Non è semplice impressionare Martina Navratilova. Bisogna fare qualcosa di importante per attirare l'attenzione di chi, quarant'anni fa, ha lasciato la Cecoslovacchia per inseguire la libertà a stelle e strisce. Eppure, Johanna Konta è riuscita nell'impresa. Dopo il suo trionfo a Miami, Martina ha speso belle parole per la tennista con tre passaporti. Un po' ungherese, un po' australiana, “Jo” rappresenta orgogliosamente la Gran Bretagna, dando un po' di respiro ai media assuefatti dalla figura di Andy Murray. Esplosa negli ultimi due anni, oggi festeggia il best ranking al numero 7 WTA e può salire ancora. Oltre a raccogliere una vittoria dopo l'altra, la Konta ha messo ordine nella sua testa. Tutti i tennisti soffrono di cali di concentrazione, soprattutto quando sono sotto pressione, ma il nuovo approccio della Konta ha impressionato Martina, che dall'alto dei suoi 18 Slam e 332 settimane in vetta al ranking, sa cosa significa vivere certi momenti. Prima che Johanna affrontasse Serena Williams all'Australian Open, la Navratilova pensava che avrebbe potuto vincere. Non è andata così, ma non ha perso fiducia. Dopo la finale di Miami contro Caroline Wozniacki, ha insistito nel fare i complimenti alla ragazza di Eastbourne. “E' rimasta ben concentrata per tutto il torneo – ha detto Martina – poche giocatrici possono permettersi di battere così nettamente la Wozniacki: Serena Williams, Sharapova, Muguruza…”.
CALMA E FELICITA'
Con la Williams ormai tennista part-time, focalizzata soprattutto sugli Slam, i media britannici sognano addirittura una Konta al numero 1 del mondo. Il principio è semplice: se ce l'ha fatta Angelique Kerber, che alterna ottimi successi a rovinose sconfitte, perché non potrebbe riuscirci Johanna? Il merito del suo enorme salto di qualità è di uno psicologo dello sport di nome Juan Coto, che affiancava l'ex tecnico Esteban Carril. Hanno lavorato duramente per trasformare la confusione in calma. Coto è scomparso l'anno scorso e per lei è stato un duro colpo, ma ha saputo reagire nel migliore dei modi. Ha fatto tesoro dei suoi insegnamenti, peraltro semplici: restare concentrati su quello che si fa, senza farsi prendere dalle ansie del momento, dalle situazioni di un punteggio. Ma è stato importante anche il suo coach attuale, Wim Fissette. Chiamato a fine primo set, durante la finale di Miami, le ha semplicemente detto di essere felice. Lei ha annuito, ha sorriso e ha vinto anche il secondo set, peraltro chiudendo con uno splendido pallonetto. Il sogno di salire al numero 1 del mondo, in effetti, non è un'utopia. Nella "Race to Singapore" è seconda a meno 100 punti di distanza da Karolina Pliskova. Ma ci sarà tempo per pensarci. Intanto si gode i movimenti sul conto corrente: la ragazza che due anni fa non poteva neanche giocare le qualificazioni a Miami, dovendo ripiegare sui tornei da 25.000 dollari, adesso ne porta a casa 950.000, tutti per sé.
L'ATTENZIONE DEI MEDIA
Il primo pensiero è andato a chi le ha permesso di arrivare fino a qui: papà Gabor (gestore di un hotel) e mamma Gabriella (una dentista). “Vorrei comprare loro una casa – ha detto – è la mia priorità. Di sicuro una parte del prize money sarà per per questo”. Loro hanno guardato la partita in TV, ma Johanna li ha chiamati subito dopo il matchpoint. “Erano snervati. Sono andati a fare una passeggiata per scaricare la tensione”. E' difficile capire dove potrà arrivare, ma di certo non le mancano le ambizioni. “Io ho sempre sognato di diventare una campionessa Slam e la più forte di tutte. E' questa ambizione che rende così belle le vittorie e dolorose le sconfitte”. Adesso arriva il difficile, poiché i media le correranno dietro. Per lei, riservata e poco abituata al clamore, sarà tutto nuovo. Mentre Heather Watson (unica britannica a vincere titoli WTA negli ultimi 30 anni, oltre a lei) è una reginetta dei social network, Johanna tiene un profilo basso. Però qualcosa è cambiato: ad esempio, ha sostituito la sua berlina Peugeot con una Jaguar rossa, offerta dal suo sponsor. E poi ha comprato un appartamento a Londra, con vista sul Tamigi. Per questo, forse, è meglio che non torni subito a casa. In questi giorni sarà impegnata al WTA di Charleston, su terra verde. Johanna non ha mai brillato sulla terra, ma è convinta di poter fare bene anche lì. “Semplicemente ci ho giocato poco, perché prima non avevo la classifica necessaria per giocare i tornei più importanti”. Se davvero punta a diventare la più forte di tutte, vincere anche sul mattone tritato sarà un imperativo. Jo è pronta alla sfida.