Le effusioni con la sua fidanzata, la tennista Greet Minnen, sono l'immagine di giornata. Messi alle spalle il bullismo e il percorso di accettazione della sua omosessualità, Alison Van Uytvanck schianta alla distanza la campionessa in carica Garbine Muguruza, nervosa per essere stata programmata sul Campo 2. Clamoroso: già fuori sei delle prime otto teste di serie.

L'immagine ha un forte valore simbolico. Chissà se il fotografo ufficiale di Wimbledon, Ben Solomon, conosce la difficile storia di Alison Van Uytvanck, sfociata in una bella storia d'amore con la collega Greet Minnen, sua collega (n.546 WTA) e tre anni più giovane. Poco importa: dopo il clamoroso successo contro Garbine Muguruza, campionessa in carica, l'ha inseguita e ha immortalato la scena che vedete qui sopra. Nessuna ostentazione, ma anche nessuna vergogna: un abbraccio e un bacio tra fidanzate per festeggiare il successo più importante nella carriera della belga, sotto lo sguardo soddisfatto di David Basile, il coach che sta dando una svolta alla carriera della Van Uytvanck, che si era un po' arenata dopo quattro anni sotto l'ala protettiva della federtennis belga. Adesso, forte di un'amore che la fa sentire libera, ha scelto di esserla anche sul campo da tennis. È risalita al numero 47 WTA, non distante dal best ranking (n.41), e ha illuminato con il suo timido sorriso il tramonto londinese, all'estremo sud di Church Road, su quel Campo 2 che per una volta è tornato ad essere il “cimitero dei campioni”. Mancava qualche minuto allo scoccare delle 21 locali, quando l'ultimo servizio vincente ha sigillato il 5-7 6-2 6-1 che rispedisce a casa la spagnola. Una vittoria netta, pulita, che forse avrebbe potuto essere più severa. “Ho deciso di giocare con grande aggressività perché, se le avessi lasciato dettare il gioco, avrei perso di sicuro” ha detto la belga, avanti 4-2 già nel primo set. A quel punto ha smarrito il servizio, permettendo alla Muguruza di rimettere in piedi il parziale.

"L'OMOSESSUALITÀ NON È UNA MALATTIA"
Perso il primo, Alison non ha più tremato e ha dominato il secondo e il terzo, mostrando un notevole autocontrollo. “Veramente? Dentro di me stavo morendo, soprattutto quando ho servito per il match” ha scherzato in sala stampa, con i suoi modi gentili, mai intaccati dal bullismo di cui era stata vittima da bambina. La bravura con la racchetta le ha dato un pizzico di autostima, necessario per non diventare una Pel di carota in carne e ossa. Di più: ne ha alimentato il coraggio. Alcune colleghe hanno ostentato la loro omosessualità in modo aggressivo, come a volerla legittimare. Altre hanno avuto paura a fare coming out per paura di perdere gli sponsor, altre non lo faranno mai. Lei vive la sua sessualità come andrebbe sempre fatto: con tranquillità, senza ostentare ma senza nascondersi. Qualche mese fa, un'intervista alla TV belga aveva fatto uscire la notizia dai confini del Belgio, ma non tutti l'avevano ascoltata con attenzione. Di sicuro non il giornalista che ha tirato fuori l'argomento, timoroso di invadere la sua sfera personale. Alison è ben contenta di parlarne. “Nella mia vita non è cambiato niente – ha detto – abbiamo soltanto deciso di non tenere più segreta la questione. Io sono felice con la mia fidanzata, a prescindere dal fatto che sia un uomo o una donna. Non dobbiamo provare vergogna per questo, dunque ho deciso di essere libera. Non sono malata, non ho nulla di male. Però credo che sia stato positivo fare coming out”. Sul campo ha fatto il suo dovere, portandosi dietro la fiducia accumulata negli ultimi due giorni. “Nel secondo e nel terzo set ero mentalmente al top – ha proseguito – credo che il livello medio del tennis femminile sia sempre più alto. In buona giornata, tutte possono battere tutte. A Wimbledon ci sono tante sorprese perché le outsider hanno il vantaggio di non avere niente da perdere e giocano più tranquille”. Per andare ancora più avanti, dovrà battere Anett Kontaveit, altra picchiatrice in ascesa. “Sarà più o meno lo stesso di oggi – racconta – dovrò essere aggressiva, variare il più possibile… e voilà!”.

LA MUGURUZA E IL CAMPO 2
Resta la sensazione per un tabellone femminile che perde i pezzi. Dopo appena due turni, hanno già lasciato Church Road sei delle prime otto teste di serie. Le due superstiti, curiosamente, erano tra le meno accreditate alla vigilia: Simona Halep e Karolina Pliskova, se non altro perché non amano l'erba. Altra delusione per Garbine Muguruza, che diventa la campionessa in carica a subire l'eliminazione più precoce dal 1994, quando Steffi Graf colse una clamorosa sconfitta all'esordio contro Lori McNeil. Era l'ottava volta dal 2000 (ma la prima dal 2012) che la campionessa in carica veniva programmata su un campo diverso dal Centrale o dal Campo 1. Inizialmente, Garbine ha provato a non parlarne, ma i giornalisti hanno insistito. E allora qualcosa ha detto: “Non c'era nulla che potessi fare. Hanno deciso così, io rispetto la programmazione: ovviamente avrei preferito giocare su un campo più importante, è sempre la mia preferenza. Ma dire qualcosa adesso non avrebbe senso. Ho giocato la mia partita. Il 2 è un buon campo, ma… ovviamente, i campi più grandi sono più belli”. Affermazioni comprensibili, estratte quasi a forza. Non è la disperata ricerca di un alibi, anche se non è la prima volta che un top player lamenta un trattamento non ideale, quasi come se fosse una lesa maestà. Anni fa, Boris Becker disse che “noi campioni dobbiamo giocare nei campi più importanti e nelle migliori condizioni, altrimenti rischiamo di perdere dai mediocri”. Frase presuntuosa, ma che può avere una logica: non è facile adattarsi a un campo periferico quando si è abituati alle coccole e agli applausi dei campi più importanti. “Ma io avevo giocato diverse volte su questo campo – ha esalato la Muguruza – non ho problemi a camminare in mezzo alla gente. È così soltanto per la collocazione del campo”. La Van Uytvanck c'è abituata, anche perché pochi la fermano per strappare foto o autografi. Può addirittura permettersi di baciare la sua fidanzata a favore di telecamere o obiettivi. Il segreto del suo successo, in fondo, sta tutto in quella immagine.

WIMBLEDON DONNE – Secondo Turno
Alison Van Uytvanck (BEL) b. Garbine Muguruza (SPA) 5-7 6-2 6-1