Sempre più giocatori non riescono ad andare avanti a causa delle ristrettezze economiche. Persino la BBC si è occupata del caso di Scott Clayton. Ma qualcuno si sta organizzando… 
I frequentatori dei tornei futures ingaggiano una quotidiana lotta contro le ristrettezze economiche

Di Riccardo Bisti – 30 gennaio 2014

 
Non è il momento migliore nella carriera di Novak Djokovic. Il serbo ha perso lo scettro dell’Australian Open, e in questo weekend non parteciperà a Serbia-Svizzera di Coppa Davis, condannando alla sconfitta i compagni di squadra. Tuttavia, continua ad essere una fonte di ispirazione per tanti giovani. Tra loro c’è il britannico Scott Clayton, che durante le ultime ATP World Tour Finals gli ha fatto da sparring partner. Clayton ha vinto il titolo nazionale under 18 nel 2012: nonostante provenga da uno dei paesi più ricchi, la racchetta in mano è l’unica cosa che condivide con Djokovic. Negli ultimi tre anni, Nole ha intascato circa 38 milioni di dollari di soli premi ufficiali. Al contrario, Clayton continua a chiedere il supporto dei genitori per proseguire l’attività. I suoi risultati nei tornei futures non gli consentono neanche di ottenere l’agognato break-even. Il ragazzo si allena a Bath, presso un’accademia situata nella struttura universitaria. Si è interessata alla sua storia persino la BBC, tanto da inviare una troupe a Bath. Da quando ha intrapreso la carriera professionistica, si è tramutato in un ragioniere. Deve stare attento a qualsiasi voce di spesa, altrimenti il passivo rischia di essere ancora più grande. “So che risparmiare denaro è la cosa giusta, ma probabilmente non è la migliore”. Clayton è allenato da Jamie Feaver, 27 anni, figlio di un ex giocatore britannico di Coppa Davis, noto per aver detenuto per qualche tempo il record di ace tirati in un singolo match a Wimbledon. Feaver jr. non ha raggiunto i livelli del padre. Ha provato a fare il professionista per sette anni, senza sfondare, e conosce bene le difficoltà incontrate da Clayton.
 
A suo dire, il talento è solo una parte di quello che serve nella fase iniziale di una carriera. “Quando ci troviamo a Bath, con tutte le strutture a disposizione, non ci sono problemi. Le cose cambiano quando siamo in giro per tornei. Allora diventa una vera e propria gara di sopravvivenza”. Serve è una notevole forza interiore, poiché la mente del giocatore è quasi interamente occupata dalle spese. O meglio, dalle idee per contenerle. “Devi fare tutto da solo. Devi soggiornare negli hotel meno costosi possibili, mangi il cibo più economico”. In questo modo, si riesce a contenere le spese in circa 25.000 dollari all’anno. Il problema è che difficilmente un tennista da future incassa questa cifra. E allora gli aneddoti si sprecano. Ne abbiamo raccontati a decine, sempre più persone sanno cosa succede nel sottobosco del tour. Ma raccontarli non è mai abbastanza. “Una volta mi sono trasferito da Bucarest a un luogo nel nord-ovest della Bosnia. Ho effettuato un viaggio di due giorni in treno per evitare di spendere 200 dollari di aereo. Ho perso al secondo turno, poi sono dovuto tornare da dov’ero partito. Dopo un viaggio del genere, vincere una partita era il massimo che potessi fare. Ero svuotato sia sul piano fisico che su quello emotivo”. Feaver è andato avanti per sette anni grazie a una risorsa comune a molti giocatori di quel livello: i proventi delle gare a squadre in giro per l’Europa. Era stato doppiamente fortunato, perché aveva trovato un finanziatore. Ma non poteva andare avanti così, e ovviamente il giochino è durato poco, anche perché era molto stressante. “Non facevo altro che pensare ai soldi”.
 
Per questo, capisce molto bene le condizioni del suo allievo. Attualmente i due convivono a Bath. Tra un allenamento e l’altro, fanno un salto su internet in cerca di voli low-cost verso le destinazioni più disparate. L’accademia di Bath è diretta da Barry Scollo, altro ex giocatore di belle speranze. Anche lui è consapevole delle difficoltà, acuite dalla terribile concorrenza globale. “E’ sempre stata dura, ma oggi è ancora più difficile – spiega – oggi ci sono molti più giocatori e paesi coinvolti nel tennis. I finanziamenti sono sempre più difficili da ottenere, quindi dobbiamo cavarcela con le nostre risorse”. Raggiungere una classifica dignitosa è fondamentale, perché i montepremi dei grandi tornei sono un aiuto formidabile. Basti pensare ai tornei del Grande Slam, che regalano agli sconfitti al primo turno una cifra sufficiente a pagarsi un anno di attività nei tornei futures. Mentre i giocatori più forti hanno tante sponsorizzazioni e non devono preoccuparsi per l’attrezzatura, chi gioca i piccoli tornei incontra ovunque voci di spesa. Secondo Scollo, è in quei momenti che emerge la forza di un giocatore. “I soldi aiutano, ma non ho visto un solo tennista formato dal denaro”. Clayton lo sa bene, e per questo continua a lottare in giro per il mondo, anche se attualmente è numero 1154 ATP e viene da un 2013 sostanzialmente negativo, in cui ha vinto la miseria di sette partite e non è mai andato oltre il secondo turno.
 
Le difficoltà economiche incontrate da tanti giocatori sono un argomento sempre più dibattuto, e qualcuno sta provando a muoversi per rendere più equa la distribuzione dei montepremi. L’ATP ha aumentato il montepremi minimo dei tornei challenger, ma è la classica goccia nel mare. In Spagna è nato un movimento, denominato “Reimagina el Tenis”, il cui obiettivo è sensibilizzare l’ITF e favorire l’attività dei giocatori di secondo piano (che poi sono il 90% del totale). Ancora più recente l’iniziativa del sudafricano Keith-Patrick Crowley, che ha creato un gruppo su Facebook con lo scopo di sensibilizzare tanti giocatori di questo livello, raccogliere il maggior numero di firme e inviare una lettera all’ATP. Lo scopo è uno solo: consentire a tanti giocatori di costruirsi un’esistenza dignitosa, senza lussi ma anche senza miseria. Perché oggi, purtroppo, troppo tennis va in questa direzione.