Il cuore ha battuto la grinta. La tecnica ha battuto la solidità. Il giornalismo campa (anche) di luoghi comuni, quindi si può sintetizzare (anche) così la bella vittoria di Matteo Donati nel super-derby azzurro contro Gianluigi Quinzi al ricco challenger di Caltanissetta. Non poteva esserci un palcoscenico migliore per il primo scontro diretto tra i futuri leader del nostro tennis. E’ venuta fuori una bella partita davanti a un pubblico pazzesco, sia sugli spalti che attraverso lo streaming messo a disposizione dall’ATP. Oltre 2.000 persone erano collegate da tutto il mondo, con gli occhi puntati su Villa Amedeo. E’ finita 6-4 3-6 6-4 per il piemontese, ma non c’è nessuna bocciatura per Quinzi. Siamo convinti che tre mesi fa, quando ha iniziato l’affascinante progetto tecnico con Ronnie Leitgeb, avrebbe messo la firma per giocarsi un quarto di finale così importante. Adesso deve andare avanti così. Ha fatto piacere rivedere un gran bel Donati dopo il mare di sfortune che ne ha rallentato la crescita e fatto piombare al numero 262 ATP, un centinaio di gradini più in basso rispetto al suo best ranking. Ci sembra che “Donats” abbia dato una svolta “grintosa” al suo tennis. Dotato di una buonissima tecnica, adesso fa sentire la sua presenza agonistica dopo ogni colpo, poi con quel cappellino all’indietro sembra un po’ un incrocio tra Andreas Seppi (che ricorda vagamente nel fisico) e Mark Kevin Goellner, il tedesco che 25 anni fa lanciò la moda. Così tranquillo e pacato fuori dal campo, Matteo sembra aver capito che l’educazione è una dote fondamentale nella vita, ma sul campo ci vuole anche personalità. E lui l’ha mostrata tutta nel terzo match vinto al terzo set dopo quelli con Zekic e Giraldo. Nei limiti del possibile, era lui a cercare di comandare il gioco. Col servizio, ma soprattutto con un dritto che gli tornerà molto utile nei mesi e negli anni a venire. E’ una fiammata interessante, che farà ancora più fuoco quando avrà messo su qualche chilo in più di muscoli. Era Quinzi a scattare meglio dai blocchi, intascando i primi sette punti della partita (aiutato dal campo un po’ al sole e un po’ all’ombra che ha dato un pizzico di fastidio a Donati, soprattutto al momento di servire). “Ma avevo buone sensazioni, sapevo bene cosa fare e avevo le idee molto chiare. Il primo set è stato davvero ottimo” ha detto Donati dopo il successo, alludendo a una condotta molto aggressiva, certamente studiata a tavolino con coach Massimo Puci.
Ma Quinzi ha alzato il livello in misura esponenziale, a partire dal servizio (ottima percentuale di prime palle) e con un rovescio che si porta da casa. Gli è bastato alzare il baricentro del suo tennis e ha preso rapidamente il largo nel secondo set, chiuso al nono game. Avrebbe anche potuto chiuderlo prima se Donati non avesse salvato un lunghissimo game sull’1-4, in cui Quinzi ha avuto diverse palle break per salire 5-1. Sarà una suggestione, ma chi ha seguito la carriera di Andrea Gaudenzi rivede in Quinzi molti dei suoi atteggiamenti, plasmati da quel “mostro” di motivazione che è Ronnie Leitgeb. Testa alta, grande personalità, costruzione del punto molto ragionata. Un tennis che – ci pare – sta virando verso un’ottimizzazione del rendimento sulla terra battuta. E’ come se GQ debba trovare certezze, certezze granitiche, prima di tentare un altro salto di qualità. Quando si è portato avanti di un break nel terzo sembrava fatta, anche perché la spinta di Donati sembrava esaurita. Invece è arrivata la fiammata finale: oltre al dritto, “Donats” ha chiesto e trovato aiuto dal rovescio e si è aggiudicato gli ultimi quattro game, chiusi da un dritto in rete di Quinzi. “Dal secondo set in poi sono stato troppo passivo – ha detto Donati a Giuseppe Urso, attivissimo addetto stampa del torneo – ma anche stavolta l’ho portata a casa di nervi. Potrei dire di aver vinto col cuore anche stavolta, nonostante tante difficoltà. Contro Guido Andreozzi sarà dura, è al top della forma, ma sono contento di come sto giocando. Finalmente ho trovato il mio miglior tennis”. Un gioco che piace e che ha esaltato la gente di Caltanissetta, il cui tifo si è equamente diviso tra i due giocatori ma che si è sempre mantenuto nell’assoluto rispetto e sportività. “E’ bellissimo giocare in casa, con così tanto pubblico. E una marcia in più che in semifinale potrebbe anche fare la differenza”. Per Donati è la quarta semifinale in carriera in un torneo challenger dopo quelle ottenute l’anno scorso a Napoli, Todi e Granby. A Napoli si era spinto fino alla finale e proverà a fare altrettanto in Sicilia: quello contro il 24enne di Buenos Aires sarà il primo scontro diretto tra i due.