Fabio domina Leo Mayer, trionfa a Vina del Mar e bacia la terra battuta. Eguagliato l’avvio di stagione di Camporese nel 1992, ma il meglio deve ancora venire. 
Fabio Fognini ha intascato 250 punti che lo hanno portato al n. 14 ATP

Di Riccardo Bisti – 10 febbraio 2014

 
A Vina del Mar sono calate le ombre e si sono accese le luci. Quando in Italia era quasi l'una di notte, forse si sono definitivamente accese anche su Fabio Fognini. Un errore di Leonardo Mayer ha sancito il trionfo del ligure al torneo sponsorizzato da Royal Guard, che ha come simbolo un leone. E Fabio,davvero, ha messo in mostra un cuor di leone vincendo due partite molto delicate contro Jeremy Chardy e (soprattutto) Nicolas Almagro. La finale è stata poco più che una formalità, anche se Fabio ha avuto bisogno di cinque matchpoint per superare l'argentino, già battuto qualche mese fa a Stoccarda, nella settimana in cui era iniziata la sua cavalcata. E chissà che non possa portare fortuna per il futuro. Con un cuore straordinario, Fabio ha artigliato la semifinale contro Nicolas Almagro in un match folle, molto faticoso sul piano fisico. C’era il timore che potesse essere un po’ stanco, invece non ha avuto problemi (e durante la premiazione ha ringraziato il medico del torneo, che evidentemente lo ha rimesso in sesto dopo le fatiche della Davis). E’ finita 6-2 6-4, ma il punteggio avrebbe potuto essere più netto se avesse sfruttato qualche palla break in più. Ne ha avute tredici, ne ha sfruttate soltanto tre. Nel primo set, onestamente, Mayer ha sbagliato troppo. Più equilibrio nel secondo, ma il break è arrivato già nel terzo game. La partita è durata fino al 6-4, ma Mayer non ha avuto neanche una chance per creare un po’ di equilibrio. Fognini ha avuto un tra matchpoint sul 5-3, ma Mayer le ha provate tutte per restare a galla. Ed è riuscito a contenere la sconfitta, almeno in termini numerici.
 
La vittoria in semifinale su Almagro è la finestra più attendibile sul livello raggiunto da Fognini,
accompagnato a Vina del Mar soltanto da coach Josè Perlas. “E’ il terzo torneo che vinco con lui, significa che mi ha dato qualcosa di importante” ha detto durante la premiazione. Battendo Almagro, ha confermato di essere uno dei più forti del tour sulla terra battuta, impreziosendo una statistica che lo ha visto vincere 20 delle ultime 21 partite sul rosso. Adesso non si ferma: viaggerà a Buenos Aires, dove è atteso al primo turno da Julian Reister e potrebbe ritrovare proprio Leonardo Mayer al secondo turno. Il programma è denso, ma è opportuno battere il ferro finchè è caldo, anche se i punti pesanti li dovrà ottenere negli Slam e nei Masters 1000. A proposito di punti, con questo successo vola al numero 14 ATP, ad appena 60 lunghezze da John Isner. La 12esima posizione di Paolo Bertolucci è sempre più in pericolo, come lo stesso Paolo ha ammesso su Twitter. Il numero 4 di Adriano Panatta e il numero 7 di Corrado Barazzutti sono ancora lontanucci, ma l’obiettivo top-10 è tutt’altro che un miraggio. Fabio è maturato, sa gestire meglio le situazioni tecnico-tattiche ed ha compiuto un ulteriore salto di qualità. Oltre ad aver compiuto una crescita tecnica, adesso sa mettere in mostra i suoi punti di forza e nasconde con abilità i punti deboli.
 
Lo ha mostrato contro Almagro, quando si è innervosito nel secondo game del terzo set, quando non riusciva a strappargli il servizio. Ha anche spaccato in due la sua Pure Drive, ma poi ha ugualmente vinto il game. Gli scatti d’ira ci saranno sempre (anche se sono decisamente più rari), ma Fabio è riuscito a incanalarli nel modo giusto. Chissà, magari riuscirà a fare come John McEnroe, che dalle sue leggendarie sfuriate riusciva addirittura a trarre forza e concentrazione. Al di là di questo, è certo che l’Italia abbia trovato un giocatore vero, indubbiamente il più forte degli ultimi 30 anni. Raggiungere gli ottavi all’Australian Open (peraltro dopo un viaggio-lampo in Italia per curare un fastidioso infortunio), fare l’eroe in Coppa Davis e poi vincere subito un titolo ATP non è roba da tutti. Prima di lui c’era riuscito solo Omar Camporese in avvio di 1992: ottavi a Melbourne, trionfo a Milano e grande impresa in Davis contro la Spagna, dove raccolse tre punti proprio come Fabio a Mar del Plata. Ma quello, anche se nessuno lo sapeva, fu l’apice di una carriera che da lì a poco sarebbe franata a causa degli infortuni (la maledetta epicondilite). Invece Fabio è in ascesa, ha una carriera solida alle spalle e un futuro che promette molto di più. Vina del Mar è un bel titolo, un bell’assegno (77.315 dollari), ma è soltanto una tappa di passaggio. Per usare uno slogan molto usato in questo periodo, il meglio deve ancora venire. Fabio se ne sta convincendo.

ATP VINA DEL MAR – FINALE
Fabio Fognini (ITA) b. Leonardo Mayer (ARG) 6-2 6-4