FED CUP – Irina Khromacheva tra DJ Bazooka e le unghie dipinte con i colori della Russia, la Panova e i suoi sogni espressi ad alta voce. Tarpischev le ha scelte 15 minuti prima del sorteggio.
Il quartetto russo e capitan Tarpischev posano con la Fed Cup. Non ci credono, ma ci sperano. Anzi, lo sognano…(Foto Costantini – FIT)
Dall’inviato a Cagliari, Riccardo Bisti – 2 novembre 2013
Che carattere. “Se non pensassi di poter battere la Errani, non scenderei nemmeno in campo”. Irina Khromacheva ha appena 18 anni, ma la sua storia tennistica è iniziata nel lontano 1999, quando i genitori la portarono al Sokolniki Park di Mosca. Fino ad allora, si era dedicata al pattinaggio, ma era caduta, si era fatta male e aveva dovuto smettere. La sua carriera è partita così, per caso. Poi ha vissuto due momenti chiave: i sette anni al mitico Spartak Club, fucina di campioni e campionesse, e il trasferimento in Belgio, nella 6th Sense Academy di Justine Henin e del coach Carlos Rodriguez. E’ stata una folgorazione. La chiamarono per un provino di tre giorni, ma già dopo il primo Rodriguez le chiese di fermarsi. Neanche il tempo di accettare, che i rappresentanti di Adidas l’hanno messa sotto contratto. Appena 13enne, ha cambiato vita, si è messa sotto con il francese e l’inglese, e ha preso a vincere tornei a volontà. Curiosamente, il primo successo internazionale è arrivato proprio in Italia a Livorno. Il nostro paese le porta fortuna, giacchè nel 2011 si è imposta al Trofeo Bonfiglio. Sempre quell’anno, oltre alla finale di Wimbledon, ha colto le semifinali al Roland Garros junior. Risultati che confermano una frase che ripete spesso: “Non mi interessa la superficie, io gioco bene dappertutto”. Lo ha detto anche ai (pochi) giornalisti russi giunti fino a Cagliari, svelando alcuni retroscena sulla scelta di Shamil Tarpischev, che l’ha preferita ad Alisa Kleybanova come seconda singolarista. “L’abbiamo saputo 15-20 minuti prima del sorteggio. Per me è stata una gioia, nessun problema di pressione. I campi sono lenti, ma va bene. E mi sento pronta fisicamente, anche se dovessimo giocare tanti scambi prolungati”.
Tra le quattro russe, sembra la più entusiasta. Forse perché è la più giovane, o forse perché sente che i grandi palcoscenici fanno per lei. Sembra già spigliata in conferenza stampa, e si è dipinta quattro unghie delle dita con i colori della bandiera russa. Nulla sembra spaventarla, anche se il suo tennis non pare irresistibile. E’ mancina, tira un ottimo dritto incrociato ma pecca un po’ di potenza. Non potrebbe essere altrimenti per una ragazza di 18 anni, alta appena 167 centimetri. Cerca di compensare con i consigli di coach Wim Fissette (ex di Kim Clijsters) e la grinta, alimentata dalla passione per la musica pop. “Mi piacciono le canzoni veloci, quelle che danno energia. Non mi interessa la musica che fa addormentare. Io voglio caricarmi". Prima di scendere in campo, ascolta una canzone di un certo DJ Bazooka, nome che è tutto un programma. Oggi avrà tempo per ascoltarlo, visto che prima di scendere in campo dovrà aspettare la fine di Vinci-Panova. “Guarderò il primo set, il secondo forse no. Molto dipenderà dalla durata della partita”. Tarpischev l’ha scelta perché il campo pesante, a suo dire, avrebbe messo in crisi la Kleybanova. “Spero che le cose migliorino per domenica”. Detto che la Errani parte strafavorita, la Khromacheva ha alcuni vantaggi: in primis, non ha nulla da perdere. In secundis, conosce piuttosto bene il gioco della Errani, mentre non si può dire altrettanto per l’azzurra. “Magari mi documenterò su internet” ha detto Sarita. Nel pomeriggio di venerdì, mentre le russe si allenavano tra pioggia e sole, Corrado Barazzutti si è affacciato sul centrale del TC Cagliari (insieme a Francesco Piccari) per dare un’occhiata. In quel momento, le russe applicavano schemi da scuola pre-agonistica: in quattro sul campo, prima incrociati e poi lungolinea. Le due singolariste, dopo 5-6 palleggi, tentavano la palla corta. Chissà se è un caso o si tratta di un disegno tattico pensato per mettere in difficoltà le azzurre. Per la cronaca, i tentativi sono riusciti piuttosto male.
L’altra protagonista della prima giornata è Alexandra Panova, detta “Sasha”, pure lei esordiente in Fed Cup. Alta, bella, slanciata, sarà Miss Weekend. Ma questo le interessa meno: vuole vincere, e ci crede sul serio. Tanto da aver rivelato un curioso aneddoto: “Prima del sorteggio, ho espresso tre desideri: giocare per prima, vincere la mia partita e far vincere la Fed Cup alla Russia”. Il primo è stato esaudito (così si spiega il pugnetto scambiato con la Khromacheva subito dopo il sorteggio), ma per gli altri due ci vuole un notevole atto di fede. “So cosa aspettarmi dalla Vinci, abbiamo studiato un piano per batterla”. Difficile darle credito, anche perché mentre nel suo paese impazzavano le polemiche sui vari forfait, lei giocava due tornei ITF in Georgia, sul cemento. “Ma mi sono adattata rapidamente alla terra”. E comunque li ha vinti entrambi, prendendosi un carico di fiducia che può tornarle utile. In fondo, sul rosso ha ottenuto l'unica finale WTA in carriera, a Bogotà 2012, persa contro Lara Arruabarrena Vecino. Nonostante quel risultato, non è mai entrata tra le top-100. Un motivo ci sarà. Ma guai a sottovalutarla, anche perché una statistica negativa può essere ribaltata: in tutta la carriera, non ha mai battuto una giocatrice compresa tra le top-30. Il miglior successo lo ha colto a Strasburgo 2012, quando ha superato la numero 32 Mona Barthel. Un po’ poco per sperare nel miracolo, ma le cifre sono fatte per essere abbattute. Le russe si affidano anche a questo. Ci sarebbe altro, in realtà?
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