La ventunenne algerina, attuale numero 620 della classifica Wta, si rivolge all’austriaco dopo le dichiarazioni della scorsa settimana: “Ho provato a immaginarmi nel tuo mondo. In Algeria non esiste alcun campo indoor: se piove alleniamo il rovescio in palestra”
“Caro Dominic…”. Inizia così la commovente lettera aperta di Ines Ibbou, numero 620 della classifica Wta. Il destinatario è Thiem che una settimana fa affermava pubblicamente di non essere d’accordo nell’aiutare di tasca propria i tennisti con classifica più bassa. “Dopo aver letto le tue parole ho immaginato la mia vita e la mia carriera se fossi nei tuoi panni. Ho immaginato di avere genitori maestri di tennis nel momento in cui ho toccato la racchetta per la prima volta a 6 anni, innamorandomi all’istante di questo sport. Sono invece cresciuta in Algeria con genitori che non avevano nulla a che fare col tennis. Non ti incolpo per questo, ho smesso di pensarci perché non scegliamo dove nascere”.
Ibbou fa capire che nel tennis anche il quadro sociale ha un peso specifico importante. “Sai, in nazioni come la mia non è facile per una donna diventare un’atleta e non sarò mai abbastanza grata ai miei genitori per il loro supporto e per i sacrifici fatti per permettere di inseguire il mio sogno. Sapevi che in Algeria i tornei Itf junior sono molto, molto rari? Che non c’è un solo Itf pro, Atp o Wta? Che non c’è un solo allenatore di livello internazionale? Che non esiste un solo campo indoor? Non so come funzioni da te, ma da noi se piove per settimane si è costretti ad allenare il proprio rovescio in palestra. E non sto parlando dei campi sul quale ci alleniamo: sarà terra? Sarà erba? Nonostante ciò sono stata tra le migliori giocatrici under 14 e ho conquistato i primi punti Wta vincendo un 10k a quell’età. Ottimo, vero? – prosegue Ines mentre le immagini si susseguono tra i campi malandati in Algeria e quelli sacri di Wimbledon – Mi hanno definito “il miracolo africano”, se fossi nel tuo magico mondo avrei sponsor, una federazione pronta a prendersi cura di me. In Algeria riceviamo parte dell’attrezzatura con l’aiuto di piccole compagnie locali e ho ricevuto un minimo rimborso per la partecipazione negli Slam juniores. Che impatto avrebbe avuto un budget nella mia carriera e nella mia vita? Non lo saprò mai. Spero di essere capace un giorno di permettermi un regalo per i miei genitori...”
“Tutte le circostanze potevano indurmi a smettere ma ho fortunatamente trovato persone pronte ad aiutarmi, a fornirmi dei pasti e un posto dove dormire nei tornei o nella vita di tutti i giorni. La mia situazione era senza speranza ma sono riuscita nel compiere il mio passaggio al professionismo. Comunque, la vita può essere dura e mi sono infortunata nel momento peggiore, ossia quando l’Itf ha cambiato le proprie regole – spiega Ibbou – Non penso che ciò abbia influito su di te, Dominic: che importa? Nonostante ciò sono tornata nel ranking Wta e ora ho 21 anni con la speranza di dar forma ai miei sogni. Cosa vuol dire avere un allenatore? Un fisioterapista? Un mental coach? Io sono una donna sola che viaggia per il mondo alla ricerca dei biglietti meno costosi. Hai mai alternato terra e cemento nella settimana? Hai mai terminato un torneo con i buchi nelle scarpe? Ho perso il conto dei compleanni festeggiati lontana dai miei affetti”.
Poi la conclusione: “Dev’essere il campo a decidere, non la situazione economica: così non è giusto. Nessuno di noi ti ha mai chiesto nulla, l’iniziativa parte da giocatori generosi con empatia e compassione. Questa situazione d’emergenza fa capire quali persone siano vere. Noi non ti chiediamo nulla – ripete Ibbou – se non un po’ di rispetto per tutti i nostri sacrifici. Per favore, non rovinare tutto”.