuberanza verbale. Al contrario, Camila non apre bocca. Silenziosa, concentrata, quasi arrabbiata. Un atteggiamento che cozza con l’abitino rosa e gli shorts viola in bella evidenza. Papà Sergio, vivace ed esultante dopo il matchpoint, non le ha certo trasmesso l'esuberanza. Non è stata una bella partita: Camila ha tirato 34 vincenti e commesso 55 errori gratuiti (tra cui otto doppi falli), ma è stata aiutata dalla pessima giornata della Petkovic, accigliata, nervosa. La tedesca è un uragano di simpatia, ma stavolta il suo volto era scavato, quasi truce. Se la separazione con il coach le ha fatto questo effetto, beh, c’è da correre ai ripari.
La Petkovic sa bene che per battere la Giorgi bisogna commettere meno errori di lei. Invece ne ha commessi 54, in ogni zona del campo. “Nel primo set non mi muovevo bene, poi le cose sono andate sempre meglio” ha detto la Giorgi, ormai abituata alle risposte monosillabiche. Il rendimento è cresciuto, soprattutto con il dritto, ma la Petkovic le ha dato una mano. Camila ha perso il primo set al tie-break (dopo vari alti e bassi, tipici dei suoi match), poi un break al sesto gioco è stato sufficiente per vincere il secondo. Nel terzo, la Petkovic si è salvata nel primo game, ma sull’1-1 un dritto lungo ha mandato in fuga Camila. Sul 3-2, Andrea si procurava una palla break ma la sciupava con una brutta risposta lunga. Nel punto successivo, la Giorgi si prendeva il punto a rete con due belle volèe e segnava la strada per il successo. Al secondo turno se la vedrà con Sorana Cirstea, ottima colpitrice e adatta al cemento all’aperto (lo scorso anno è giunta in finale a Toronto), ma non è un mostro di rapidità. Le saette della Giorgi possono farle male. E intanto, sotto il sole della California, l’Italia si prende un bel 2-0 contro la Germania. Guarda un po', nel giorno in cui lo spread tra Bund e BTP tocca il minimo degli ultimi tre anni. Altro segno del destino?
Camila Giorgi continua a giocare senza uno sponsor per l'abbigliamento
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