Cartoline, depliant, poster: qualsiasi reperto che contenga un messaggio pubblicitario sul tennis fa parte di questa tematica da collectors’ club. Perché un’immagine possa rientrare nella nostra collezione non è necessario che reclamizzi un prodotto tennistico: basta che in essa ci sia un minimo accenno, anche assai marginale, al tema del tennis. In questa breve analisi terremo conto esclusivamente del settore cartaceo. In effetti ci sono molti oggetti di svariati materiali che rientrano nel campo pubblicitario, ma questi sfuggono ad una classificazione, mentre nel settore della stampa le specializzazioni sono chiare.
Divideremo il campo in due tipologie diverse: quello della piccola pubblicità i cui reperti sono di misura contenuta e quello dei manifesti che variano da misure medie (50×70 centimetri) fino a raggiungere dimensioni tali da coprire pareti intere.
In America si chiama AD (advertising), praticamente “annuncio economico”, può essere anche di piccolissimo formato e raccoglie maggiore interesse se è accompagnato da disegni o fotografie. Ci sono molti collezionisti che annoverano centinaia se non migliaia di tali annunci ritagliati da giornali e riviste di tutte le epoche.
Attraverso questa pubblicità è stato possibile a volte raccogliere informazioni esatte su vari tipi di racchette e poterne dare una datazione certa. E’ chiaro che il settore della pubblicità sconfina in altre zone del collezionismo. Prendiamo ad esempio il campo delle “cartoline postali”. In questo immenso oceano forse siamo in grado di identificare a spanne circa 4000 cartoline sul tema del tennis, dalle quali extrapolare una certa percentuale (2-3%) di cartoline pubblicitarie. Esse reclamizzano in modo sempre artistico e spettacolare sia prodotti che luoghi di villeggiatura. Abbiamo senz’altro da scegliere! Diverso è il discorso per quanto riguarda le “figurine” che sono chiaramente ed esclusivamente portatrici di messaggi promozionali anche se invadono principalmente un campo voluttuario quale quello di cioccolato e poi biscotti, caffè e tante altre leccornie. Riusciremo a perdonare alle ‘cigarette cards’ l’implicito incoraggiamento verso il fumo? Un vastissimo terreno di reperimento di belle stampe pubblicitarie sono le vecchie riviste generiche di medio formato dove ogni tanto accade di trovare “pubblicità a tutta pagina” con soggetti tennistici. Questi reperti vengono solitamente ritagliati dai commercianti, adattati in passepartout di cartoncino e vendute agli appassionati a prezzi che si aggirano sui 20-30 euro.
Un settore da tenere in considerazione è quello dei “depliants”, che sono reperti singoli, ognuno a se stante. Una raccolta molto appassionante ed anche pratica per le misure contenute. Assai richiesti i depliants specifici delle racchette o dei prodotti tennistici con spiegazioni tecniche su quanto viene reclamizzato. Ma l’elemento principe di questo settore rimane il grande manifesto pubblicitario comunemente chiamato “poster”, che è la forma artistica maggiore nel campo del collezionismo pubblicitario e rappresenta il massimo delle aspirazioni dei collezionisti di questa tematica.
Difficile rimanere insensibili davanti ai manifesti dei primi anni di produzione. Essi nacquero alla fine dell’800, quando lo sviluppo della cromolitografia aveva raggiunto un ottimo livello, ed erano destinati principalmente alle grandi sale delle stazioni ferroviarie dove il messaggio che valorizzava certi luoghi di villeggiatura poteva essere recepito con più vantaggio.
Grandi manifesti per grandi spazi. L’acquisto di tali prodotti va fatto con molta cautela, prima di tutto per il costo non certo irrisorio e poi anche per via di un certa garanzia necessaria. In Italia le periodiche aste della casa Bolaffi a Torino spesso contengono manifesti sul tennis. Prima di chiudere vogliamo citare il bellissimo libro francese “Le tennis a l’affiche” di Jean-Pierre Chevalier che divide il settore in tre periodi importanti: dalla nascita alla prima guerra mondiale, poi tra la prima e la seconda guerra mondiale ed infine dalla seconda guerra mondiale ad oggi. Il primo periodo, definito d’oro, contiene le cose più pregevoli anche perché valenti artisti si dedicavano al manifesto, mentre l’ultimo periodo, il nostro, tanto per cambiare, è definito…. decadente. Pazienza! (Beppe Russotto)